“Abbiamo bisogno di modelli di ruolo, di figure positive cui ispirarsi. Ne abbiamo bisogno perle nostre ragazze, le nostre figlie e per il nostro Paese”. In un’intervista al Corriere della Sera, Alessandra Perrazzelli, 58 anni, componente del Direttorio della Banca d’Italia, della quale è anche vice direttrice generale, afferma che “è in questo senso che la nomina di una studiosa di grande valore come Marta Cartabia va salutata come un messaggio di speranza”.
Per Perrazzelli, nella nomina di Marta Cartabia alla presidenza della Consulta c’è “sicuramente un grande orgoglio in tutte noi” donne, ma allo stesso tempo “non si può negare che questa scelta di eccellenza sia anche un segnale forte” ovvero “un passaggio storico dal quale sarà difficile, mi auguro, tornare indietro” afferma la dirigente del primo istituto di credito. E se la nomina di ieri non è un comunque fatto isolato “per le massime cariche dello Stato” perché “in questo caso si tratta della quarta carica e di una scelta avvenuta all’unanimità all’interno di un pilastro fondamentale della Repubblica, la Consulta”, l’arretratezza in genere “riguarda sia le donne sia i giovani”, ai quali ultimi, osserva la dive direttrice generale di Bankitalia, “l’accesso ai ruoli di potere è molto spesso impedito”.
Per Perrazzelli un grande ruolo storico lo hanno avuto le quote, “che sono state fondamentali e la loro efficacia sull’equilibrio della gestione societaria è dimostrata”, ma rileva “da sole non bastano”. Quel che serve, per l’alta dirigente dell’istituto di via Nazionale, è “un sistema per le candidature che devono essere in base alle competenze ma anche al genere. Serve una spinta sulla politica elettiva, per esempio, nelle società pubbliche dove si è visto anche recentemente la totale assenza delle donne ai vertici”. Perché, aggiunge Perrazzelli, “quello delle candidature sembra un meccanismo all’apparenza semplice da realizzare” mentre in realtà “innovare è sempre affrontare le complessità” e in questo caso “bisogna procedere con determinazione ed entusiasmo”.
Per Perrazzelli, infine, “quella che ci aspetta è l’era delle donne” e per capirlo basta dare uno sguardo a quel che accade “vicino a noi, in Europa, alla Bce, nel governo in Finlandia”. E per superare contraddizioni, arretratezze e gabbie “a questo servono il pensiero femminile , l’educazione finanziaria, l’equilibrio nella gestione del potere”.