Depositati i contrassegni, per i partiti si apre il Risiko della stesura delle liste, fonte di polemiche e trattative estenuanti tra correnti o compagni di coalizione. Nel Pd la minoranza interna teme di non essere rappresentata a sufficienza, mentre si cerca di trovare il collegio più adatto per i big del partito. Nel centrodestra, invece, a tenere banco è soprattutto il rebus della Regione Lazio, dove appare ormai tramontata l'opzione di convergere sulla candidatura per la presidenza alla civica di Sergio Pirozzi e rispunta il nome di Stefano Parisi, che sembrava uno dei tanti "delfini" di Silvio Berlusconi destinati a un rapido ritorno all'anonimato. Meno indiscrezioni arrivano poi dal campo pentastellato, con Luigi Di Maio che promette "nomi che faranno tremare i polsi" agli avversari. Le liste dovranno essere presentate dalle ore 8 di domenica 28 fino alle 20 di lunedi' 29 presso la Cancelleria della Corte d'Appello o del tribunale di ogni singola circoscrizione elettorale italiana.
Nel Lazio il centrodestra ora punta su Parisi
Il leader di Energie per l'Italia, che aveva sfidato Sala per Palazzo Marino, fino a pochi giorni fa lamentava di essere stato messo da parte da Berlusconi. Proprio il leader di Forza Italia, in un'intervista a Radio24, ha invece affermato che sarebbe proprio Stefano Parisi - in luogo di Fabio Rampelli, braccio destro di Giorgia Meloni - il candidato che correrà per il centrodestra nel Lazio, archiviata l'ipotesi di sostenere il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, uomo di destra ma riottoso a farsi mettere cappelli in testa. Quella di Parisi "può essere una buona scelta" anche per Meloni. "Sì, ho visto che c'è questa ipotesi all'interno del centrodestra, ma io non ho ancora ricevuto nessuna richiesta ufficiale", fa sapere Parisi.
A Bolzano match tra Boschi e Biancofiore?
Dopo la vicenda Banca Etruria, lungi dal contemplare una sua esclusione, il Pd si era messo a studiare un collegio blindato per assicurare la rielezione di Maria Elena Boschi. La scelta sembra essere caduta su Bolzano, dove i dem possono contare sull'alleanza con la Südtiroler Volkspartei (Svp). Se le voci saranno confermate, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio si scontrerà con la pasionaria azzurra Michaela Biancofiore. Ma sarebbe proprio la Svp a mettersi di traverso, preferendo un nome meno impopolare come quello del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio.
A Siena Padoan contro l'economista antieuro
Fortemente simbolica la sfida di Siena, dove il Pd schiera il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, mentre il centrodestra punta sull'economista antieuro Claudio Borghi, in quota leghista. La candidatura di Padoan non è stata accolta con analogo entusiasmo da tutta la base dem: sui social non manca chi lamenta come il nome del ministro sia "calato dall'alto". Scettici anche i candidati civici alla poltrona di sindaco, dall'eterno Pierluigi Piccini, che paventa "un boomerang per il Pd", a Massimo Sportelli, secondo il quale "Padoan rappresenta un interesse nazionale: avrei preferito un candidato direttamente riferibile al nostro territorio". Oltre a Borghi, la Lega candiderà un altro economista contrario alla moneta unica: Alberto Bagnai.
Boldrini vuole sfidare Salvini
"Dove mi candido? Quando sarà ufficiale si saprà, ormai è questione di giorni", afferma la presidente della Camera, Laura Boldrini a 'Un giorno da pecora'. Secondo indiscrezioni, l'esponente di Leu o a Pesaro contro Minniti o a Milano 1 contro Bonino e Salvini. "Mi piacerebbero tutti e due", ha commentato, "ma Salvini dice che mi vuole sfidare e allora non c'è niente di meglio che andare a casa sua a sfidarlo. Sì, forse mi piacerebbe di più sfidare Salvini".
