Sergio Mattarella è giunto alla metà del suo mandato, un traguardo che spesso porta con sé bilanci, nuovi obiettivi e che, tradizionalmente, segna per tutti i presidenti uno spartiacque tra la prima fase di ambientamento con il nuovo ruolo e una seconda fase più spigliata e matura.
Un po’ per indole un po’ per scelta, anche l’attuale inquilino del Quirinale si è ritagliato finora un profilo non interventista e poco mediatico, perlomeno in apparenza, autodefinendosi “arbitro” tanto più silente quanto più i giocatori sanno essere leali nel gioco.
Ma a volte l'apparenza inganna e una presidenza che è stata spesso descritta, soprattutto nei primi mesi, come silente e notarile, nasconde in realtà più sfaccettature di quanto emerga quotidianamente.
Nei giorni tra il 31 luglio e il 3 agosto il Presidente supererà la metà del suo settennato, essendo stato eletto il 31 gennaio 2015 ed essendo entrato in carica il 3 febbraio. I prossimi tre anni e mezzo saranno sicuramente diversi dai precedenti, come lo sono stati per tutti i presidenti. E questo innanzitutto perché, come ricorda Sabino Cassese ne ‘I presidenti della Repubblica’, spesso la metà dell’incarico coincide, mese più mese meno, con il cambio di legislatura: il Capo dello Stato si ‘affranca’ dal Parlamento che lo ha eletto e comincia il suo rapporto con le nuove Camere e il nuovo governo. Governo la cui formazione, spesso, è il suo primo vero banco di prova politico-istituzionale.
Una coincidenza cui Mattarella non è sfuggito e che ha visto la sua regia messa a dura prova dai tre mesi della crisi più lunga della storia della Repubblica. Il Presidente ha affrontato la crisi con pazienza ma anche con una determinazione che molti non sospettavano quando ha insistito per evitare la nomina di Paolo Savona, economista euroscettico, al ministero dell’Economia. Dimostrando una inflessibilità su un nodo che riteneva cruciale, di certo inaspettata da chi lo vedeva come mero notaio. Una inflessibilità mostrata anche nei suoi discorsi sul fascismo e sulla lotta alla mafia.
Anche sul piano della comunicazione la presidenza Mattarella riserva alcune sorprese. Di poche parole, pur non volendo intervenire ogni giorno nel dibattito politico, è uno dei presidenti più loquaci, nel senso che ha al suo attivo un numero di discorsi e messaggi scritti nettamente superiore a quello del suo predecessore. Inoltre è stato il primo capo dello Stato a ‘sbarcare’ sui social, costruendo un rapporto quasi diretto con i giovani follower e facendo registrare sulle sue 'pagine' centinaia di migliaia di contatti a ogni intervento.
Ma basandosi sui numeri del suo primo triennio e mezzo, ecco un profilo della presidenza di Sergio Mattarella, che sempre Cassese dipinge come “impegnato nel mantenere un rapporto con il Paese, probabilmente preoccupato del distacco tra Paese reale e Paese legale”. "L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze" ha detto il Presidente nel suo discorso di insediamento il 3 febbario 2015.
Quando, il 14 gennaio 2015 Giorgio Napolitano lascia definitivamente il Quirinale dopo uno storico doppio mandato durato nove anni, il premier è Matteo Renzi, che è anche il nuovo segretario del Pd. È Renzi ad avanzare la candidatura di Sergio Mattarella, che non avrà il sì di Forza Italia (che per questo motivo manderà anche a monte il patto del Nazareno sulle riforme) né del M5s. Mattarella verrà comunque eletto il 31 gennaio 2015 con 665 voti espressi da Pd, Sel, Ap e Scelta civica.
Dopo la lunga e forte presidenza di Napolitano, Mattarella si dimostra subito un presidente 'nuovo', più giovane con i suoi 73 anni, pacato e con un'attitudine all’inclusione. Nei primi tre anni di presidenza ha gestito e agevolato una situazione di relativa stabilità politica, cercando di ritagliarsi il ruolo di un arbitro che raramente fa trapelare la sua moral suasion ("Sono arbitro non silente ma discreto", ha detto di sé), ma non lesina spiegazioni ai cittadini e si rivolge spesso direttamente alle diverse comunità del Paese, da quelle accademiche a quelle produttive e del volontariato, con una particolare attenzione alle categorie meno avvantaggiate. Una fase di rodaggio che gli è servita nei mesi di passaggio dalla XVII alla XVIII legislatura, segnati dalla crisi più lunga della storia repubblicana, e che ha portato alla nascita di un governo Lega-M5s, inedito ma fortemente politico.
