Era stato in qualche modo profetico ieri Salvini con i suoi al gruppo della Lega. Ora - ha ragionato secondo quanto riferiscono fonti parlamentari - siamo di fronte ad una luna di miele. Sta andando tutto bene, ma preparatevi che sicuramente arriveranno periodi meno positivi. Perciò serrate i ranghi, siete tutti sotto i riflettori.
È arrivata una vicenda giudiziaria a scuotere il governo giallo-verde, il Movimento 5 stelle e anche la Lega. Nel Movimento sotto traccia si fa sentire l'ala ortodossa, composta da quei parlamentari che fanno riferimento al presidente della Camera, Fico, e che chiedono che non siano fatti sconti. Nel mirino pure il Guardasigilli Bonafede che portò, secondo quanto sottolineato anche dalla sindaca Raggi, Luca Anzalone, ormai ex presidente di Acea, alla corte pentastellata.
Il fianziamento da 250 mila euro ad un'associazione del tesoriere della Lega
Renzi chiede che il ministro della Giustizia riferisce in Aula. "È molto più facile fare la voce grossa con 600 persone in mezzo al mare, con le Ong e con le associazioni di volontariato, che fare la voce grossa con i palazzinari", attacca il dem Delrio. Nel mirino del Pd è finito anche il Carroccio. Innanzitutto per quel finanziamento di 250mila euro all'associazione 'Più voci' rappresentata dal tesoriere e deputato del partito di via Bellerio, Centemero. Somma che, questa la difesa della Lega, non coinvolge assolutamente il partito, non è stata utilizzata per fini di campagna elettorale o attività politica ma destinata, tramite erogazione volontaria, a promuovere operazioni culturali e sostenere radio Padania.
Le cene di Parnasi
Secondo le carte dell'inchiesta è emersa anche una cena tra l'imprenditore Parnasi, l'ex presidente di Acea Lanzalone e Giorgetti. Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, incontrando a palazzo Chigi esponenti leghisti entrati al governo, ha minimizzato la portata di quegli incontri. Mai ricevuto pressioni o fatto favori, ha sottolineato secondo quanto raccontato da chi è andato a trovarlo.
"Si è fatto una risata", spiega un deputato del Carroccio. La tesi nel partito di via Bellerio è che quando la Lega era un partito piccolo non dava fastidio, ora che è centrale verrà attaccata anche sul fronte giudiziario. Nessuno nel partito di via Bellerio nega i rapporti di lunga data tra Giorgetti e l'imprenditore ma - il 'refrain' di deputati e senatori - non c'è alcuna natura politica, nulla da temere, nessun conto nascosto, anche i soldi per la campagna elettorale sono arrivati dalle nostre tasche. Sull'incontro tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Lanzalone e Parnasi ha ironizzato anche Salvini: "Giorgetti? Organizza cena segreta con me... Per parlare di calcio".
"Anche io - ha sottolineato il segretario del Carroccio - in passato sono andato a vedere una partita all'Olimpico con Parnasi...pensa te. Se ha commesso dei reati è giusto che paghi, ci mancherebbe. Lo conoscevo come persona corretta e simpatica ma non faccio il giudice". I timori di possibili risvolti dell'inchiesta romana sono sotto traccia soprattutto tra i pentastellati. Ieri Luigi Di Maio (a palazzo Chigi ha scelto le stanze al terzo piano, quelle di solite destinate ai vicepremier mentre il fedelissimo Spatafora è approdato al primo al fianco degli uffici del premier Conte) ha avuto un incontro al ministero con un gruppo di sottosegretari e ha sottolineato, viene riferito, la necessità che M5s rilanci le sue battaglie, che non sia visto come al traino del Carroccio.
È lo stesso Salvini a confutare la tesi secondo la quale sia il partito di via Bellerio a comandare: "Non sono certo io a decidere tutto".