Nature ritorna a bacchettare l'Italia, puntando il dito sui programmi elettorali. Raccogliendo i timori dei nostri ricercatori, la prestigiosa rivista scientifica scrive che, indipendentemente dall'esito del voto del 4 marzo, il nostro paese continuerà a tagliare le risorse e a dimostrare, in generale, uno scarso interesse per la scienza. Gli argomenti che starebbero dominando la scena sono l'immigrazione o l'euro. Ma niente scienza, a parte la questione dell'obbligatorietà dei vaccini. "La scienza ha avuto poca visibilità nelle campagne elettorali, anche se gli economisti avvertono che il sistema della ricerca in Italia è in uno stato precario", scrive Nature.
"Sull'orlo del collasso"
"Siamo sull'orlo del collasso", ha dichiarato alla rivista Mario Pianta, economista dell'Università di Roma Tre, che lavora alle statistiche dell'Italia su ricerca e sviluppo per la Commissione europea. Nature riconosce l'eccellenza scientifica italiana, citando settori quali la fisica delle particelle e la biomedicina. "Ma, a differenza di altri paesi europei, negli ultimi decenni non è riuscita a modernizzare il suo sistema scientifico", scrive. I nostri scienziati avrebbero denunciato l'estrema complessità delle pratiche per le assunzione accademiche e la burocrazia paralizzante: "Le organizzazioni di ricerca hanno avuto scarso potere politico e non sono state in grado di arginare la crescente influenza di coloro che hanno demonizzato le vaccinazioni e promosso cure dei ciarlatani".
L'impatto della crisi sulla ricerca
Citando Raffaella Rumiati, vicepresidente dell'agenzia nazionale di valutazione della ricerca italiana (Anvur), Nature scrive che il divario di risultati scientifici e investimenti tra il Nord "ricco" e il Sud "povero" si sta allargando, contribuendo ad alimentare la politica regionalista e populista. Nature riconosce che il governo guidato da Paolo Gentiloni ha introdotto alcune iniziative a favore della ricerca, tra cui il lancio di un centro di ricerca da 1,5 miliardi di dollari a Milano, lo Human Technopole. E riconosce che il Partito Democratico ha nel suo manifesto alcune politiche legate alla scienza che promettono più risorse, maggiori posizioni nel settore ricerca. Ma Pianta ha riferito che servono ulteriori fondi per supportare altre riforme del sistema di ricerca. "Ma dalla crisi economica del 2008 - ha scritto Nature - la già bassa spesa in R & S dell'Italia è diminuita del 20 per cento in termini reali, ben 1,2 miliardi di euro. Nel 2016 ammontava a 8,7 miliardi di euro. Il budget delle università si è ridotto di circa un quinto - a 7 miliardi di euro - così come il numero di professori a livello nazionale".
Il paradosso delle pubblicazioni
Il finanziamento per gli istituti di ricerca pubblici non è superiore a quello del 2008, con un calo del 9 per cento in termini reali. E l'attuale situazione economica italiana non fa sperare in meglio. "Peggio ancora, nel 2008 hanno lasciato il paese più scienziati di quanto ne siano entrati, secondo le statistiche dell'OCSE". Ha confermato Pianta: "C'è anche una perdita netta di scienziati". "Paradossalmente, la scienza sta andando bene nel complesso", osserva Nature. Dal 2005, gli articoli scientifici italiani sono tra i piu' citati al mondo. Il nostro Paese, secondo la rivista, produce più pubblicazioni per unità di spesa per ricerca e sviluppo rispetto a qualsiasi altro paese dell'Unione europea ad eccezione del Regno Unito. "Il paradosso felice non può resistere ancora", ha affermato Pianta. "Stiamo andando verso la mediocrita'", ha aggiunto.
"Chiunque vinca, non cambierà molto"
Nature sottolinea il timore dei ricercatori italiani qualora vincesse il Movimento 5 Stelle. Nonostante il programma dei partito includa una revisione del sistema di valutazione, un aumento del finanziamento della ricerca e l'istituzione di un'agenzia dedicata alla distribuzione dei fondi, la maggior parte dei ricercatori guarda con allarme a questo scenario. "Alcuni dei suoi membri hanno sostenuto campagne anti-scientifiche, tra cui quella contro la vaccinazione", ha scritto Nature. È improbabile che il Movimento 5 stelle partecipi a qualsiasi coalizione di governo, dice Nature. Quindi il governo più probabile che emergerà, secondo la rivista, sarà un mix di partiti di centrodestra guidati da Forza Italia di Silvio Berlusconi, inclusa la Lega. Questo gruppo ha parlato poco di scienza. Anche nel caso di una coalizione più ampia con il Partito Democratico, le cose per la scienza non cambierebbero molto. Per i nostri scienziati qualunque governo guiderà il paese è improbabile che si verifichi un cambiamento della cultura scientifica.