Alleato, ma non troppo. I populisti europei con i quali la Lega da tempo corteggia l'idea di un fronte unico per le elezioni europee del maggio 2019 hanno più volte deluso Matteo Salvini, ma il colpo non era mai stato così duro come quello inferto dal cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, presidente di turno dell'Unione Europea.
"Non abbiamo comprensione per la proposta di bilancio che l'Italia ha inviato a Bruxelles, non pagheremo certamente le promesse elettorali e populiste degli altri" ha scritto su Twitter, "Ci aspettiamo quindi che il governo italiano rispetti le norme vigenti, i criteri di Maastricht valgono per tutti".
Dalle convergenze...
Kurz e l'attuale ministro dell'Interno Salvini nei mesi scorsi avevano trovato diverse convergenze sulla politica europea, soprattutto riguardo i migranti. Il governo austriaco, insieme a quello ungherese, è considerato tra i più vicini all'attuale esecutivo giallo-verde. Però più si entra nei dettagli del rapporto fra il governo gialloverde e i suoi (teorici) alleati in Europa, più emerge un paradosso di fondo: molti tra i leader Ue affiancati da Salvini nella 'internazionale populista' scrive il Sole 24 Ore sono, in realtà, schierati su linee che finiscono per intralciare i progetti dell’esecutivo gialloverde.
...alle divergenze
Il divario più evidente è sulla questione migratoria, dove gli interessi dei 'patrioti' dell’Est, dell’Austria e di una certa Germania sono all’opposto dell’Italia. Ma anche le politiche di bilancio evidenziano una differenza di vedute che stonerebbe all’intero di una famiglia politica comune in Europa, sempre che se ne riesca a definire una in vista delle urne di maggio 2019.
Proprio il 7 ottobre Kurz aveva annunciato che Vienna avrebbe presentato alla Commissione una bozza di bilancio con deficit/Pil pari allo zero per cento, mentre l’Italia insiste su una manovra che lo farà lievitare al 2,4%. Viktor Orbán, nonostante le varie tensioni con la comunità, non ha mai messo ufficialmente in dubbio il rispetto dei parametri di Maastricht, anche perché l'Ungheria e gli altri Paesi di Visegrad ricevono dall’Europa molti più fondi di quanti ne versino
Questa è un'altra differenza di peso con Italia (in credito di circa 2 miliardi, dati dalla differenza tra i 12 versati e i quasi 10 ricevuti). In totale, nel solo 2017, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria hanno versato 5,7 miliardi di contributi a fronte di 21,3 miliardi di euro di fondi incassati da Bruxelles.