“Anche la Chiesa benedice lo ius soli”. Così titola in fascia alta di prima pagina la Repubblica, sopra l’apertura, l’intervista a Monsignor Paglia, ministro di Papa Francesco. Accanto, la foto dei due ragazzini eroi, Rami Shehata e Adam El Hamami, con i carabinieri che li hanno salvati, immortalati nello studio di Fazio, che ieri sera li ha intervistati nel corso della trasmissione “Che tempo che fa” su Raiuno. Secondo l’alto prelato “quella legge va fatta, il governo voli più alto”.
Il dibattito sula cittadinanza si è improvvisamente riacceso dopo l’episodio che ha visto due ragazzini salvare i compagni di classe nel pullman dirottato e dato alle fiamme dall’autista di un pullman scolastico, mercoledì a San Donato, da Ousseynou Sy. Oggi Monsignor Paglia la definisce “una legge a vantaggio del Paese” tanto più che “una legislazione in merito trova una consonanza in tantissimi altri Paesi avanzati, come ad esempio gli Stati Uniti, non vedo perché dovremmo restare indietro”. Del resto, “l’accoglienza è il filo che tiene insieme il pontificato di Francesco” precisa il sacerdote.
Minniti: "Per il Pd è una battaglia identitaria"
E dopo le 23 marzo dell’ex ministro del Rio, domenica Walter Veltroni ha approfondito il tema con un’intervista, sempre al quotidiano diretto da Carlo Verdelli, esortando sullo ius soli il Pd a non “aver paura di andare controcorrente” perché bisogna aver coraggio “a declinare i propri valori”, oggi interviene, ancora su la Repubblica, l’ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni, Marco Minniti, accusato per altro da molti compagni, di partito e non, di non essere stato affatto leggero in merito alle politiche e alla gestione dei flussi migratori durante il proprio mandato. Ma l’ex ministro rileva che “sull’immigrazione il governo alimenta la tensione” ed esorta il Pd a “battersi per lo ius soli” perché “non si può andare avanti con l’ossessione dello straniero senza rompere con le regole della democrazia”. E ancora: “Consentiamo a Zingaretti di cimentarsi nella sfida sulla nuova cittadinanza” in quanto per il Partito democratico si tratta “di una battaglia identitaria e va fatta anche a rischio di perdere voti”.
“Può darsi che Del Rio e Veltroni abbiano ragione, che lo «ius soli» avrebbe favorito una più definita connotazione identitaria della sinistra facendole guadagnare un maggior numero di voti” scrive Paolo Mieli sul Corriere della Sera. “E che quindi sia opportuno riproporlo adesso”, prosegue l’ex direttore indirettamente rispondendo a Minniti. “Ma — al di là del fatto che chi scrive condivide appieno il principio dello ius soli — deve essere chiaro che mentre ai cittadini comuni, ai giornalisti, ai vescovi, ai cantanti, agli scrittori, agli artisti è concesso di manifestare le proprie opinioni senza darsi cura delle conseguenze elettorali, ai leader politici non dovrebbe essere consentito di dare testimonianza del proprio ‘coraggio’ ad eventuale detrimento del volume di consensi che si riuscirà poi a conquistare sul campo”.
I capi di un partito a ‘vocazione maggioritaria’ dovrebbero, per definizione, dare un seguito a quella ‘vocazione’ e prendere la maggioranza dei voti. Quantomeno quella relativa. A loro non dovrebbe essere concesso di condannare il proprio partito ad una o più legislature in cui altro non può fare che manifestare disappunto nei confronti di chi quella maggioranza l’ha saputa conquistare. Qui sta il punto”.
La sfida della famiglia
Nella stessa pagina delle analisi e dei commenti del quotidiano di via Solferino dove scrive Mieli, il sociologo Mauro Magatti, docente alla Cattolica, afferma che “La sfida della famiglia è il futuro, non il passato” si chiede: “Perché la legge dovrebbe sindacare il modo in cui le persone si amano? Come non concordare con una tale affermazione? Assumendo, implicitamente, che lo spazio pubblico sia la somma di decisioni individuali, tale posizione sottovaluta però sia le condizioni che le conseguenze aggregate della trasformazioni in corso. Da una parte, le posizioni progressiste sembrano incuranti del nesso tra individualizzazione-tecnicizzazione-commercializzazione di cui si nutrono i mutamenti in atto. Siamo sicuri che il modello di famiglia oggi proposto non sia semplicemente funzionale alla società tecnocentrica? E soprattutto, come non vedere che il processo in corso — nascendo dall’incontro tra diritti individuali e possibilità tecniche — va nella direzione di ridurre la generazione a fabbricazione, con rischi incalcolabili dal punto di vista della libertà (come Hannah Arendt ha insegnato)?” Così, nelle relazioni, “la differenza non deve diventare uguaglianza, ma riuscire a favorire la libertà di tutti” conclude. “La famiglia più bella dobbiamo ancora vederla”.
E poi c’è l’attacco a testa bassa di Pif a Salvini, Il Giornale su una “Sinistra come Tafazzi: pretende lo ius soli dal governo gialloverde”. “Il Pd prova a rompere l’asse M5s: sforzo vano. Salvini non ne parla, vedrà Rami” titola e riassume il quotidiano diretto da Sallusti.
La Repubblica, infine, racconta a pag. 7 che sono “un milione di bimbi e ragazzi che attende la riforma, nelle scuole sono 1 su 10”. Le prime nazionalità di origine sono quella romena e albanese. Incidenza maggiore in materna ed elementari, dedicando poi un articolo al Congresso Mondiale sulla famiglia in programma a Verona sabato prossimo annunciando che “contro il congresso sovranista” dove ha confermato la sua presenza il vicepremier pro-family Salvini sono attesi 20 mila manifestanti.