Matteo Renzi dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo si è dimesso da segretario del Partito democratico. Uscendo di scena in questa stagione politica, ha detto che lascia ma che il suo partito dirà no “a inciuci e a caminetti”.
Ma cosa sono i caminetti? Non ci sono molti testi che raccontano la pratica politica dei caminetti. Dà l’idea di un ambiente intimo, per pochi eletti, che davanti al calore di un focolare discutono, si confrontano, decidono.
Nella vita politica per caminetto si intende una riunione tra gli esponenti principali di un partito che si incontrano informalmente per affrontare un problema molto importante. Generalmente sono incontri che avvengono per evitare l’esplosione di un grosso problema, o di un grosso conflitto. Di quelli che potrebbero causare la ‘rovina comune’ dei contendenti. Per affrontarli si sceglievano incontri quanto più possibile tranquilli, per confrontarsi e trovare soluzioni non traumatiche.
Difficile anche capire quando è stato usato per la prima volta questo termine in politica. Franklin Delano Roosevelt fu l’inventore dei discorsi del caminetto, ma il senso era molto diverso: si trattava dei suoi discorsi in radio in cui raccontava direttamente al popolo americano la sua visione politica, le sue idee.
In Italia la storia è più recente, ma non troppo. Il giornalista e scrittore Alberto Leiss racconta: “Ho ascoltato per la prima volta questo termine (caminetto, ndr) ai tempi della svolta del Pci: quando la contesa sul cambio del nome del partito stava precipitando nella conta dei Sì e dei No c’erano stati tentativi di comporre un accordo unitario. E tentativi simili si ripeterono in seguito col proposito di evitare – anche allora – la scissione. Si potrebbe pensare a iniziative positive, o quantomeno animate da buone intenzioni”.
Anche in questo caso l’accezione sembra positiva. Ma il termine caminetto diventò subito un sinonimo di qualcosa da aborrire, una pratica per tramare alle spalle del popolo dei militanti favorendo pratiche centralistiche di vecchi comunisti. Continua Leiss in questo articolo: “Il nuovo avanzante reclamava confronti e battaglie trasparenti, più democratiche, forse anche più virili. Bisognerebbe riflettere sul fatto che queste riunioni riguardano quasi esclusivamente maschi, probabilmente bisognosi di salotti appartati per sopire gli spiriti pugnaci e indursi a deporre le maschere obbligatorie sulla scena pubblica”.
Non è la prima volta che Renzi usa la metafora dei caminetti. Lo aveva già fatto nel 2016, "Non credo ai caminetti: apriamo le finestre, spalanchiamole, altro che caminetti", aveva detto.
In un Partito democratico scosso, ai minimi storici, e percorso da idee molto diverse rimane il commento di Leiss, che si chiede infine: “Resta che trovo ipocrita esecrare le correnti da parte di uno che ha la sua corrente (o, peggio, il suo gruppo informale di amiche e amici fidati), e incauto disertare i caminetti nei quali, rilassandosi un poco, sorseggiando un brandy, e persino una coca cola, si potrebbe almeno provare ad ascoltare le ragioni degli altri”.