Cesa vs Gentiloni? L'interessato smentisce
Lorenzo Cesa, presidente di Noi con l'Italia-Udc è dato da fonti parlamentari come lo sfidante di Paolo Gentiloni nel collegio romano dove il premier si presenterà. Un collegio di peso per rintuzzare i malumori della "quarta gamba" del centrodestra, che lamenta di essere poco rappresentata. Eppure a smentire è proprio l'interessato, che parla di notizia "del tutto priva di fondamento".
L'ultimatum della minoranza Pd
In casa Pd i mal di pancia arrivano invece dalla minoranza guidata dal guardasigilli Andrea Orlando, che ha chiesto trentuno posti nel proporzionale e sette collegi nell'uninominale. Sono troppi, sarebbe stata la risposta dei vertici del Nazareno. Orlando giura che "non c'è nessuna tensione" e si dice "assolutamente convinto che il segretario manterrà le indicazioni e i criteri che ha dato come riferimento all'ultima direzione nazionale". "Aspettiamo una risposta, altrimenti nessuno di noi si candida", spiega invece un esponente vicino al Guardasigilli, "Renzi non può certo perdere l'ultimo pezzo di sinistra rimasto nel partito".
Tra le new entry, Lucia Annibali (dovrebbe correre nelle Marche), Paolo Siani in Campania (collegio di Napoli). Due ex Cgil in campo: Carla Cantone a Bologna alla Camera e Teresa Bellanova, componente dell'esecutivo, dovrebbe ottenere un posto in Puglia e 'scontrarsi' con Massimo D'Alema, candidato per Leu.
Lotta fratricida all'ombra delle Torri
A Bologna ha suscitato grandi malumori la candidatura di Pier Ferdinando Casini in rappresentanza del centrosinistra. Un'occasione ghiottissima per Liberi e Uguali, deciso a tingere di rosso la città delle Due Torri schierando in campo due nomi di peso come Pier Luigi Bersani e Vasco Errani che, secondo le ultime indiscrezioni, saranno candidati il primo come capolista del collegio plurinominale alla Camera e il secondo al collegio uninominale del Senato. Lo sfidante diretto di Casini sarebbe proprio l'ex governatore dell'Emilia Romagna, molto conosciuto nel capoluogo emiliano. Sono quindi in molti nel Pd che chiedono di sostituire l'ex leader dell'Udc con un uomo di estrazione comunista, magari Piero Fassino. Nel frattempo anche il partito di Pietro Grasso ha i suoi problemi: in Abruzzo la base è in rivolta per l'imposizione dall'alto di Celeste Costantino e Danilo Leva, entrambi estranei al territorio. Deluso chi dava per certa la candidatura bis del deputato pescarese Gianni Mellilla.
La Lorenzin dove la mettiamo?
Particolarmente fitta la trattativa su dove candidare il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, leader di Civica Popolare, ovvero i resti di quello che fu il Nuovo Centrodestra di Alfano. I rumor puntano sul collegio sicuro di Prato ma la base locale del partito non vuole che la roccaforte rossa finisca in mano a una figura che viene dal centrodestra e teme una diserzione di quei militanti che ancora resistono in una delle province rosse per antonomasia. "Non abbiamo ancora deciso, io posso essere candidata in qualsiasi parte d'Italia", fa sapere Lorenzin, "sarò presente con il mio nome in tutti i collegi e mi candiderò capolista in 5 collegi plurinominali". Nel frattempo c'è addirittura chi sostiene che il ministro della Salute potrebbe essere candidata alla Regione Lazio al posto di Zingaretti ma appare un'ipotesi assai improbabile: Liberi e Uguali non gradirebbe.
