di Bruno Alberti
Roma - Bella è bella, la 'Nuvola'. Virginia Raggi non fatica a convenire sul punto. Il fatto è, vista dalla sindaca M5S, che è anche "un'opera iniziata molto tempo fa, con costi spropositati". I cronisti accreditati per la cerimonia di inaugurazione seguono dalla sala stampa, perché non posso accedere all'auditorium, e il circuito chiuso non restituisce la letteralità delle osservazioni che salgono dalla platea ma il concetto è chiarissimo: la prima cittadina della Capitale viene sonoramente contestata.
Nel 2007 la posa della prima pietra
Capita una seconda volta quando, in risposta al primo episodio, Raggi tiene con pacatezza il punto e osserva che "quando si tratta di denaro pubblico, gli sprechi non potranno mai vederci d'accordo". Il terzo episodio in rapida successione arriva quando la sindaca rivendica il lavoro della sua amministrazione per riqualificare l'area, e qui sono di scena i fischi. Un paio, ma belli forti. Una contestazione tutto sommato contenuta quanto plateale e magari anche inattesa perché giunta, come si usa dire in occasioni del genere, da una platea selezionata che raccoglie diplomatici, politici, imprenditori. Un elemento che i 5 Stelle usano subito per offrire una chiave di lettura in linea con le puntualizzazioni della Raggi: "Ricevere fischi da parte di chi magari quello spreco lo ha difeso e generato è una medaglia al valore per il sindaco di Roma", dice infatti Luigi Gaetti, capogruppo M5S al Senato e vicepresidente dell'Antimafia.
"Virginia ha detto la verità", dice a caldo il presidente dell'Assemblea capitolina, Marcello De Vito, e la contestazione "non è stata un bello spettacolo". "Del resto - fa osservare ai cronisti anche l'altro esponente M5S - avete visto da chi era composta la platea...". A sentire parlare di sprechi è proprio l'archistar padre dell'opera, Massimiliano Fuksas (e la sua presenza oggi alla cerimonia, al fianco della moglie e co-firmataria del progetto, Doriana, non era proprio da considerarsi scontata) che non ci sta: "Parliamo di 275 milioni come base d'asta nel 207, cioè 10 anni fa. Oggi, a consuntivo, siamo a 238,9 milioni". E se il governo parla di 500 milioni, Fuksas taglia corto dicendo di non conoscere il sottosegretario all'Economia Paola De Micheli (sua la stima dei costi) per osservare, a corollario del tutto, che in Italia "non si parla d'altro che di costi, non di cultura o d'arte".
Fatto sta che, almeno, ma non è cosa da poco, Virginia Raggi incassa anche l'apertura di Matteo Renzi sull'auspicato, dal Campidoglio, Patto per Roma. "Ci vogliono progetti da incardinare in vista di un 'Patto per Roma' da sottoscrivere con il governo. Roma e il Paese lo meritano. E lo attendono", dice la sindaca che parla di una Roma che "può e deve ambire a tornare ad essere capitale mondiale della cultura, ruolo messo in discussione dopo anni di mala gestione che vogliamo far dimenticare". Il presidente del Consiglio, che le cederà l'onore del taglio del nastro, altro gesto di disgelo dopo il brutto tempo segnato a lungo sul barometro a cavallo del dossier Roma2024, le assicura subito che "il governo è assolutamente disponibile a lavorare per un Patto per Roma". (AGI)