Roma - Nel giorno del lutto, il mondo 5 Stelle si chiude a riccio. Sono gli occhi di lacrime che sin dalla mattina tradiscono il vero sconvolgimento di numerosi parlamentari - come Alessandro Di Battista o Paola Taverna - per la morte di Gianroberto Casaleggio: colui che aveva fondato il Movimento 5 Stelle insieme a Beppe Grillo ma che più di Grillo - anima 'empatica' e comunicativa del Movimento - in questi anni ha determinato le scelte più politiche. Era lui il vero riferimento politico del Movimento, la guida. Adesso con la sua scomparsa e il 'passo di lato' annunciato mesi fa e di fatto messo in pratica da Grillo (che proprio in questo periodo è impegnato con il suo show comico nei teatri d'Italia), M5S si trova davanti a un bivio determinante per il suo futuro o addirittura per la sua stessa sopravvivenza.
Il 'testimone' passa ai 5 esponenti del Direttorio - Carlo Sibilia, Carla Ruocco, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Roberto Fico - anche se in realtà sono Di Battista, Di Maio e Fico i tre più 'forti' per la gestione del dopo. Dal momento che un mese fa il Direttorio aveva incontrato Casaleggio e aveva saputo delle sue condizioni di salute aggravate, è probabile che si sia ragionato anche sul come procedere. Ma in ogni caso, la scomparsa di Casaleggio è arrivata come una doccia fredda e l'impatto emotivo è così forte da lasciare tutti frastornati e in preda ad un certo smarrimento. La paura di alcuni pentastellati è che non si riesca a gestire il Movimento senza la leadership di Casaleggio: la parola 'leader' è sempre stata odiata e boicottata dai 5 Stelle ma di fatto è calzante per colui che era da sempre definito il 'gurù di M5S e che di fatto nelle decisioni più controversi diceva la parola definitiva. Rimane indubbiamente il figlio, Davide Casaleggio, socio della Casaleggio Associati e che comunque ha in quella sede un ruolo di primo piano. Ma tra i parlamentari pentastellati Davide, ancora più riservato del padre, non sembra godere, secondo i boatos, di molta simpatia. In un'ottica di anti-nepotismo che molti non vogliono adottare.
Il Movimento 5 Stelle, in ogni caso, si trova al bivio più importante della sua storia. E il rischio implosione, sul lungo periodo, esiste. Da una parte c'è la tanto osannata 'democrazia diretta', marchio di fabbrica di Gianroberto Casaleggio, e dall'altra una struttura più verticistica - con il Direttorio in primis - che però farebbe assomigliare il Movimento troppo ad un partito tradizionale. Cosa che non piace a molti. A complicare le cose c'è da mettere in conto anche il rischio di una 'guerra fratricidà: ormai da tempo è Luigi Di Maio il leader in pectore del Movimento (salvo poi non ricevere alcuna investitura ufficiale al raduno M5S di Imola). Ma nei mesi scorsi non erano mancate invidie e gelosie di altri pentastellati. Elemento da non sottovalutare. Ma per decidere come procedere e come riorganizzarsi, avendo come stella polare il rispetto dei "progetti e dei sogni di Gianroberto", i 5 Stelle prendono tempo: oggi è il tempo del dolore e del silenzio e quasi tutti sono diretti a Milano (alcuni sono già lì come Di Maio e Fico insieme naturalmente a Grillo che ha annullato lo show di Napoli) e l'analisi della nuova fase da gestire è rinviata. Sicuramente all'indomani del funerale, che si terrà giovedì mattina. Ma a fare analisi e controanalisi, intanto, ci pensano tutti quegli ex 5 Stelle che conoscono bene il mondo pentastellato e che poi, spesso in polemica, hanno abbandonato M5S o ne sono stati espulsi. Come il senatore Bartolomeo Pepe, ex 5 Stelle ora nel gruppo Gal, che su Facebook ha sottolineato: "Tutte le responsabilità ora cadranno sul Direttorio, oneri ed onori, e in particolare su Di Maio, Di Battista e Fico. La loro autorevolezza finora è arrivata esclusivamente da Casaleggio, ora hanno una responsabilità enorme e la possibilità di prendersi quello che avevano solo osato sperare. Mala tempora" però ha chiosato. Walter Rizzetto, anche lui deputato ex M5S e ora in Fdi, conversando in Transatlantico a Montecitorio ha analizzato così la nuova fase che attende i 5 Stelle. "Nel breve periodo - è la sua previsione - tutto questo potrebbe favorire M5S, già alle prossime amministrative. Come accadde al Pci quando morì Berlinguer, allora il partito comunista superò il 33% dei consensi... Ma sul lungo periodo sarà difficile... dovranno trovare il modo per gestire il dopo Casaleggio, non sarà facile". (AGI)