La presenza di CasaPound alla manifestazione organizzata dalla Lega 'agita' Forza Italia. Se, da una parte, Silvio Berlusconi conferma la sua presenza in piazza San Giovanni a Roma, sabato pomeriggio, dall'altra, arriva il 'distinguo' di Mara Carfagna la quale fa sapere che non ha alcuna intenzione di sfilare insieme "all'estrema destra" e chiede un "ripensamento" nel suo partito.
"È giusto manifestare contro una manovra fatta di tasse e debito pubblico, come quella che le sinistre al governo stanno per infliggere agli italiani. Ma ritrovarsi in piazza fianco a fianco con esponenti di estrema destra, che hanno annunciato la propria presenza sabato a San Giovanni, non potrebbe che creare difficoltà in chi, come me, ha vissuto e condiviso la storia e i valori rappresentati negli ultimi 25 anni da Forza Italia", scandisce in una nota la vice presidente della Camera.
"Per questo - aggiunge - condivido le perplessità già esposte da autorevoli colleghi e l'invito rivolto al mio partito a riflettere sulla partecipazione a una manifestazione che sta assumendo una connotazione ben distante dalle nostre radici liberali, moderate, riformiste". Fatto sta che Berlusconi non accoglie il richiamo. E, in serata, in Umbria per la campagna elettorale con Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ribadisce più volte che intende garantire la sua presenza alla manifestazione organizzata dalla Lega.
"Io avevo detto, come Forza Italia, che le manifestazioni in piazza vengono dopo e che sarebbe stato meglio fare opposizione responsabile in Parlamento", premette. "Questa volta ho deciso di andare anch'io, di parlare anch'io in piazza, dopo la notizia di quello che il governo ha annunciato di fare contro l'evasione fiscale", ovvero, introdurre, nell'ambito della riforma della giustizia, pene "fino a otto anni di carcere per chi evade per 50 mila euro".
A chi gli chiede un commento alla posizione di Carfagna, Salvini preferisce, invece, non rispondere, anche se, in mattinata, a margine di un comizio a Terni, non aveva mostrato di fare un plissè in merito all'annunciata presenza di Simone Di Stefano e del suo gruppo. "Noi abbiamo aperto la piazza a tutti italiani buona volontà, poi ovviamente la piazza la organizza la Lega e sul palco interviene chi decide la Lega", chiarisce. Il che tradotto significa: nessun esponente di CasaPound, con la quale la Lega fece un accordo per le Europee del 2014, salirà sul nostro palco. Il segretario leghista rifiuta poi l'etichetta della 'piazza etremista'.
"Questo giochino della piazza di fascisti - dice - fa ridere e non ci crede più nessuno". E mentre in Umbria, per il sostegno alla candidatura della leghista Donatella Tesei alla presidenza della Regione, va in scena la foto del centrodestra unito (con la conferenza stampa congiunta di Salvini, Berlusconi e Giorgia Meloni), per sabato, nel partito di via Bellerio, sembrano più preoccupati dalla presenza di Berlusconi sul palco che da quella di CasaPound in piazza.
Oltre ai governatori del centrodestra, alcuni professionisti, gli interventi politici saranno affidati, tra gli altri, a Meloni, Berlusconi e, in chiusura, Salvini. Ma il timore dei leghisti è che si ripeta quanto successo a Bologna nel 2015, ovvero che il Cavaliere venga fischiato. Non sarebbe una bella immagine del centrodestra che si riunisce e riparte e guasterebbe la festa a Salvini che mira a riempire la storica piazza romana della sinistra (come già fatto da Berlusconi nel 2006 e nel 2010).
Intanto, in Umbria, i tre leader dovrebbero tornare la prossima settimana per chiudere insieme la campagna elettorale delle Regionali, che contano di vincere contro l'alleanza partorita in "laboratorio", come l'ha definita Salvini, tra Pd e M5s. "Il 27 daremo una bella lezione a Zingaretti e Di Maio", ha garantito il leghista. Dopo la conferenza stampa, Salvini, Meloni e Berlusconi hanno partecipato a un convegno organizzato da Massimo Gandolfini, promotore del Family day. Nel manifesto firmato dalla candidata Tesei un programma ultra-conservatore a sostegno della "famiglia naturale" e della "vita", contro la pratica dell'utero in affitto e le politiche educative cosiddette gender.