Dialogo con tutti per arrivare al cessate il fuoco e percorrere la strada della soluzione politica. Il premier Giuseppe Conte intensifica l'attività diplomatica per cercare una 'exit strategy' sulla Libia ed evitare allo stesso tempo che l'escalation in atto non provochi conseguenze anche sul fronte immigrazione. Già la scorsa settimana l'Aise, durante l'audizione del direttore Carta al Copasir, aveva messo in conto la difficoltà di fermare il generale Haftar. L'Italia si prepara ad ogni scenario, a confrontarsi con tutte le parti in causa, anche per proteggere le aziende italiane che lavorano in Libia.
"Il Presidente del Consiglio ha ribadito l'urgenza del ritiro delle forze del Lna e della cessazione delle operazioni militari di tutte le parti coinvolte, in modo da favorire la necessaria tregua umanitaria richiesta dall'Onu e assicurare il rispetto del diritto internazionale", la linea di palazzo Chigi al termine dell'incontro tra Conte e il vicepremier qatarino Sceicco Mohammed Al Thani. C'è preoccupazione per "il riemergere della minaccia terroristica" e per "il rischio di una crisi umanitaria che avrebbe serie conseguenze per il Paese libico e per l'intera regione".
Per questo motivo il premier ha auspicato "un pronto ritorno al tavolo negoziale" e sottolineato "l'importanza della coesione internazionale a sostegno della pace e della stabilità nel Paese, nell'interesse innanzitutto della stessa popolazione libica". Ed ancora: "Chi pensava che un'opzione militare potesse favorire una soluzione in queste ore, viene smentito. L'uso delle armi non porta mai a soluzioni risolutive o sostenibili. L'unica opzione perseguibile è quella del dialogo politico".
Conte in serata ha incontrato anche il vicepresidente del Consiglio del governo di riconciliazione nazionale libico, Ahmed Maitig. Quest'ultimo sarà ricevuto domani al Viminale dal ministro dell'Interno, Salvini. L'allarme resta alto. il presidente libico Fayez al Serraj ha dichiarato che 800 mila migranti sono pronti a partire verso l'Italia. "Il mio unico obiettivo è proteggere il nostro Paese, le nostre aziende e impedire che l'Italia ricada nell'emergenza migranti. Se permettete, abbiamo dato fin troppo! La domanda è molto semplice: di fronte a 800 mila potenziali migranti che possono arrivare sulle nostre coste, basta chiudere un porto? Evidentemente no", dice il vicepremier M5s Di Maio.
"Ed è altrettanto evidente che occorre - aggiunge - fin da subito studiare un piano europeo per prevenire una nuova emergenza. Ed è anche evidente che questo piano va studiato con tutti gli Stati membri, compresi quei governi, come quello di Orban, che se ne fregano". "Siamo pronti a fronteggiare qualsiasi emergenza, senza le centinaia di migliaia di sbarchi a cui gli italiani erano abituati negli anni passati", afferma Salvini. Con il presidente del Consiglio che invita le forze politiche a "non dividersi".