"Oggi, per la prima volta nella storia della Repubblica, i giudici stanno bloccando l’attività di un partito politico. I pm vogliono bloccare i fondi della Lega Nord". Come si legge sul Corriere della Sera, è il segretario Matteo Salvini in una conferenza stampa organizzata a Montecitorio a dare l’annuncio che, a seguito della richiesta del tribunale di Genova di bloccare i fondi del Carroccio a garanzia dei soldi utilizzati "in maniera impropria" da Umberto Bossi, alcune banche, a livello locale (in Emilia, in Liguria, a Bergamo, a Trento ) hanno negato l’accesso ai conti correnti di dirigenti locali della Lega. E adesso, scrive La Stampa, gli amministratori del Carroccio non sanno come fronteggiare le spese per l’organizzazione della prossima manifestazione di Pontida e quelle in vista dei referendum in Lombardia e Veneto. Come scrive Repubblica, sul provvedimento Salvini dice: "a noi non è stato recapitato nulla, non abbiamo nessun atto in mano". Poi attacca: "C'è una scheggia della magistratura che fa politica e vuole mettere fuori legge la Lega, vogliono farci fuori, metterci nelle condizioni di non esistere". Si sta cercando di arrestare l'avanzata della Lega che è al suo massimo storico, aggiunge. "Ma se pensano di fermarci o spaventarci si sbagliano", garantisce Salvini.
Lo sfogo di Matteo Salvini: "Non ci fermeranno"
Sequestrati conti locali della Lega
Finora, riferisce lo stesso segretario in conferenza stampa alla Camera, "sono stati bloccati i conti correnti di Imperia, Bologna, Bergamo, Sanremo e Trento". Al momento non sembra essere stato bloccato il conto della Lega nazionale, ma quelli di sezioni locali, come Bologna, Trento, Imperia ed altre. Insomma, "per mano della magistratura si sta provando a mettere fuori legge un partito, senza nessun atto formale in tasca, non ci è stato consegnato nulla". La Lega, scrive Huffington Post rischia di trovarsi ad affrontare appuntamenti considerati cruciali come la kermesse annuale di Pontida, i referendum sulle autonomie fiscali in Lombardia e Veneto, e la campagna elettorale delle prossime elezioni Politiche senza la possibilità di poter ricorrere ai fondi in cassa.,
Come nasce la richiesta di 49 milioni
La richiesta di blocco cautelativo è partita dalla procura di Genova un mese dopo la condanna a due anni e mezzo dell’ex segretario Umberto Bossi e a 4 anni e dieci mesi dell’ex tesoriere Francesco Belsito per truffa ai danni dello Stato (fra il 2008 e il 2010 chiesero e ottennero decine di milioni di rimborsi pubblici per attività politiche mai fatte). Il Tribunale aveva anche deciso per una confisca di 49 milioni di euro alla Lega (contro i 56 richiesti dalla procura), ma solo dopo il terzo grado di giudizio. Ora, però, nel timore che quella cifra non venga mai recuperata, il pm di Genova Paola Calleri, titolare del fascicolo, ha chiesto il sequestro cautelativo con il blocco dei conti bancari e dei patrimoni immobiliari del partito.
Per approfondire: Per davvero la Lega rischia la bancarotta?
Cosa potrebbe succedere alla Lega
Con l'accoglimento da parte dei giudici della richiesta della procura, come scrive Matteo Indice sul Secolo XIX, “non è difficile capire quanto potrebbero essere drastiche le ripercussioni sui bilanci leghisti: il 2016 è stato chiuso con un rosso da un milione, 164 mila euro di depositi bancari e 436 di ‘valori in cassa’. E l’eventuale sequestro si profila come una specie di spada di Damocle perenne fino al tetto fissato dai magistrati, laddove anche in futuro dovesse spuntare un po’ di liquidità”.
Nella sua analisi politica, Gianluigi Paragone (già direttore de ‘La Padania’), sul Fatto Quotidiano scriveva qualche giorno fa che se “fossimo nel gioco del Monopoli, Matteo Salvini sarebbe vicino al crac finanziario. In molti staranno pensando: ‘Bene, così impara a dare addosso ai clandestini, all’Europa, all’euro, ai poveracci eccetera eccetera’. In democrazia, però, non funziona così: le partite politiche si vincono o si perdono nell’urna”.
Campagna elettorale
Con quali soldi, dunque, la Lega finanzierebbe la campagna elettorale? In un'intervista a Linkiesta, il tesoriere della Lega, Giulio Centemero, ha indicato la via: “Ci organizzeremo con raccolte di fondi ad hoc, i nostri militanti e Matteo Salvini hanno già dato prova di fare miracoli…”. Una via da seguire per evitare la bancarotta potrebbe essere quella di mettere in vendita i beni immobiliari del Carroccio. La Lega ha due società partecipate, spiega Centemero, “una di queste è proprietaria degli immobili: via Bellerio, il prato di Pontida, due vetrine nella periferia di Milano e poche altre realtà, ma non di pregio, perlopiù strutture acquistate nel passato e adibite a sedi territoriali del movimento”. Poi c’è “l’ex scuola Bosina di Varese (l’istituto gestito dalla moglie di Umberto Bossi, Ndr) che è stata ristrutturata e data in affitto”.
La sede di via Bellerio non si vende
Inevitabile, dunque pensare alla vendita della sede del partito. Ma di questa ipotesi il tesoriere di Salvini non ne vuol sentir parlare: “Via Bellerio non è in vendita. Abbiamo organizzato meglio la situazione, accentrando tutte le attività in un’unica palazzina. In questo modo siamo riusciti a contenere meglio i costi, dalla luce al riscaldamento. Sugli immobili la nostra è una gestione virtuosa”.