"Un buon arbitro spera sempre di non essere notato e può non essere notato solo se i giocatori sono corretti". Sergio Mattarella riceve Milan e Juventus alla vigilia della finale di Coppa Italia e con una frase fa capire il suo umore di queste ore. E fa capire anche molto delle sue scelte degli ultimi giorni.
Se le forze in campo fossero corrette e non indulgessero in tattiche di "simulazione", la partita non avrebbe bisogno di un pesante intervento di quell'arbitro cui il Presidente si è paragonato quando tre anni fa si è insediato. Ecco perché, mentre si impegnava nella scelta del premier del governo neutro e di servizio di cui ha parlato al termine delle consultazioni, non ha cessato di guardare al lavorio dei partiti.
L'accordo sfumato
Anche al Colle erano giunte infatti le voci di un possibile accordo in extremis tra Lega e M5s, a fronte di un sussurrato passo indietro di Silvio Berlusconi. Pur con il disincanto di chi ha visto dissolversi diversi accordi dati per fatti, nelle ultime settimane, il Presidente, aveva guardato a quel che stava succedendo tra Lega e Fi, poi in serata l'ennesima chiusura: Berlusconi ha negato di poter dare un appoggio esterno a un governo giallo-verde.
Le possibilità che l'arbitro non si faccia notare sono ridotte dunque al lumicino. Per questo Mattarella procede nel percorso indicato, rallentando semmai di qualche ora per dare anche un ultimo possibile minuto di recupero ai partiti. Ma la sua roadmap, nel merito, resta invariata: nel pomeriggio dovrebbe affidare l'incarico al premier, o alla premier, individuata. Che poi giurerà entro domenica e andrà alle Camere per il voto di fiducia la prossima settimana.
Lo spettro delle elezioni
Se venisse bocciato, l'unica strada sarebbero le urne, o il 22 luglio o in autunno, decidendo in base alla valutazione delle forze politiche. Se dai partiti giungessero segnali molto concreti di possibili aperture di dialogo, questo iter potrebbe rallentare di qualche ora, ma la strada è segnata e solo dichiarazioni ufficiali potrebbero interrompere il percorso annunciato dal Presidente.
Addirittura qualche spiffero in Transatlantico ipotizzava un cambio di schema dei partiti durante il voto di fiducia al governo di servizio, ma ormai sembrano soprattutto desiderata di peones che vedono sfumare un seggio appena conquistato.
Un grande classico: il totonomi
Dunque al Quirinale si vagliano i possibili candidati e si sonda quali siano quelli disponibili a un compito considerato quasi una mission impossible. Tra i nomi rimbalzati ormai anche sulla stampa straniera quelli di alcune donne: Fabiola Gianotti, Lucrezia Reichlin, Marta Cartabia, Elisabetta Belloni, Annamaria Tarantola. Ma queste sono più che altro ipotesi, a cui si aggiungono i nomi di Sabino Cassese, Carlo Cottarelli, Salvatore Rossi, Enzo Moavero Milanesi, Guido Tabellini.
La lista è lunga, ma alla fine si ridurrà a un nome per il premier e a non più di dodici ministri. Intanto al Quirinale giungono attestati di stima, incoraggiamento e sostegno. La maggior parte via social network, ma non solo: Gigi Buffon, ricevuto nel pomeriggio come capitano della Juventus non è entrato nel merito delle polemiche politiche ma è stato chiaro: "l'italia non può essere una nazione mediocre, ci affidiamo alle persone capaci e di valore come lei".