Così non andrete da nessuna parte, ha di fatto detto il Commissario europeo Jean-Claude Juncker al premier Giuseppe Conte nell’incontro del 2 aprile a Palazzo Chigi. Certo, “davanti alle telecamere sono sorrisi, calorose strette di mano e buoni sentimenti (…) ma a porte chiuse, nell’incontro a Palazzo Chigi Juncker è ben più ruvido: al punto di sottolineare che se da qui a giugno il governo non rilancerà la crescita, sarà chiamato a pagarne il conto” annota nella cronaca di giornata la Repubblica. Tanto più che “alcuni ministri italiani sono bugiardi” incalza il Commissario, così come titola il Corriere a pag. 5 (e un po’ tutti i giornali).
Sono bugiardi perché non vi raccontano, meglio ancora: “Mentono ai cittadini dicendo che li abbiamo lasciati da soli mentre abbiamo dato 130 miliardi all’Italia” tra investimenti e fondi strutturali europei. Quindi, sulla crescita, sprona l’Italia a “fare di più”. Riporta Il Fatto le parole del Commissario, esplicitate con una nota una volta rientrato a Bruxelles dall’incontro romano con il premier Conte: “Il piano Juncker ha creato investimenti nell’ordine di 63,3 miliardi. I fondi strutturali, il sostegno europeo per rinvigorire l’economia, sono più di 44 miliardi. Complessivamente il sostegno europeo all’Italia ammonta a 130 miliardi. C’è un italiano, uno solo, che lo sa?”
L’Italia, sotto pressione, sembra accerchiata, come sottolinea Il Giornale, perché tutti gli organismi internazionali – Ocse, Fmi, Presidente Ue – sulla questione della crescita, punto debole del Paese, sono “all’attacco dell’esecutivo”. “Il punto su cui divergono le analisi di Palazzo Chigi rispetto a quelle dei principali osservatori mondiali è questo: Conte è convinto che la frenata dell’Italia sia imputabile agli effetti derivanti dalla guerra dei dazi. Questa posizione è stata espressa a Juncker, che però la pensa diversamente. Dicendosi ‘un po’ inquieto nel vedere che l’economia italiana non cessa di regredire’”, Ma il pensiero del Commissario europeo viene rintuzzato in un’intervista al Corriere da Massimo Castaldo, 33 anni, vicepresidente M5S del Parlamento Europeo, perché espresso “da chi per anni ha difeso le misure di austerity in Grecia e nel Sud Europa, per poi limitarsi a un tardivo quanto ipocrita “forse abbiamo sbagliato qualcosa”... Dopo questi 5 anni la decenza dovrebbe suggerire a Juncker di analizzare, piuttosto, i propri errori. E di portare rispetto al governo italiano”. “L’economia italiana è fanalino di coda in Europa da troppi anni: la vera notizia è che Juncker faccia finta di accorgersene solo adesso. È un problema strutturale accentuato, oggi, dal calo della crescita su scala globale” puntualizza Castaldo.
Sulla stessa linea è anche Il Fatto Quotidiano, per il quale “Juncker non conta più nulla: attacca, ma nessuno replica” come si può leggere in un titolo a pag. 3. Secondo i calcoli del quotidiano diretto da Marco Travaglio, poi, le tabelle della stessa commissione Ue dicono infatti “che dal 2000 al 2017 l’Italia ha versato a Bruxelles circa 234 miliardi di euro ricevendone indietro 189 con uno sbilancio di 45 miliardi, peraltro in peggioramento negli anni (oltre 34 miliardi sono stati accumulati dal 2008). Anche il mitologico piano Juncker è un po’ meno rilevante di come sembra: i soldi veri sono 9,68 miliardi spalmati su diversi anni che dovrebbero (ma è una stima) innescare investimenti per 63 miliardi. Si potrebbe dire che è campagna elettorale, ma la novità vera è che a sera ancora non risultavano risposte ufficiali del governo italiano o di singoli ministri: Juncker è un quasi ex tutto, a questo silenzio dovrà abituarsi a breve”.
E anche per Libero il giudizio è che “la Ue ci prende in giro” e “Juncker vaneggia ancora: ‘L’Europa ama l’Italia’”, come a dire: ma quando mai? La riprova? dal presidente della Commissione è infatti l’intero stanziamento promesso, del quale, a dicembre, risultava essere stato consegnato al nostro Paese appena un terzo: 360 milioni di euro, su un totale di 950. Soprattutto, quel “sostegno” si riferisce ai sette anni del periodo 2014-2020 ed equivale dunque a 136 milioni ogni dodici mesi. Mentre l’Italia ha speso, solo nel 2018, ben 5 miliardi per tutte le voci riguardanti gli immigrati, dal soccorso in mare e l’accoglienza sino alle spese per l’istruzione e la sanità. La solidarietà della Ue, insomma, non copre nemmeno il 3% dei costi economici dell’immigrazione (lasciando da parte quelli sociali, la sicurezza e tutto il resto)”. Bel coraggio, dunque, “a venire qui a dirci che non ci dovremmo lamentare,accusando «alcuni ministri italiani» -il riferimento è innanzitutto a Matteo Salvini - di essere ‘bugiardi’, perché ‘non rivelano le somme destinate all’Italia dall’Unione’”.
Per far fronte alla crisi, secondo il nuovo segretario della Cgil, Maurizio Landini intervistato da la Repubblica “i soldi si vanno a prendere dove ci sono” ovvero “serve, finalmente, una riforma fiscale degna di questo nome. È stato un errore gigantesco non averla fatta finora. Non deve riguardare solo le detrazioni sui redditi da lavoro e dei pensionati che sono comunque necessarie, bisogna intervenire sulle ricchezze per una lotta contro le diseguaglianze”.
All’intervistatore che gli chiede se pensa ad una “patrimoniale”, il sindacalista risponde: “Non mi soffermerei sui nomi. Lo chiamo tributo di equità contro le diseguaglianze. Ma, insomma, basta voler aprire gli occhi per vedere come il livello di diseguaglianza sia cresciuto enormemente nel nostro Paese. Penso che un prelievo di questo tipo debba essere finalizzato a un piano per gli investimenti”. Ma se “l’economia perde slancio ma non stiamo entrando in recessione”, come titola Il Messaggero a pag.3, “il diktat Ue” è chiaro: “Manovra a giugno o scatta l’inflazione per debito” avvisa il quotidiano della capitale. “La richiesta degli ’sforzi supplementari’ avanzata da Juncker rappresenta una sorta di benevolo e ‘unofficial’ altolà in vista del 6 giugno quando Bruxelles si pronuncerà valutando anche quanto contenuto nel Def” scrive il quotidiano di via del Tritone, che chiosa: E “il Quirinale è ben consapevole”.