Che fine ha fatto l’alleanza sovranista in Europa? Si è fermata o prosegue la sua corsa? Secondo La Stampa, che la racconta, c’è un “manifesto sovranista di Salvini” che tra una settimana “annuncerà il gruppo con l’AfD tedesca e gli xenofobi delle destre europee” secondo il titolo di apertura della prima pagina. Per il quotidiano che esce sotto la Mole, tuttavia, “il sogno dell’alleanza Popolari-Populisti è svanito” e ora “Matteo Salvini dovrà accontentarsi dell’accordo con i Conservatori guidati dai polacchi che fanno capo al PiS (Diritto e Giustizia) e al suo potente presidente Jarosław Kaczynski. Ma solo dopo le europee” anche se il leader leghista avrebbe preferito “una Lega delle Leghe, il fronte unico”.
E allora com’è andata? “Era andato a Varsavia per convincere Kaczynski a riunire tutti i sovranisti e nazionalisti. Si era perfino parlato di lui come candidato unico alla presidenza della Commissione europea da contrapporre allo spitzenkandidat del Ppe, il tedesco Alfred Weber, e a quello del Pse, l’olandese Frans Timmermans. Alla fine non se n’è fatto nulla. I polacchi si tengono il gruppo dei Conservatori di cui fa parte Fratelli d’Italia. E allora il ministro dell’Interno italiano sta cercando di allargare i confini dell’«Europa delle Nazioni» della quale fanno parte la francese Marine Le Pen e il vice cancelliere austriaco Henz-Christian Strache”.
La grossa novità, semmai, secondo il quotidiano sabaudo, sarebbe “l’ingresso nella nuova alleanza di Alternativa per la Germania, il movimento euroscettico radicale di destra che è molto cresciuto nelle ultime tornate amministrative, soprattutto nei Länder più poveri della Germania dell’Est”.
Stando alle indiscrezioni “Alternative für Deutschland sarà infatti presente alla prima conferenza programmatica con la quale Salvini apre la campagna elettorale per le elezioni europee del 26 maggio. L’8 aprile, all’Hotel Gallia di Milano, ci saranno anche altre due new entry: il Partito del Popolo Danese e i Veri Finlandesi”.
Insomma, che Salvini immagini un’Europa completamente diversa rispetto a quella governata sinora dai Popolari e dai Socialisti è cosa nota, meno lo sono gli obiettivi. Per La Stampa, infatti, “lunedì Salvini farà un appello a tutti coloro che vogliono rivoltare l’Europa, le singole Nazioni devono avere più peso a Bruxelles”.
Un appello-manifesto, dunque, per sottolineare e riaffermare “le comuni radici cristiane, difendere l’identità nazionale, la supremazia della Costituzioni italiana sulle leggi e le direttive europee”. Con questi obietitvi e parole d’ordine: “Barriere e lotta all’immigrazione con la protezione delle frontiere esterne. Sì ai rimpatri, no alla redistribuzione tra i Paesi europei dei migranti. Contrastare il dominio di Francia e Germania, i propositi di integrazione sottoscritti da Emmanuel Macron e Angela Merkel ad Aquisgrana. Superare la politica di austerità: ogni governo deve avere la possibilità di decidere la propria politica economica: flessibilità in base al ciclo economico. Stop ai fondi Ue alla Turchia. Sulla base di questi punti programmatici Salvini lancia l’offensiva che lui definisce del ‘buonsenso’”. Per attrarre altri movimenti euroscettici.
Questa lettura, assieme alle informazioni date, non è invece condivisa dal politologo, giornalista ed ex corrispondente di Le Monde a Vienna, Varsavia, Mosca e Washington, Bernard Guetta, e oggi editorialista per diverse testate, di cui Il Foglio segnala il libro dal titolo “I sovranisti” frutto di un viaggio compiuto tra l’Ungheria e l’Italia recentemente, intervistandolo. Il tema è esplicito sin dal titolo: “Perché non c’è e non ci sarà un’alleanza sovranista europea”.
“I partiti politici populisti e sovranisti sono stati in grado di prosperare sulle rotture, sugli istinti tristi, sulle passioni rancorose, ma dopo aver creato il caos, manca loro slancio, mancano le soluzioni e restano gli smarrimenti” è l’abbrivio. “Sono frammentari e divisi, e a livello europeo per loro natura non sono in grado di creare una corrente. E’ per questo che i linguaggi populisti e nazionalisti si adattano bene all’opposizione o a uno stato di campagna elettorale permanente, ma mai al governo” scrive il quotidiano diretto da Claudio Cerasa e fondato da Giuliano Ferrara.
