Sarajevo - Sergio Mattarella guarda in faccia i presidenti dei Paesi balcanici riuniti al summit di Sarajevo e scandisce: "Pensare che la soluzione del fenomeno migratorio consista nel deviare i flussi verso altri Paesi e, non nell'affrontare le sfide con lucidita', appare singolarmente ingenuo". Davanti a lui i presidenti di Slovenia, Serbia, Croazia e Macedonia, che in questi mesi hanno chiuso le loro frontiere ai profughi siriani.
Mentre dall'Italia e dal Mediterraneo meridionale rimbalzano le notizie di nuove stragi di migranti, a Roma si teme che l'interruzione della rotta balcanica aumenti in modo esponenziale il numero di disperati che si affida alla fragile sorte dei barconi per approdare alle coste del Sud Europa. E a Sarajevo il presidente della Repubblica partecipa al vertice di Brdo-Brioni, che riunisce i paesi dell'area balcanica, per discutere di migrazione, ma anche di terrorismo e adesione alla Ue.
Il tema dei migranti tocca soprattutto le sensibilita' italiane. Il Capo dello Stato sollecita l'intera Europa a mettere in campo "politiche unitarie e coerenti", e d'intesa con le altre nazioni anche "azioni coordinate a livello planetario". A suo avviso infatti, e come dicono tutti gli osservatori, "atteggiamenti solitari, o di chiusura e non coordinati non possono che rilevarsi effimeri e inefficaci".
Stessa critica avanzata anche dal presidente macedone Gjorge Ivanov, che durante il vertice ha lamentato di essere stato lasciato solo dall'Europa davanti a due milioni di profughi. La sua soluzione, pero', e' stata appunto quella di chiudere le frontiere e deviare i flussi, contribuendo a creare quel campo di Idomeni le cui immagini hanno fatto il giro del mondo.
Mattarella prova dunque ad indicare una linea di condotta, definendo in nuce anche alcune soluzioni. A cominciare da una ricetta che pare scontata ma che viene osteggiata nei fatti da diversi paesi europei: "servono politiche credibili in tema di attivazione di canali legali di migrazione e di rimpatri". E' la vexata quaestio delle quote, del diritto di asilo e dei rimpatri. Su cui da mesi a Bruxelles i governi fanno accordi di giorno per disfarli di notte. Altri due corni del fenomeno, indicati dal Capo dello Stato, sono "azioni coordinate a livello planetario nel campo della solidarieta' e dell'accoglienza per tutti i migranti che hanno diritto a una protezione internazionale" e "uno sforzo di miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi da cui i flussi originano".
Un appello, quello del Capo dello Stato, l'ennesimo, che chiama in causa anche le coscienze: "questi bambini, queste donne e questi uomini, fuggono da guerre, carestie, oppressione. Cercano, semplicemente, una vita migliore, come farebbe chiunque di noi nelle stesse condizioni" spiega. Un appello che sara' ripetuto sabato prossimo, quando il Presidente sara' in visita a Lampedusa.
Ma il discorso non si puo' fermare ai migranti, i Balcani sono teatro di altri problemi, che interrogano i rapporti tra Europa ed Asia. Il terrorismo e' il primo: "una minaccia che incombe su tutte le nostre societa' e che possiamo arginare solo attraverso una piu' efficace collaborazione" per "contrastare la diffusione di ogni forma di radicalismo e di estremismo violento". In una Sarajevo che era culla di convivenza e "Gerusalemme d'Europa", e che ora vede moschee-garage coltivare la dottrina del fondamentalismo e 200 foreign fighters in arrivo dalle prime batoste in Siria e Iraq, i leader balcanici si rimpallano le responsabilita'. Mostrando come ancora le frizioni delle guerre di vent'anni fa non siano sopite: il presidente serbo rinfaccia alla presidente croata di boicottare l'ingresso del suo paese nella Nato, ingresso che peraltro la Russia non vuole e su cui la stessa Serbia ha avuto politiche contrastanti. E a piu' riprese nel vertice i diversi presidenti, a turno, hanno invocato l'aiuto dell'Italia, corteggiata come paese mediatore ora dal presidente macedone con la Grecia, ora dalla Bosnia Erzegovina presso Bruxelles.
Davanti a Mattarella, ospite d'onore del vertice, tutti i leader hanno confermato che servono politiche comuni, sia sul fenomeno migratorio che contro il terrorismo. Ed hanno invocato maggiore aiuto dall'Europa. Musica per le orecchie del Capo dello Stato, che fin dal suo insediamento si e' speso in questo senso, visitando cinque paesi balcanici. Il Presidente ha confermato il "sostegno sincero e convinto" che da sempre l'Italia ha garantito al processo di piena integrazione dei Balcani nella Ue. Per Mattarella, infatti, "l'Unione Europea non puo' considerarsi definitivamente tale finche' in essa non saranno inclusi, a pieno titolo, tutti i Paesi che voi rappresentate. Dobbiamo colmare il ritardo della storia!". (AGI)