A come Autonomia. Prima lettera dell’alfabeto e anche primo obiettivo del futuro nuovo esecutivo dopo il voto, che potrebbe essere a forte trazione leghista. C’è questa priorità nella testa del governatore veneto Luca Zaia che, in un’intervista all’edizione cartacea del Corriere della Sera, rilancia la questione e la mette al primo posto tra gli obiettivi del nuovo governo. Che non sa se sarà a guida verde Lega, ma se lo augura vivamente: “Noi un leader ce l’abbiamo e non temiamo nessuno. Spero solo che non si perda tempo. Il Paese non ha bisogno di governi balneari”.
Tuttavia è anche vero che l’apertura improvvisa della crisi qualche contraccolpo lo ha creato e, per esempio, il progetto dell’Autonomia rischia ora di slittare davvero, eppure Zaia non sembra preoccuparsene più di tanto perché, in fondo, “tre mesi in più dopo 660 giorni buttati via per colpa dei 5 Stelle non sono nulla”. E subito dopo assicura: “State tranquilli: non si riparte dalla prima elementare, ma dal master. Con il nuovo governo saremo pronti per chiudere subito la partita. Io sarò come un nido di vespe per tutti”, ponendosi così nel ruolo di garante del risultato da raggiungere nel più breve tempo possibile.
In questo senso, per il governatore veneto, la crisi intervenuta così repentinamente è come una boccata d’aria fresca, meglio “la fine di un’agonia” perché “questo governo ormai era un cadavere eccellente”, un moribondo a cui è stato giusto staccare la spina per provocarne così l’eutanasia politica. Zaia si sente ora sollevato: l’esperienza di quest’anno di governo a fianco con i 5Stelle ha dimostrato che gli occasionali alleati “sono incompatibili con qualsiasi progetto di governo, che si tratti di amministrare un Comune o di guidare il Paese” in quanto questa loro “perenne contrapposizione a qualsiasi progetto è alla fine antidemocratica”.
La cosa è tanto più paradossale perché proprio loro, i 5 Stelle, “che si sono posti come i veri rappresentanti dei cittadini, in realtà non sono capaci di dare voce a nessuno con la loro logica del ‘no’ sempre e comunque”. Zaia lo dice soprattutto da amministratore, in quanto “sulla Tav come sulla Pedemontana veneta la stragrande maggioranza dei cittadini vuole che si vada avanti” e alla fine i loro “no” non si sa chi rappresentino veramente. Insomma, un risultato davvero fallimentare quello del governo con i 5 Stelle, al quale però “la Lega ha creduto” perché “il contratto di governo era un progetto eccezionale” per il quale “valeva la pena provarci”.
Ma tirate le somme, ne è valsa davvero la pena? All’interrogativo Luca Zaia risponde che l’esperienza di governo ha rivelato, alla Lega per prima, “che il socio era incapace di corrispondere alle attese dei cittadini” per poi rendere evidente a tutti “quanto i 5 Stelle siano inadeguati”. Se fosse allora il caso o meno di stracciare subito il contratto di governo non spetta lui a dirlo, però “mi pare – sottolinea Zaia – che Salvini abbia dimostrato una pazienza olimpica”. “Fino all’ultimo, anche a prezzo di subire offese personali, ha cercato di far prevalere l’interesse del Paese” ma dinanzi ad “una incompatibilità” che cresceva di giorno in giorno davanti agli occhi di tutti “ha deciso di dire stop”.
Un bilancio complessivo? Da Presidente di Regione da ben dieci anni, nel corso dei quali ha avuto rapporti con governi di colore diverso, Zaia confessa che quella con i ministri 5Stelle “è stata l’esperienza peggiore” e che al di là delle critiche o dei dubbi sui tempi con cui la crisi è stata aperta, è stato “meglio chiudere adesso” perché “altrimenti la spaccatura si sarebbe creata proprio sulla manovra e allora sì sarebbe stato un disastro”.