Mattarella nel suo mandato ha intensificato l'attività di divulgazione e di apertura del Quirinale ai cittadini già avviata da Napolitano, aumentando i giorni e gli itinerari della visita del palazzo e aprendo le porte anche di villa Rosebery e di Castelporziano.
Ma ecco, dati alla mano e in base alle funzioni stabilite dalla Costituzione agli articoli 87 e 88 - e comunque in tutte le 19 volte in cui la Carta cita il ruolo del capo dello Stato - la sua presidenza vista attraverso i numeri.
Prima del Quirinale
Sergio Mattarella, nato a Palermo il 23 luglio 1941, è vedovo e ha tre figli. Avvocato e docente di diritto parlamentare all'Università di Palermo, scende in politica dopo l'assassinio del fratello Piersanti per mano della mafia. Milita nella Dc, poi nel Ppi, nella Margherita e nell'Ulivo. Ministro dei Rapporti con il Parlamento, dell'Istruzione e della Difesa, vicepresidente del Consiglio, lascia il Parlamento nel 2008 non ricandidandosi alle elezioni. E' eletto giudice della Corte costituzionale il 5 ottobre 2011. Viene eletto Presidente della Repubblica il 31 gennaio 2015.
Rappresenta l'Unità nazionale
Mattarella ha pronunciato 319 discorsi in 1.276 giorni per una media di un discorso ogni 4 giorni, e ha inviato 582 messaggi scritti, tra i quali quelli ai congressi delle associazioni, dei sindacati, dei partiti, in occasione di anniversari o ai Capi di Stato su eventi dei loro paesi.
Tra i suoi discorsi più significativi, oltre a quello di insediamento, va ricordato quello pronunciato agli State of the Union a Fiesole il 10 maggio, nel quale ha delimitato i perimetri di politica estera dell’Italia; quello pronunciato a Dogliani ricordando la figura di Luigi Einaudi in cui ha delimitato e soprattutto confermato i poteri del presidente della Repubblica.
Nel corso dei tre anni e mezzo Mattarella ha anche voluto ristabilire alcuni punti fermi della sua presidenza, veri e propri valori fondanti della Repubblica: la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione e il rispetto delle radici antifasciste.
Il 19 marzo 2017, a Locri, Mattarella ha usato toni duri contro la mafia: “I mafiosi non conoscono pietà né umanità. Non hanno alcun senso dell'onore, non del coraggio” ha detto, e per sconfiggere la criminalità organizzata “è necessario non fermarsi e prosciugare le paludi dell'inefficienza, dell'arbitrio, del clientelismo, del favoritismo, della corruzione, della mancanza di Stato, che sono l'ambiente naturale in cui le mafie vivono e prosperano".
Il 25 gennaio 2018, nel Giorno della memoria, ospitando per la prima volta al Quirinale la neosenatrice a vita Liliana Segre, il Capo dello Stato ha speso parole definitive sul fascismo: "Le leggi razziali rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebile, una pagina infamante della nostra storia”. “Sorprende sentir dire, ancora oggi, da qualche parte, che il Fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l'entrata in guerra. Si tratta di un'affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione. Perché razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza”.
Ma tra i discorsi a cui tiene maggiormente ce n’è uno che non ha avuto la ribalta dei media ed è quello rivolto all’abbattimento delle barriere architettoniche: “L’abbattimento delle barriere di ogni tipo – ha detto il 3 dicembre 2017 – è premessa all’esercizio di molti diritti ed è, inoltre, condizione per sfidare e superare i nostri limiti. Una società degna deve, infatti, saper mettere le persone con disabilità nelle condizioni di acquisire gli strumenti per una vita indipendente, un’esistenza dove i bisogni possano essere soddisfatti, le potenzialità espresse e la libertà di scelta incoraggiata. E’ una pagina importante della cittadinanza far sì che le persone con disabilità possano condurre una vita il più possibile autonoma”.
Invia messaggi alle Camere
Non ha inviato finora alcun messaggio alle Camere. Mattarella cerca infatti di evitare ogni atto che non abbia un risultato possibile e ha quindi studiato i precedenti osservando che spesso ai messaggi alle Camere non e' corrisposto un effettivo impegno legislativo del Parlamento.
Scioglie le Camere ed indice le elezioni
Mattarella ha sciolto le Camere una sola volta, alla scadenza naturale. Nel dicembre 2017, a pochi giorni dalla data prevista dalla legge, ha sciolto le Camere per indire nuove elezioni il 4 marzo 2018.
Subito dopo il referendum costituzionale del dicembre 2016, nonostante le richieste di Matteo Renzi, non ha sciolto le Camere avendo considerato un rischio di instabilità il ritorno alle urne con due sistemi elettorali diversi e disomogenei. Alla fine i partiti si sono convinti della necessità di una riforma ed hanno approvato il Rosatellum.
