Dispiacere perché "mi sarebbe piaciuto lasciare al Parlamento un più ampio margine di discussione" ma non imbarazzo. "Il ritardo non dipende solo da noi", ha affermato il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa sul Cdm, "il presidente del Consiglio non controlla il Parlamento". Anche il governo e la maggioranza sono rimasti spiazzati oggi per lo slittamento del maxiemendamento al Senato.
La conferenza stampa di Conte di fine anno in un primo momento era stata convocata per domani ma proprio per il protrarsi dei lavori si è deciso di posticiparla a dopo Natale. All'interno dell'esecutivo ribadiscono che ci sono solo problemi tecnici non politici. Stessa tesi ripetuta da fonti della Lega e del Movimento 5 stelle. Ma sotto traccia c'è preoccupazione per l'evolversi della situazione con l'opposizione che fa balenare il rischio che il Paese vada all'esercizio provvisorio e alza le barricate nell'Aula di palazzo Madama. I nuovi numeri inviati dall'esecutivo a Bruxelles non si toccano ma la Ragioneria starebbe passando al setaccio tutte le misure di M5s e Lega.
Le ipotesi circolate sul rinvio del maxiemendamento
Il tutto in poco tempo. Nella maggioranza c'è chi confida che ci sarebbe un problema di coperture che riguarderebbero anche 'quota cento' oltre che altri emendamenti. In ogni caso dovrebbe essere confermato l'approdo del maxiemendamento per le ore 14 di domani. Un rinvio che ha portato il Pd ad occupare l'Aula e la presidente di palazzo Madama, Casellati, a chiedere a governo e maggioranza il rispetto per il Senato. "Buffoni", l'urlo dei senatori di Forza Italia.
In un primo momento il maxiemendamento sarebbe dovuto arrivare oggi alle 16 ma già di primo mattino era circolata la voce di uno slittamento. Il governo e la maggioranza hanno preso tempo. È stata convocata prima una capigruppo con l'ipotesi che i lavori riprendessero in serata con il voto di fiducia nella notte. Infine la decisione finale. "Prendetevi tutto il tempo possibile...", ironizzava oggi Gasparri. "Vado a prendere la bicicletta", lo sfogo del pentastellato De Falco.
Le reazioni della maggioranza
Ma anche nella maggioranza c'è sconcerto per lo stallo. "Cosa posso fare se non ci siamo ancora?", la risposta questa mattina che forniva Daniele Pesco (M5s), presidente della commissione Bilancio del Senato, a chi gli chiedeva lumi. "Ci prendiamo tutte le responsabiltà e chiediamo scusa per il ritardo", ha spiegato il capogruppo della Lega Romeo, "ma è forse la prima volta che la manovra la scrive il governo italiano, quindi ci vuole più tempo rispetto al copia-incolla della manovra di Bruxelles degli anni scorsi".
All'interno del Movimento 5 stelle c'è anche chi sotto traccia da la colpa a Garofali per essersi dimesso proprio alla vigilia dell'approvazione di una legge di bilancio. In un clima infuocato al Senato Di Maio e Salvini difendono a spada tratta le proprie misure di riferimento, ovvero reddito di cittadinanza e quota cento. Ma nei gruppi parlamentari della Lega c'è chi sulle misure fiscali avrebbe voluto molto di più mentre anche all'interno dei pentastellati ci sono malumori da parte dei dissidenti sulla legge di bilancio.