La candidatura di Marco Minniti non arriva, "al momento". L'ex responsabile del Viminale dovrebbe sciogliere la sua riserva dopo il Forum del Partito Democratico in programma sabato e domenica prossimi a Milano. Questo, almeno, stando a quanto riferiscono fonti del partito vicine all'ex segretario. La posizione tenuta da Matteo Renzi rimane, sulla carta, quella del 'niente convocazione, niente candidato' e tuttavia le avanguardie renziane sono in azione ormai da settimane per arrivare a dama con la discesa in campo dell'ex ministro. Nel frattempo, Renzi ha messo in moto una macchina che sembra andare a pieni giri.
la nuova formula della Leopolda
La Leopolda che nelle parole del padrone di casa non avrebbe dovuto occuparsi di partito e congresso, offre segnali di riorganizzazione del fronte. Intanto nell'opera di 'reclutamento' all'interno di quella parte di società civile dalla quale Renzi ha deciso di ripartire: sindaci, certo, ma soprattutto intellettuali, giornalisti e persone legate a vario titolo al mondo della cultura e dello spettacolo.
Lo strumento che l'ex leader Pd sceglie per presentare questi 'sponsor' è un talk show in stile David Letterman o, per rimanere dentro i confini nazionali, in stile Fabio Fazio. Sul palco della Leopolda compare una scrivania con tanto di tazza 'mug' contenente le penne arancioni distribuite all'ingresso della stazione Leopolda assieme agli altri gadget. A destra una poltrona che sembra aver conosciuto tempi migliori. Su questa si alternano, di volta in volta, i vari ospiti, a partire dall'immunologo Roberto Burioni, campione renziano nella guerra alle fake news sui vaccini.
Poi la sorpresa: Paolo Bonolis. Lo showman inizia punzecchiando Matteo Renzi: porta in dono un poncho degli Intillimani, gruppo musicale peruviano ospite fisso alle feste dell'Unità negli anni Settanta e Ottanta. "Almeno avrai qualcosa di sinistra", spiega Bonolis. Dal 'padre' di Bim Bum Bam non arriva un sostegno esplicito. Con Renzi ci si limita a prendere un po' in giro il governo in carica, battendo sul tema dei migranti e l'utilizzo che ne fa Salvini: il gioco è 'scegli un tema e io incolpo i migranti'. Segue Federica Angeli: la cronista minacciata dai clan ad Ostia e che, può dire, "oggi gli Spada e i Fasciani sono scomparsi. Morti".
Poco dopo spara sull'area non renziana del Partito democratico: "Quando Orfini ed Esposito", rispettivamente commissari del Pd a Roma e nel municipio del lungomare, "venivano ad Ostia li sentivo dire che il Pd deve stare tra la gente. Dietro di loro, però, c'era chi diceva: 'ecco la rottamazione renziana'. Hanno paura perché sono attaccati alle poltroncine". Parole che, sommate alla sempre più frequenza della presenza di Angeli alle iniziative di partito, farebbero pensare a una prossima discesa in campo al fianco all'ex leader.
Lo spettro del voto anticipato
Più diretto, invece, il dialogo con un'altra giornalista, Rula Jebreal. Renzi le chiede direttamente se si senta pronta a impegnarsi in politica e la scrittrice di orgine palestinese, con cittadinanza israeliana e naturalizzata italiana risponde subito: "In questo momento sento il dovere morale di dare qualcosa indietro a questo Paese che mi ha dato tanto". E allora, conclude Renzi, "Cara Rula, siccome tra qualche mese si vota, non finisce qua...".
Il riferimento è alle elezioni europee, sempre che non si arrivi a un clamoroso election day con politiche anticipate. Una prospettiva che i renziani non si augurano. Non ancora, almeno: troppo delicato il momento per il Paese oltre che per il Pd. Ma la prospettiva è quella di mettere in campo tutta la forza di cui l'ex leader è capace. Di nuovo partito si parla solo in platea, fra le 4.000 persone arrivate ad assistere alla tre giorni di lavori. Per Renzi e i renziani, invece, l'ipotesi non è da prendere in considerazione.
E i comitati civici varati oggi? Servono più a ricreare un rapporto con il territorio e in vista delle elezioni regionali e comunali, è la spiegazione che viene data in ambienti parlamentari vicini all'ex presidente del Consiglio.
E, mentre in platea ci si fregano le mani per quello che sembra essere l'inizio di un congresso renziano, arriva Marco Minniti, l'ospite più atteso della kermesse renziana, ancora incerto se raccogliere l'invito a candidarsi contro Nicola Zingaretti al congresso Pd. "Al momento no", è la risposta laconica che l'ex ministro offre ai giornalisti che si accalcano sotto il palco, prima che si alzi e prenda la via del retro palco. Dove, ad attenderlo, c'è lo stesso Renzi. I due si chiudono in una stanza a parte rispetto ad esponenti come Boschi, Carrai, Rosato e Bonafé. Un colloquio di un'ora scarsa. Poi, così come arrivato, Minniti prende la strada di casa, sempre lontano dalle telecamere.