La partita della Toscana
Proprio la Toscana - dove il Pd è ancora forte - è la Regione dove Renzi intederebbe candidare più ministri possibile, così da "blindarli". Oltre alla Lorenzin, dovrebbero figurare nelle liste il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il ministro dello Sport Luca Lotti e la responsabile dell'Istruzione, Valeria Fedeli. Il centrodestra è obbligato a rispondere con candidati di peso: a Firenze verrebbe schierato l'attivissimo vicepresidente del Consiglio regionale Marco Stella. Altri nomi in campo saranno il sindaco di Pietrasanta Massimo Mallegni, fedelissimo di Berlusconi e la responsabile della Comunicazione di FI, Debora Bergamini. Spicca, ad Arezzo, la candidatura di Letizia Giorgianni, presidente del comitato dei risparmiatori beffati di Banca Etruria, che sarà in quota Fdi.
E gli altri ministri?
Il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, dovrebbe correre a Roma nel collegio dei Parioli. Più agevole la partita per Graziano Delrio e Dario Franceschini: il primo sarà candidato, con ogni probabilità, a Reggio Emilia, città che ha governato da sindaco dal 2004 al 2013; il secondo a Ferrara, sua città natale. Giocano in casa anche i ministri dell'Agricoltura, Maurizio Martina, e della Giustizia, Andrea Orlando, rispettivamente a Milano e La Spezia, ma in questo caso si tratta di collegi tutt'altro che agevoli. Marco Minniti, pur popolarissimo in Calabria, dovrebbe giocare nel campo di Pesaro. Non si candida invece il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti.
Di Maio promette nomi "illustri"
Luigi Di Maio è al lavoro sui collegi uninominali per Camera e Senato e il riserbo è totale, anche se il candidato premier dei Cinque Stelle ha annunciato che ci saranno nomi "che faranno tremare i polsi" agli altri partiti. Quindi, oltre ai pochi già noti come Emilio Carelli, Gianluigi Paragone, Gregorio De Falco, Vincenzo Zoccano, Elio Lannutti (alcuni di loro già candidati nel plurinominale), il capo politico del Movimento ha spiegato che ci saranno altre "persone dal mondo delle forze armate, dell'imprenditoria, attori impegnati su temi sociali". I nomi dei nuovi candidati arriveranno non prima di domenica, secondo quanto si apprende, anche perché oltre alla scelta di persone "illustri", così vengono definite, c'è anche il capitolo 'recupero' di coloro che sono rimasti fuori dalle liste penalizzati spesso - viene sottolineato - dall'obbligo di rispettare l'alternanza di genere che ha premiato le donne. Per il MoVimento, la battaglia è molto dura in alcune regioni come Lombardia e Veneto dove la Lega ha un consenso molto alto. Ma regioni complicate, ammette qualche pentastellato, sono anche le 'rosse' Emilia-Romagna o Toscana, o ancora la Puglia, dove il centrodestra è forte. I 5 stelle, invece, sentono di poter ottenere un buon risultato in regioni come la Sardegna, il Lazio, l'Abruzzo e la Sicilia.
Corre per la Lega il sindaco del borgo ferito
Giuliano Pazzaglini, il sindaco di Visso, in provincia di Macerata, uno dei borghi "più belli d'Italia" semidistrutto dal sisma dell'ottobre 2016, correrà per la Lega Nord alle prossime elezioni politiche del 4 marzo. Per lui è molto probabile che il partito di Salvini opterà per la candidatura in un collegio senatoriale delle Marche. "Quella di rappresentare le istanze delle popolazioni terremotate delle Marche", spiega Pazzaglini, "dovrebbe essere una priorità di tutti gli eletti in Parlamento nei collegi marchigiani, a prescindere dalla loro appartenenza. Di sicuro sarà il mio obbiettivo principale, insieme a quello della Lega Nord che ha già indicato come urgente la necessita' di approvare una legge speciale per le aree del cratere sismico, con lo scopo di superare i problemi burocratici enormi che ancora rallentano o addirittura frenano la ricostruzione e la ripresa di una vita sociale ed economica nei luoghi più danneggiati".