Berlino - (Dall'inviata Francesca Venturi) - Unità di intenti sul tema dell'immigrazione, posizioni diverse su altri temi, ma fra Roma e Berlino "i punti che abbiamo in comune sono più di quelli che ci dividono" secondo il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Il colloquio fra i due leader, "amichevole", come lo ha definito la cancelliera Angela Merkel, è servito a ribadire il comune sentire dell'appartenenza all'Unione europea, anche se non sono mancate, da parte del premier italiano, le critiche al presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, popolare eletto in seguito a un accordo con gli avversari socialisti che prevedeva l'apertura sulla flessibilità.
"Io non ho cambiato idea, e penso che neanche Juncker lo abbia fatto", ha detto Renzi durante la conferenza stampa alla cancelleria federale, mentre Merkel ha preso le distanze dalla disputa, sottolineando che tutte le valutazioni sul tema della flessibilità "spettano alla Commissione".
A sottolineare l'impronta europea della visita berlinese di Renzi, è stata notata la presenza nella delegazione del viceministro allo sviluppo economico e prossimo rappresentante permanente presso l'Ue, Carlo Calenda.
Renzi non ha comunque risparmiato una frecciatina sulle recenti polemiche che l'hanno opposto a Bruxelles: "aspettiamo risposte sulle modalità dei contributi per il fondo alla Turchia - ha sottolineato - In Commissione europea sono sempre molto impegnati, ma trovano sempre le occasioni di fare conferenze stampa con i giornalisti, quindi troveranno il tempo anche per questo".
Del resto l'Italia, in prima linea sulle questioni migratorie da prima che diventassero un'emergenza europea, come la stessa Merkel ha riconosciuto, è "pronta a fare la sua parte" anche sul fondo per la Turchia, ha sottolineato Renzi.
Ma se sulla necessità di una politica comune dell'immigrazione, e di spingere su ricollocamenti e rimpatri, Renzi si è detto "totalmente d'accordo con Angela", perchè "se perdiamo Schengen perdiamo l'Europa", su altri punti le divergenze ci sono, anche a causa dell'appartenenza a diverse "famiglie politiche", ha constatato il premier.
"Quello che deve essere chiaro, e lo dico in particolare all'opinione pubblica tedesca, è che l'Italia nell'ultimo anno ha messo mano a riforme che attendevano da 20 anni: non è stato facile fare la riforma del mercato del lavoro in un anno".
La stessa Merkel ha riconosciuto a Renzi "un'ambiziosa agenda di riforme" e ha in particolare lodato proprio il jobs act. "Nessuno ha dubbi sul fatto che in Italia il debito deve scendere, ma non è per fare un piacere ad Angela: è per fare un piacere ai miei figli e ai miei nipoti. Il calo del debito è un impegno con gli italiani, non una richiesta europea".
Ma, ha aggiunto, anche se "non si può tornare alle politiche allegre di bilancio, per me le politiche di austerità da sole non aiutano l'Europa: e non so se su questo la pensiamo proprio allo stesso modo", ha sottolineato rivolgendosi alla cancelliera. "è normale: Germania a destra, Italia a sinistra", si è poi congedato parlando in inglese con i fotografi riferendosi alle rispettive posizioni durante la conferenza stampa. (AGI)
(29 gennaio 2016)