Dopo le elezioni del 4 marzo, durante il lungo stallo, ha respinto le richieste dei partiti, più o meno sincere, di sciogliere le Camere mai entrate nel pieno delle loro funzioni: “Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica – ha sottolineato lo stesso presidente - che una legislatura si conclude senza neppure essere avviata. La prima volta che il voto popolare non viene utilizzato e non produce alcun effetto”. Un rischio sventato dopo 88 giorni di crisi quando il presidente ha incaricato Giuseppe Conte.
Incarica i Presidenti del Consiglio
Mattarella ha incaricato due presidenti del Consiglio, frutto di due diverse maggioranze e di due diverse legislature.
Dopo le dimissioni di Matteo Renzi, a seguito della bocciatura del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, Mattarella non ha accolto l'appello per nuove elezioni e dopo consultazioni lampo, il 12 dicembre 2016, ha incaricato Paolo Gentiloni.
Il 31 maggio 2018 dopo una lunga gestazione, ha incaricato Giuseppe Conte di guidare un governo sostenuto dalla maggioranza formata dall’accordo tra Lega e M5s. Una regia fatta di pazienza, richiami alla Costituzione e un obiettivo chiaro: dare un governo politico al Paese, rispettando il pronunciamento degli elettori, evitando elezioni anticipate foriere di altra instabilità. Per fare questo gli schieramenti che si sono presentati alle elezioni si sono dovuti scomporre e ricomporre.
Indice i referendum
Durante il suo mandato si sono svolti già due referendum: quello cosiddetto sulle "trivelle", il 17 aprile 2016 che non raggiunse il quorum, e quello che boccio' il 4 dicembre 2016 le riforme costituzionali proposte dal governo Renzi.
Accredita i diplomatici e attua la politica estera del Paese
Mattarella ha compiuto 42 viaggi all'estero. Le principali linee guida del suo impegno sono: un convinto europeismo non privo di accenni critici alla visione esclusivamente monetaristica), l'attenzione all'allargamento della Ue, un forte atlantismo, rapporti distesi ma senza sconti con la Russia di Putin, un saldo legame con gli Usa, che lo porta a incontrare sia Barack Obama che Donald Trump, un convinto multilateralismo che lo vede incontrare i vertici, oltre che di Onu e Nato, delle diverse istituzioni sovranazionali, dall'Asean all'Unione Africana, al Mercosur, un nuovo e forte interesse per l'Africa sub-sahariana. Mattarella è stato inoltre il primo presidente della Repubblica italiana a visitare paesi emergenti come Vietnam e Indonesia, Georgia ed Azerbaijan.
Ha il comando delle Forze Armate
Dall'inizio del suo mandato Mattarella ha presieduto per 7 volte la riunione Consiglio supremo di difesa. Con una cadenza semestrale, il Presidente ha fatto il punto con i principali ministri che sovrintendono alla difesa del Paese: oltre al presidente del Consiglio e al sottosegretario alla Presidenza, salgono solitamente al Quirinale i ministri di Difesa, Interno, Esteri, Economia e Sviluppo. La centralità di questo organismo è emersa durante i giorni della formazione del governo Conte, quando è stato chiaro che su questi dicasteri, che sono a parte delle principali scelte strategiche e della difesa degli interessi nazionali, Mattarella voleva avere garanzie di affidabilità.
Presiede il Consiglio Superiore della Magistratura
Mattarella ha presieduto per 9 volte il plenum del Csm, a volte per sedute ordinarie, a volte per sedute straordinarie, con una frequenza sostanzialmente in linea con quella dei suoi predecessori. Ai magistrati ha sempre ricordato che il loro ruolo è un servizio e non un semplice mestiere, da svolgere con equilibrio e imparzialità, senza arbitrio, con “sobrietà” e senza subire la pressione mediatica. “La toga non è un abito di scena” ha ricordato nell’ottobre 2017 ricevendo i magistrati in tirocinio; anche l’autonomia e l’indipendenza, valori da difendere in modo deciso, non possono legittimare l’arbitrarietà ma devono seguire la Costituzione e le leggi varate dal Parlamento. Nel recente discorso ai giovani magistrati, Mattarella ha ricordato che, come per chiunque ricopra cariche pubbliche, si deve rifuggire la faziosità e la ricerca del consenso, impegnandosi invece per l’interesse comune.
invio delle leggi alle Camere e promulgazione delle leggi
Mattarella ha rinviato alle Camere la legge che puniva il finanziamento di imprese produttrici di mine antiuomo perché escludeva sanzioni penali per chi riveste ruoli apicali e di controllo. Per il resto, ha firmato tutte le leggi che gli sono giunte dal Parlamento, ma ha esercitato anch'egli la ormai consueta moral suasion, cercando di non far trapelare pubblicamente le sue obiezioni e rendendo sempre più rari gli articoli di "retroscena" sul Quirinale. In rari casi ha promulgato una legge (sia del governo Gentiloni che del governo Conte) accludendo la raccomandazione di modificare elementi al limite della costituzionalità.
