Domenica sera, dopo il fallimento di portare Conte a Palazzo Chigi con Savona all'Economia, i leader di Movimento 5 stelle e Fratelli d'Italia hanno detto che avrebbero chiesto al Parlamento di mettere sotto accusa per tradimento il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, opzione consentita dall'articolo 90 della costituzione e che in molti evocano con il nome inglese di "impeachment". Si tratterebbe della "via parlamentare" per porre fine alla crisi istituzionale invocata da Luigi Di Maio, che in serata ha chiesto l'appoggio della Lega, che però non manca di trovare qualche perplessità.
"Ma è una cosa che non sta nè in cielo nè in terra...". Cesare Pinelli, ordinario di Diritto Costituzionale alla Sapienza, trasecola davanti alle minacce di messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica evocata oggi da FdI e M5s. Una procedura prevista per i reati di alto tradimento e di attentato alla Costituzione, attivata dal Parlamento e sottoposta al giudizio della Corte Costituzionale in una composizione integrata di 16 giudici eletti dal Parlamento che si aggiungono ai 15 ordinari.
"Ma il punto - tiene a sottolineare il costituzionalista - è che ci vuole, come presupposto, un fumus di questi reati, mentre qui siamo all'esatto contrario". "Il Presidente della Repubblica - scandisce Pinelli - ha esercitato scrupolosamente le prerogative previste dalla Costituzione, in particolare dall'articolo 92 per quanto attiene alla nomina del presidente del Consiglio e, su sua proposta, dei ministri. Queste prerogative si estendono a tutti i ministri e quindi se c'è un pericolo per il Paese, come - segnala - c'è da quattro o cinque giorni a questa parte un problema di ordine finanziario per le reazioni dei mercati, il Presidente si attiene agli interessi della Repubblica e li difende".
Fuori di metafora, rileva ancora, "con la nomina di Savona lo spread sarebbe schizzato a 400 e discutiamo di messa in stato d'accusa? Ci sara' anche una maggioranza - osserva ancora Pinelli - ma una maggioranza non puo' portare il Paese al suicidio. Sull'operato di Mattarella - considera dunque - non c'è la minima ombra e trovo, francamente, sconcertante l'ipotesi ventilata in queste ore a fronte di quella che - ribadisce - non è altro se non la piena applicazione del mandato costituzionale. Perchè la scelta dei ministri è si' in accordo con il presidente del Consiglio ma quest'ultimo non puo' imporli al Capo dello Stato".