Effetto Renzi sul governo: l'attivismo del senatore di Rignano sta mettendo a dura prova i nervi degli azionisti dell'esecutivo, in particolare dopo la pubblicazione della lettera dell'ex premier al Corriere. Un intervento in cui Renzi torna a parlare di Iva, attribuendo a se stesso e a Teresa Bellanova il risultato di averne scongiurato l'aumento; si scaglia contro la riduzione del cuneo fiscale definendola "un pannicello caldo" e punta l'attenzione ai "tagli alla spesa per beni e servizi" come unica strada per arrivare a un taglio del cuneo più consistente.
Parole che suonano come 'schiaffi' a Giuseppe Conte e a Nicola Zingaretti (da tempo il leader dem stigmatizza l'idea di tagli a beni e servizi che finirebbe per ripercuotersi sugli enti locali e, in ultima analisi, ancora sui cittadini). La risposta del premier arriva da Assisi, "Città della Pace", ma i toni sono tutt'altro che francescani: "Non abbiamo bisogno di fenomeni. Se c'è qualcuno che vuole andare tutti i giorni in televisione o scrivere ogni giorno alla stampa lo faccia pure, però nella consapevolezza che quando ci si siede al tavolo lo si fa correttamente".
Alla luce di tutto ciò, sembrano ancor piu' premonitrici le parole pronunciate ieri da Nicola Zingaretti all'inaugurazione del circolo Pd di Casalotti: "A Renzi e Di Maio dico: attenti ai distinguo e alle polemiche. La maggioranza ha il dovere di dimostrare che i problemi enormi possono essere risolti attraverso il nostro buon governo e non pensando ognuno al proprio strapuntino". Il punto è che la sovraesposizione mediatica di Matteo Renzi e le sue prese di posizione sui provvedimenti allo studio del governo ricordano agli esponenti dem nel governo, e non solo a loro, quanto accaduto nel 2014 con Enrico Letta che, da presidente del consiglio, era bersaglio di quotidiani attacchi da parte dell'allora segretario Pd. Fino alla capitolazione di Letta e al passaggio della campanella di palazzo Chigi nelle mani dello stesso Renzi che, rispondendo a chi gli chiedeva perché mai avesse posto fine al governo Letta, rispondeva: "È vero o no che il governo era nel pantano?".
Il consiglio non richiesto di Letta
Se lo ricorda bene ancora oggi, Letta, tanto da dare "un consiglio non richiesto a Zingaretti e Conte". È evidente, per Letta, "che Renzi sta dissotterrando l'ascia di guerra, cioè dice: 'Io vi faccio ballare'. Penso che loro non debbano accettare questo gioco, non facciano come me". E il modo per mettersi al riparo dal fuoco renziano è uno solo: "In questa situazione sono Conte e Zingaretti che hanno il coltello dalla parte del manico. Non è possibile che una maggioranza di governo vada avanti in un 'Vietnam' quotidiano. Facciano con Renzi un patto e, nel momento in cui non lo rispetterà, si vada al voto. Se si va avanti come oggi il governo non arriva a mangiare il panettone".
Ma Letta scende anche nel merito della lettera di Renzi. Il senatore di Rignano lo accusa di essere stato, quando era presidente del Consiglio, l'artefice di un aumento dell'Iva che gli italiani pagarono a caro prezzo e invita il governo a incidere sulla "spesa per beni e servizi" cosi' da recuperare risorse da mettere nel taglio al cuneo fiscale, "un pannicello caldo". Enrico Letta sottolinea, invece, che l'aumento dell'Iva predisposto dal suo governo andò a incidere su una minima parte delle aliquote e, soprattutto, permise di non scaricare ulteriori costi sul deficit, ovvero "sul futuro dei giovani".
Inoltre, sul taglio alla spesa, ribatte: "Detto da chi cacciò da palazzo Chigi Carlo Cottarelli", l'allora commissario alla spending review, "fa un certo effetto...". Sugli effetti del taglio al cuneo fiscale per le buste paga, è lo stesso Conte a rispondere come si è visto, mentre da Palazzo Chigi vengono precisate le cifre. Non i 15 euro di cui parla Renzi, ma "un beneficio medio di 40 euro mensili in busta paga per i lavoratori. Considerando il quadro della finanza pubblica italiana, che impone scelte oculate, si tratta di un sostegno importante al potere d'acquisto delle famiglie".
Di fronte a quella che appare come una offensiva renziana, la squadra di governo sembra fare quadrato attorno al presidente del Consiglio: Luigi Di Maio invita ad "abbassare i toni" aggiungendo che, per arrivare a un taglio del cuneo fiscale che innalzi il netto in busta paga, c'è totale fiducia in Conte. "Dobbiamo lavorare insieme per risolvere i problemi che ci sono e che sono già tanti. Quindi sarei per evitare di provarne a costruire altri", spiega il ministro della Salute, Roberto Speranza. Infine, è Dario Franceschini a sottolineare: "Mi pare che serva un lavoro di squadra in cui ognuno fa la propria parte. Se la squadra vince, vince tutta. Non vince qualcuno da solo".