Ovviamente, una volta insediato il nuovo governo, il rapporto costruito con il governo Gentiloni ha subito dei cambiamenti e l’asse Quirinale-Palazzo Chigi, che sembra comunque essere solido e di reciproca fiducia, dovrà superare la prova dei prossimi mesi. Come ogni governo di coalizione, a maggior ragione avendo una guida ‘tecnica’, è chiaro che i leader dei partiti di maggioranza, in questo caso anche ministri di spicco e vicepremier, avranno un ruolo determinante e questo loro ruolo potrebbe entrare in rotta di collisione con quello del premier. La funzione di arbitro del Capo dello Stato potrebbe dunque tornare, e in qualche caso è già tornata, di attualità, per ora in modo soft, solo i mesi futuri diranno se alla fine dalla moral suasion sprizzeranno anche scintille. Il primo banco di prova, come è naturale, potrebbe essere la manovra d’autunno, dietro cui si nasconde il grande tema del rapporto con l’Europa.
Nomina dei senatori a vita
Mattarella ha nominato Liliana Segre senatrice a vita, riportando a cinque il numero dei senatori a vita. La scelta di una donna, scampata ai campi di concentramento nazisti e testimone attiva dell'orrore della Shoah, è stata compiuta dal Presidente per ricordare quali sono le radici profonde della Repubblica, il valore della memoria e dell'impegno contro tutte le discriminazioni.
Tra i costituzionalisti si é più volte aperto il dibattito, interpretato in modo diverso dai singoli presidenti della Repubblica, se il limite di cinque si debba intendere come totale dei senatori che sono contemporaneamente in carica, o come limite per ogni Capo dello Stato. Il Presidente Mattarella interpreta questo articolo nel modo più stringente: a suo avviso non possono essere più di cinque per volta i senatori a vita presenti a palazzo Madama.
Stato d'accusa
Durante la crisi che ha portato alla nascita del governo Conte, al culmine del braccio di ferro sul nome di Paolo Savona al ministero dell’Economia, il M5s annuncia di voler mettere Sergio Mattarella in stato d’accusa. Il presidente della Repubblica, infatti, in base all’articolo 90 della Costituzione “non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri”. L’ipotesi di impeachment del M5s a Mattarella, giunto il 27 maggio dopo la rinuncia all’incarico di formare il governo da parte di Giuseppe Conte, è sostenuta da Fratelli d’Italia ma non dalla Lega. Il Presidente fa giungere un laconico ‘no comment’. Sui social parte uno scontro tra chi sostiene il Presidente e chi critica il suo operato.
Due giorni dopo lo stesso Luigi Di Maio annuncia che l’ipotesi “non è più sul tavolo”. «Sicuramente quello è stato un momento di grande rabbia, però ho imparato in questi anni che quando si prende una strada sbagliata c'è sempre tempo per tornare indietro e fare la cosa giusta», ha detto successivamente il vicepremier grillino.
Giuramento sulla Costituzione
In base all’articolo 91 il Presidente si insedia giurando fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione. Ogni presidente ha ritenuto di rispettare la Carta, pur tra alcune polemiche e attacchi da parte delle opposizioni. Di certo l’attuale inquilino del Colle è il primo presidente che giunge direttamente dalla Corte costituzionale, essendone stato eletto giudice nel 2011 dal Parlamento riunito in seduta comune. E non è un caso che più volte, anche durante la crisi che ha portato al governo Conte, ha citato interi articoli della Costituzione.
Tra i principali lemmi citati ci sono stati: gli articoli 92 e 94 che codificano la formazione del governo in particolare sull’articolo 92, in base al quale il Capo dello Stato incarica il presidente del Consiglio e su proposta di questo nomina i ministri, si è acceso lo scontro con Lega e M5s), l’articolo 47 che prevede la tutela e l’incoraggiamento del risparmio, l’articolo 95 che definisce i poteri del presidente del Consiglio sottolineandone la sua supremazia nel Consiglio dei ministri e la sua autonomia e responsabilità, l’articolo 81 che garantisce l’equilibrio del bilancio dello Stato questi ultimi due articoli sono stati ricordati da Mattarella a Conte, Salvini e Di Maio nelle fasi finali della formazione dell’esecutivo giallo-verde).