Aggiornato alle ore 23,30 del 25 dicembre 2019.
Avrebbe voluto dimettersi il 23, subito dopo l'ok della Camera alla manovra. Poi Lorenzo Fioramonti si è preso qualche altro giorno, ma tra stasera - si apprende da fonti di Palazzo Chigi - ha ufficializzato il passo indietro da ministro dell'Istruzione. L'esponente pentastellato ha già consegnato al premier Conte la lettera di dimissioni. Alla ripresa dei lavori parlamentari alla Camera dovrebbe essere poi ufficializzata anche la decisione di una decina di deputati M5s di lasciare il gruppo per iscriversi nel Misto, senza però far mancare il sostegno all'esecutivo Conte.
"Sulla scuola abbiamo fatto passi avanti importanti. Alcuni proprio in queste ore e ci stiamo muovendo nella direzione giusta. E alla fine vedremo se saranno sufficienti", aveva detto il ministro in merito sullo stanziamento previsto nella manovra in tema di istruzione. Era il 12 dicembre e la discussione sulla legge di bilancio stava entrando nel vivo. A Trieste, a margine del vertice dei ministri della ricerca, Fioramonti aveva ricordato che "la scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza" ma rappresentano "la linea di galleggiamento".
Tredici giorni dopo quella affermazione, e 48 ore dopo la definitiva approvazione della legge di Bilancio con voto di fiducia, Fioramonti avrebbe tirato le sue conclusioni. Il ministro Cinquestelle avrebbe deciso così di mantenere la parola data e di fare un passo indietro. Era stato il leader della Lega Matteo Salvini a sfidarlo alla vigilia di Natale: "Speriamo che almeno uno mantenga la parola. Aveva detto che se non ci sarebbero stati tre miliardi di investimento si sarebbe dimesso. Ministro Fioramonti, dimettiti e togli il disturbo".