Roma - Minoranza del Pd all'attacco di Matteo Renzi dopo i risultati deludenti ai ballottaggi delle elezioni comunali. Gianni Cuperlo, leader della sinistra Dem assicura che "non mi appassionano i tempi del congresso e non chiedo le dimissioni di Renzi da segretario" ma punge il Nazareno sulle strategie di comunicazione ("vogliamo parlare del No Imu day?") e ironizza sugli spin doctor Usa osservando che "noi a sbagliare ci pensiamo da soli...".
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"Il doppio incarico" di Renzi premier e segretario del Pd "non funziona, non fa bene al partito e non lo aiuta", e' l'affondo di Roberto Speranza, altro esponente della minoranza Dem. "Dobbiamo cambiar rotta e riorganizzare il partito che e' sfilacciato e non appare piu' credibile nella sua missione", esorta.
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"Il segretario nazionale, come premier, sta facendo molte riforme importanti, credo si debba convincere che abbiano un problema di partito: il centrosinistra, il Pd in particolare, esiste, continuera' ad esistere bene se accompagnera' l'azione del governo un'azione dal basso", e' il messaggio che arriva dal sindaco di Bologna, Virginio Merola, riconfermato. "Abbiamo bisogno di radicare questo partito tra i ceti popolari, non dare l'idea di essere un partito fai da te o pigliatutto, ma un partito che parte dai problemi dei lavoratori e dei ceti piu' deboli", rincara. "Non chiedo le dimissioni di nessuno ma se si perde in modo cosi' smaccato... ti devi porre il problema".
A tutti replica dapprima Lorenzo Guerini: i risultati "non ci vedono soddisfatti", ma "non ci saranno conseguenze sul governo". Il vicesegretario Dem osserva che Pd e M5S "hanno vinto due grandi comuni a testa mentre il centrodestra e' ormai terza forza nel Paese. E' vero che noi vinciamo dove ci confrontiamo con i candidati del centrodestra e perdiamo contro quelli del Movimento 5 Stelle. In questo senso, e' possibile che gli elettori del centrodestra abbiamo votato i grillini al secondo turno" ma se al referendum gli italiani "non sceglieranno con le stesse categorie delle amministrative", le politiche "sono talmente lontane che mi sembra un discorso davvero prematuro".
Poi arriva l'analisi di Matteo Orfini. "Prima delle elezioni ho ricordato a tutti che entro ottobre avremmo dovuto convocare il congresso, perche' questo prevedono le nostre regole. E questo accadra'. Quella sara' la sede in cui faremo le scelte, ma e' ovvio che abbiamo bisogno di discutere, da subito", scrive su Facebook il presidente del Partito Democratico. "In questa campagna elettorale si e' cominciato a vedere un partito nuovo, aperto a esperienze civiche, che ha saputo rimettersi in gioco e in discussione", aggiunge. Quanto ai risultati di Roma, "credo che solo una cosa non si possa fare: discutere per finta. Abbiamo il dovere della sincerita'. Che significa riconoscere gli errori, ma anche ricostruire i fatti con precisione per evitare di sbagliare ancora. E vale per tutti, prima di tutto per me".
"Il problema oggi a Roma - prosegue Orfini - non e' tornare a prima del commissariamento, ora che il commissariamento sta per terminare. Prima del commissariamento c'era il Pd di mafia capitale. Che e' la ragione di fondo per cui siamo oggi a commentare una sconfitta". "C'era un partito respingente, c'era un'amministrazione inadeguata, c'erano assessori che infrangevano le regole, piu' o meno consapevolmente", aggiunge Orfini: "C'era il rapporto incestuoso con le municipalizzate, con gli interessi organizzati. Cose che in questi mesi abbiamo provato a spazzare via, pagando a volte un prezzo alto. Se qualcuno vuole tornare a quel modello di partito, lo dica chiaramente. Ma sappia che quel passato non tornero' mai. Perche' oggi siamo debilitati e convalescenti. Prima eravamo nel pieno della malattia". (AGI)