Parafrasando il titolo di un vecchio film del 1967 del regista Marco Bellocchio, oggi la Cina è decisamente non solo “vicina”, ma più vicina. All’Italia, di certo. Però più distante dall’Europa che per questa visita romana continua a storcere il naso. E a mostrare diffidenza. Eppure con uno sguardo a volo d’uccello sulle prime pagine di oggi, il giudizio appare unanime: è il presidente Mattarella, la Grande Muraglia, l’argine, contro l’invasione o la deriva commerciale verso il Paese del Dragone. Ovvero, l’uomo che ha riequilibrato i rapporti di forza di una visita ufficiale che dall’imbarazzo iniziale sulla gestione debole del governo gialloverde poteva farsi persino imbarazzante.
“Ci ha pensato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a mettere nella giusta cornice e a instradare sul percorso corretto l’accordo sulla ‘Belt and Road Initiative’ che sarà firmato tra Italia e Cina”, sottolinea il Corriere della Sera in un commento del vicedirettore Daniele Manca dal titolo inequivocabile “L’importanza di fare squadra con gli alleati” (leggasi l’Europa).
Sergio Mattarella e Xi Jinping al Quirinale (Afp)
Così “La Via della Seta e dell’Inferno”, questo il titolo del commento di “prima” di Repubblica firmato da Massimo Giannini, si trasforma anche in uno “chapeau a Mattarella che da Xi pretende il rispetto dei diritti umani”, riconoscendo al capo dello Stato la capacità di non aver arretrato “di un millimetro di fronte all’avanzata impetuosa del Dragone”. Mattarella, pertanto, “non si presenta sull’attenti e col cappelluccio in mano al cospetto del ‘Signor Xi’. E pretende che quella Via sia davvero ‘a doppio senso’. Il capo dello Stato fissa così due paletti nei rapporti tra Italia e Cina. Il primo è la fedeltà ai valori dell’Occidente: vuol dire rispetto dei diritti umani (tabù nella Repubblica Popolare, come ha testimoniato la “mente prigioniera” di Liu Xiaobo) e riconoscimento dei diritti sociali (interdetti dal capital-comunismo, come dimostrano il dumping salariale, il lavoro minorile, la condizione femminile)”.
Poi ce n’è un secondo, che ruota intorno alla “reciprocità nelle relazioni finanziarie e commerciali: vuol dire mutua libertà di accesso ai mercati, ma anche mutua osservanza dei limiti nei settori strategici che garantiscono la sicurezza nazionale”.
(foto Agi)
Tanto che Il Foglio titola “I corazzieri di Xi Jinping” e scrive “meno male che il Quirinale c’è”, a fronte di accordi economici per tutti da 7 miliardi su tecnologia, turismo ed energia, che però per il Corriere della Sera diventano più realisticamente “non meno di 5” sulla base di 29 accordi commerciali.
Ma se la Via della Seta è lastricata di buone intenzioni sul percorso ci sono anche una serie di grossi problemi: “Pechino ha un piano per influenzare la cultura e la politica e neutralizzare le critiche” scrive Christopher Walker ancora su Il Foglio). Perché come sottolinea il quotidiano di via Solferino “si tratterà bene di capire che cosa andremo a sottoscrivere con un Paese che in questi anni ha raggiunto un prodotto interno lordo che è quasi dieci volte quello italiano. E che ha una capacità di condizionamento rilevante”.
Così “l’opportunità rappresentata da un mercato che da potenziale si è trasformato in reale rappresentato dal miliardo e quattrocento milioni di cinesi resta enorme. Ma non va dimenticato che attualmente l’Italia importa per una cifra doppia rispetto a quello che esporta in Cina. Il deficit nel 2017 è stato di 14,9 miliardi”. Insomma, l’Italia arriva alla firma del Memorandum (come lo racconta il Sole 24 Ore) prevista per oggi “nelle condizioni peggiori. Dovrebbe affrontarlo con un chiaro disegno geo-politico: ritagliarsi un ruolo tra le due sponde del Mediterraneo, ampliando la collaborazione con la Cina ma rispettando i legami strategici con l’Europa e l’America. Operazione complessa, ma non impossibile. A condizione che a gestirla sia un governo solido e coeso in politica estera, consapevole della sua missione nello scacchiere atlantico e convinto del suo posto nel mondo” come chiosa ancora Repubblica.
Già, l’Europa. È questo il vero nodo e al tempo stesso anche risvolto della visita di Xi in Italia. Il Vecchio continente da Bruxelles striglia Roma e continua a ricordarle che la Cina è “rivale sistemico” come titola il Corriere a pagina 4, mentre in quella successiva racconta l’incontro tra Macron, Merkel e Conte che di questo “ne parlano a cena, poi nel dopo cena, sino alle due di notte, una birra in mano in un angolino del bar dell’Hotel Amigo dove dormono tutti e tre. Poi, ne riparlano di mattina, Conte e Macron da soli, in una saletta dell’albergo, poi con gli altri colleghi in sessione ufficiale nel Consiglio europeo, che mette nero su bianco l’esigenza che la Ue si protegga dalla Cina”. “Stai sbagliando” avverte Conte il Presidente francese.
Tanto che Il Fatto Quotidiano titola così l’apertura della prima pagina di oggi mettendo un po’ il dito nelle contraddizioni tra i governi dei due paesi: “Cina e Tav, Macron fa il furbo”, che sull’alta velocità tenta di convincere il collega italiano che sulla costruzione della tratta ferroviaria Lione-Torino taglia corto: “Non ho tempo da perdere”.