All'indomani della sentenza della Corte costituzionale, pressing dei partiti di maggioranza, guidati da Pd e M5s, affinché il Parlamento affronti al più presto il tema del fine vita, che torna al centro del dibattito politico. Sul fronte dei partiti di opposizione, ribadiscono, invece, la loro contrarietà Lega e Fratelli d'Italia, mentre Forza Italia conferma di avere sul tema "sensibilità diverse" al suo interno.
L'invito alle Camere a esaminare le proposte di legge su fine vita, eutanasia e suicidio assistito - pià di una decina quelle presentate da inizio della legislatura - è arrivata innanzitutto da Marco Cappato, sul cui caso, risalente al 2017, quando accompagnò Dj Fabio nel 2017 a morire in Svizzera, si è pronunciata mercoledì la Consulta, giudicando non punibile chi a certe condizioni agevola il suicidio. Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni ha chiesto "subito l'apertura del dibattito parlamentare e una buona legge".
"È una sentenza storica", ha affermato Luigi Di Maio. "Ora si dialoghi in Parlamento per vedere se c'è la possibilità di trovare un accordo su un testo". "Bisogna lasciar lavorare il Parlamento" che "è sovrano", "il governo non deve intervenire", ha sottolineato il capo politico del Movimento 5 stelle. Mentre dal Pd, il capogruppo al Senato Andrea Marcucci si è rivolto direttamente ai presidenti delle Camere chiedendo di "attivarsi per incardinare le leggi sul fine vita". "Il ping pong tra laici e cattolici è fuori dal tempo, ci sono sensibilità diverse ma deve prevalere l'esigenza di trovare un punto comune", ha esortato.
Alla richiesta hanno risposto Roberto Fico e Elisabetta Casellati. "La Consulta si è espressa in un modo molto chiaro, il Parlamento adesso dovrà darsi da fare e lavorare al meglio nel solco di ciò che ha espresso la Corte Costituzionale", ha sollecitato Fico. Dal canto suo, Casellati ha garantito che "il Senato farà la sua parte". "Io penso che noi qui dovremmo mettere immediatamente all'ordine del giorno questo tema sui vari disegni di legge che giacciono in commissione e spero che il Parlamento che è il luogo del dibattito, della sintesi anche politica, tenga conto delle tante sensibilità che ci sono su questo tema come su tutti i temi di carattere etico".
"Il Parlamento - ha tenuto a precisare la presidente del Senato - si è trovato di fronte ad un argomento molto molto difficile e la Camera non è riuscita a trovare una composizione nel giro di un anno. Avendo la Camera finito di lavorare il 31 di luglio ed essendoci poi stata la crisi politica, il Senato non ha avuto purtroppo la possibilità di entrare nel merito di queste complesse questioni".
No di Salvini e Meloni al "suicidio di Stato"
Contrari a quello che definiscono il "suicidio di Stato" la Lega di Matteo Salvini e FdI di Giorgia Meloni. "Vedremo il testo che arriverà in Parlamento, ma se si parla di suicidio per legge e di suicidio di Stato, io non lo voto, perché la vita è sacra", ha affermato il segretario leghista. "Lo Stato che legittima il suicidio non è il mio Stato - ha aggiunto - è una scelta che riguarda le famiglie, i medici, non entro nel merito dei drammi personali. Un Paese civile dovrebbe investire per la ricerca, per la cura, per le cure palliative e per sollevare dal dolore inutile famiglie che sono abbandonate a se stesse".
"La sentenza della Corte costituzionale è una doppia sconfitta - ha detto Meloni -. È una sconfitta per la politica e il Parlamento, che hanno deciso di abdicare al loro ruolo e di non decidere. È una sconfitta per la nazione, perché quella dei giudici costituzionali è una decisione che apre un varco alla possibilità di legalizzare il suicidio assistito e introdurre l'eutanasia nel nostro ordinamento. È uno scenario preoccupante e sconcertante che Fratelli d'Italia contrasterà con forza e decisione. Per noi la vita è sacra ed è degna di essere difesa dall'inizio alla sua fine".
Diversa la posizione di Forza Italia. Da una parte, ci sono gli azzurri, come Maurizio Gasparri, che lamentano come la sentenza della Consulta apra "la strada all'eutanasia e al suicidio con la complicità dello Stato". Mentre la capogruppo al Senato Annamaria Bernini ha detto di ritenere una "sconfitta del Parlamento che questa delicatissima scelta sia ricaduta sulla Consulta". Bernini ha riconosciuto le "diverse sensibilità anche all'interno di Forza Italia", sostenendo che, però, a suo giudizio, è "ingiusto impedire a un malato di autodeterminarsi". "Ora il Parlamento legiferi", ha chiesto.