“I partiti nazionalisti hanno beneficiato del crollo dei partiti tradizionali – dice al Foglio Guetta – di destra e di sinistra. Non sono stati i nazionalisti a distruggere la destra e la sinistra, ma sono venuti fuori dall’autodistruzione della destra e della sinistra. E’ un discorso che non vale soltanto con i populisti, anche Emmanuel Macron è venuto fuori da quella rottura”. L’Italia per ora rimane un sistema a parte, che sta conoscendo l’esperienza di un governo estremista bicolore, nato da poco più di un anno, ma nei paesi in cui tutto è incominciato, dall’est, i nazionalisti rimangono stabili ma non sono in grado di progredire”.
Secondo Guetta “i partiti più eurofobici che reclamavano la necessità di lasciare l’Europa, la definivano ‘la prigione dei popoli’, ora non ne parlano più, hanno cambiato il loro discorso. Non lo ammetteranno mai ma dipende dalla Brexit e dal suo assoluto insuccesso, la catastrofe alla quale gli eurofobici britannici hanno condotto la Gran Bretagna” dichiara ancora Guetta che poi passa a descrivere le caratteristiche e le problematiche dei quattro Paesi che ha attraversato nel corso del suo viaggio (Ungheria, Polonia, Austria e Italia), per concludere: ““L’Unione europea ci sarà sempre. Tra qualche anno dovremo dibattere di temi importanti come la difesa o la cooperazione industriale, queste saranno le nuove sfide, ma non ci sarà nessun crollo. Credo – dice Bernard Guetta lasciandoci scivolare nelle speranze e nei pronostici – che ci sarà molta più unità di quanto possiamo immaginare oggi. Rimane aperta la grande domanda, che fine faranno le formazioni politiche, se assisteremo al ritorno del bipolarismo o se vedremo la moltiplicazione dei partiti centristi. La risposta, forse, ce la daranno le elezioni europee”.
Sempre su La Stampa chiosa così l’ex direttore Marcello Sorgi nell’editoriale intitolato “I compagni di strada sbagliati”: “Resta il fatto che, come ha spiegato Prodi in una sua recente intervista, l’avventura dei sovranisti alle prossime elezioni in nessun caso potrà avere risultati decisivi. Se anche arrivassero a ottenere 170 seggi a Strasburgo, quanti gliene attribuiscono le previsioni più ottimistiche, non sarebbero determinanti nella formazione della maggioranza che nascerà nel nuovo Europarlamento, legata probabilmente, ancora una volta, a popolari, socialisti, liberali, e se sarà necessario anche ai verdi. Scegliendosi per compagni di strada i partiti xenofobi, sovranisti e populisti, Salvini - da oggi il ministro dell’Interno più a destra dell’intera Europa - ha fatto capire che tipo di campagna si prepara a fare di qui al 26 maggio. Anche a costo di portare un paese fondatore dell’Unione come l’Italia a un destino politico di solitudine”.
Sulle stesse colonne del quotidiano torinese va segnalata anche l’intervista al Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, secondo il quale non c’è via d’uscita, perché “l’unico sovranismo possibile è quello europeo” che è anche l’unica soluzione per poterci difendere “da Cina e Russia”. “Parlare di coalizione sovranista – dice Tajani - è una contraddizione in termini, un periodo ipotetico dell’irrealtà. Ciascun partito che ne facesse parte avrebbe come obiettivo di difendere i propri interessi nazionali. È un disegno che abbiamo già visto fallire quando, sull’economia il governo populista italiano tentò di ottenere un appoggio ungherese e austriaco. Orban e Kurz venivano presentati come gli amici europei della Lega. Ma questa presunta vicinanza all’insegna del nuovo nazionalismo non ci fu di aiuto. Anzi”. Previsioni per il dopo voto? “Prevedo che dopo le elezioni del 26 maggio si imporrà a Strasburgo una maggioranza composta da Popolari, Conservatori e Liberali: la stessa che ha sconfitto il candidato dei socialisti e ha eletto il sottoscritto alla presidenza del Parlamento Ue, per la quale sarò ricandidato”.
Sempre su La Stampa, a pag. 3, anche una mappa della “galassia sovranista”. Il collante? “Linea dura sulla sicurezza”.