di Nicola Graziani
Gerusalemme - Una nota articolata, riassumibile in cinque parole: "ha espresso le sue scuse". Incidente chiuso in poche ore e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella atterra questa sera a Gerusalemme senza che su questa visita cali la cappa di un'uscita più che diplomaticamente infelice. Quella con cui il viceministro per la cooperazione regionale israeliano, Ayoob Kara, aveva parlato di una punizione divina abbattutasi sull'Italia, sotto la forma del terremoto tra Marche ed Umbria, per l'essersi astenuta Roma quando all'Unesco si votava una discussa risoluzione sul retaggio ebraico di Gerusalemme. Concetto dal sapore vagamente veterotestamentario, affermazioni che avevano non poco sorpreso il governo italiano, il quale riteneva di aver già chiarito a sufficienza la questione dell'astensione attraverso i canali diplomatici e le dichiarazioni pubbliche del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
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DOPO LE SCUSE SI VOLTA PAGINA
Di nuovo contatti frenetici tra i due governi, nella ventina di ore che dividevano l'uscita di Raka dalla partenza di Mattarella, poi alla fine una dichiarazione ufficiale delle autorità israeliane, di piena soddisfazione per quelle italiane. "Condanniamo e ripudiamo quanto detto", ha fatto sapere il ministero degli esteri israeliano, "sono affermazioni disdicevoli e sarebbe stato meglio se non fossero state pronunciate. Il viceministro Kara ha espresso le sue scuse, sottoscritte da questo dicastero. Sono parole che non rispecchiano in alcun modo le profonde relazioni tra i due popoli" e tra i due paesi. A sottolineare l'urgenza di chiudere la faccenda, per diramare il comunicato non è nemmeno stata attesa la fine dello Shabbath, il riposo. Un segnale che è stato notato e raccolto a Roma, dove già nei giorni scorsi, prima che sorgesse anche questa complicazione, era sentito il rammarico per una visita offuscata dalle polemiche sull'Unesco. Ora la speranza è che si possa voltare pagina, e ribadire con la presenza di quattro giorni di Mattarella (che si recherà anche nei territori dell'Autorità Palestinese) un forte legame tra Italia e Israele. Magari dialettico, come è normale tra paesi amici, ma privo di retropensieri. Non a caso Mattarella si presenta ai colloqui con la controparte israeliana e palestinese chiedendo alle parti protagoniste del confronto "dialogo e responsabilità". Non un cedimento, ma nemmeno un arroccarsi su posizioni che, alla lunga, si rivelerebbero sterili e complicherebbero anche la ricerca di una soluzione di fronte alle due gradi crisi che sconvolgono il Medioriente, vale a dire la siriana e l'irachena. Centinaia di migliaia di morti, milioni di profughi, una pressione migratoria sull'Europa che rischia di mandare in pezzi la stessa Unione. Il Capo dello Stato solleverà la questione nei suoi incontro con l'omologo israeliano Reuven Livlin, lunedì, ed il premier Benjamin Netanyahu.
DA BETLEMME A GERICO, LE TAPPE DELLA VISITA
Ma il primo atto sarà, dopo la visita al Museo dell'Olocausto, l'omaggio alla tomba di Shimon Peres, autentico padre della patria scomparso recentemente. A Betlemme, per vedersi con il presidente palestinese Abu Mazen, Mattarella si recherà martedì. Con tutti gli interlocutori saggera' lo stato delle cose in una regione che si trova sospesa anche a causa del momento di transizione vissuto dagli Stati Uniti d'America, impegnati in una campagna elettorale a dir poco incerta e combattuta. L'Italia, tradizionalmente ispirata al concetto di equivicinanza, affida altrettanto tradizionalmente buona parte della sua presenza alla dimensione culturale. Non a caso Mattarella si recherà - e' la prima volta di un presidente italiano - a Gerico, la città piu' antica del mondo, per visitare i mosaici del Palazzo del Califfo Hisham: 32 pannelli di splendide opere musive pavimentali, restaurati e messi in sicurezza grazie all'apporto di ditte italiane. Ugualmente, il Presidente visitera' insieme al ministro dei beni culturali Dario Franceschini, a Tel Aviv, il Museo Eretz Yisrael. (AGI)