Roma - Salvare i migranti è un "dovere morale", ma solo combattendo insieme fame e povertà si evitano guerre e drammatiche migrazioni. Sergio Mattarella interviene al XXXIX Consiglio dei Governatori dell'Ifad dedicato al tema "Investimenti inclusivi: popolazioni rurali, stato e settore privato nell'Agenda post-2015" e chiama tutte le società sviluppate e democratiche a una riflessione più ampia delle singole emergenze. L'eliminazione in 15 anni di povertà estrema e fame, la cosiddetta Agenda 2030, ha "una portata politica, economica e, soprattutto, di civilta'". E cioè "la posta in gioco è altissima: fame e povertà si pongono insidiosamente all'origine di conflitti, instabilita', emergenze e vere e proprie catastrofi umanitarie. Esse sono anzi, molto spesso, il primo anello di questa catena e quello che, per primo, occorre spezzare". E l'unico modo per affrontare questi problemi globali è mettere in campo "soluzioni condivise".
Il Capo dello Stato dedica quindi un lungo capitolo del suo intervento alla crisi dei migranti, causa ed effetto di aggravate condizioni di malnutrizione. Ma anche banco di prova per una rinnovata solidarietà lungimirante per le societa' che vogliano definirsi avanzate. "Le angosciose vicende di questo periodo, di cui l'esodo di decine di migliaia di siriani verso la Turchia e l'Europa è solo l'ultima, drammatica testimonianza, - nota Mattarella - confermano l'urgenza di sforzi comuni per rimuovere alla radice le cause di un fenomeno epocale che coinvolge milioni di persone". Il Presidente della Repubblica invita con forza la Ue a farsene carico e rivendica con orgoglio il ruolo dell'Italia: "le nostre coscienze ne sono davvero scosse e ci chiamano a un rinnovato sforzo di solidarieta'. Salvare vite umane e tendere la mano a quanti fuggono dalla guerra o dalla miseria e' un dovere morale, e' un dovere di qualunque societa' che intenda definirsi libera, democratica e autenticamente rispettosa dei diritti umani. E' un impegno che l'Italia orgogliosamente onora e rispetta ogni giorno".
Ma salvare le vite non basta, "gli interventi umanitari, da soli, non sono sufficienti". "Le tragedie che ho appena ricordato impongono, al livello europeo, l'esigenza e l'urgenza di una politica unitaria, coordinata ed efficace". Bisogna governare in modo intelligente il fenomeno migratorio e insieme "agire sull'immediata e parallela azione di supporto a uno sviluppo sostenibile, equo ed inclusivo, per offrire la speranza di un futuro migliore a intere popolazioni e, di conseguenza, all'intero pianeta". Certo, "l'Unione Europea, e l'Italia in prima linea, fara' la sua parte. Ma e' essenziale il ruolo delle leadership dei Paesi in via di sviluppo". Serve una governance a livello locale ala tradizionale assistenza allo sviluppo deve subentrare "il concetto di un partenariato con le comunita' destinatarie degli aiuti". Proprio in questo contesto l'agricoltura riveste un ruolo fondamentale: "consente di conseguire i mezzi per nutrire i nuclei familiari; sostenere le forme di organizzazione sociale esistenti; preservare le terre e la biodiversita'; combattere contro i cambiamenti climatici; creare occupazione e prosperita'; contribuire a societa' stabili e giuste; sradicare, infine, le cause profonde che spingono sempre piu' persone a emigrare". Il sostegno all'agricoltura, infatti, deve e puo' andare di pari passo con "appropriate misure di protezione sociale" che tuteli i piccoli agricoltori e le loro famiglie e valorizzi il ruolo fondamentale delle donne. In questo impegno devono essere coinvolti tutti: il coordinamento dell'Onu e in particolare del polo romano delle Nazioni unite, i governi dei paesi sviluppati come quelli dei paesi che ricevono gli aiuti, ma anche i privati, il terzo settore e la cooperazione. E in questo campo l'Italia puo' dare un contributo importante, avendo sperimentato da decenni un modello di cooperazione e di piccoli agricoltori che operano traducendo standard tradizionali in standard di eccellenza, come ha dimostrato Expo2015, vetrina dello sviluppo sostenibile e della sicurezza alimentare. Insomma, "la catena della fame, della poverta' e della fuga dalle privazioni, e' forte, ma puo' e deve essere spezzata". E Mattarella si dice certo che questo sia "il compito storico di questo mondo, di questi anni, a vantaggio delle generazioni future, e soprattutto, della "Generazione Fame Zero" che sta per nascere e le cui speranze e attese non possiamo deludere". (AGI)