Mentre prosegue il botta e risposta tra Matteo Salvini e Roberto Saviano, con il ministro dell’Interno che mette in discussione la scorta allo scrittore minacciato dalla mafia, Antonio Ingroia è già da un mese senza protezione. Lo riferisce il Fatto Quotidiano, secondo cui a maggio il Viminale ha comunicato all’ex pm “condannato a morte” da Cosa Nostra, che ora non è più “a rischio”.
I fatti
Ora avvocato, già giovane collaboratore di Paolo Borsellino, Ingroia è stato il pm palermitano che ha avviato le indagini sulla trattativa tra Stato e Mafia, poi portate a processo dal magistrato Nino Di Matteo, il quale il 20 aprile 2018 ha ottenuto la condanna in primo grado di uomini delle istituzioni come Mario Mori, di “mediatori” come Marcello Dell’Utri e di boss come “Antonino Cinà”.
Un paio di settimane dopo la sentenza sulla trattativa, agli inizi di maggio, a Ingroia arriva una lettera del prefetto di Palermo. Con un linguaggio burocratico gli comunica che, d’intesa con il prefetto di Roma, l’Ucis – ufficio centrale interforze per la sicurezza personale – ha valutato che non esiste più per lui una “concreta e attuale esposizione a pericoli o minacce”, dunque gli viene revocata la protezione.
La palla passa a Salvini
Il 16 maggio, Ingroia scrive all’allora ministro dell’Interno del governo Gentiloni, Marco Minniti, e al capo della polizia, Franco Gabrielli. L’avvocato non contesta la decisione, ma ci tiene a far sapere che non solo l’ha colto di sorpresa, ma non la condivide nemmeno. Il ministro uscente passa la palla al capo della polizia e al nuovo governo. A questo punto Ingroia manda una lettera, il 4 giugno, al nuovo ministro Salvini in cui chiede di essere ricevuto per spiegare di persona. Non ottiene risposta, ma gli viene fatta una concessione: “una protezione di vigilanza dinamica. A orari convenuti”. In pratica, se comunica per tempo, via email quando esce di casa, per quell’ora arriva un’auto della polizia che si piazza sotto casa. Una protezione ritenuta dagli esperti del tutto inefficace, in presenza di pericoli seri.
Perché la scorta
L’ex magistrato ha la scorta dal 1991, quando lavorava al fianco di Borsellino, dunque da 27 anni. Nel tempo è più volte cambiata l’intensità della protezione, passando dal secondo al quarto livello di rischio. Negli ultimi anni si era ridotta a due uomini che lo scortavano però in tutti i suoi spostamenti. “Ci sono personaggi della politica che restano sotto scorta” - ricorda Nino Di Matteo – “e alcuni da anni non hanno più alcun ruolo politico. Ingroia invece è lasciato senza protezione”.
Il caso Saviano
Intanto continua a tenere banco la polemica tra Salvini e Saviano. "Verificheremo tutti i servizi di vigilanza, sono quasi 600 e occupano circa duemila uomini delle forze dell'ordine", ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini, a margine della visita alla villa confiscata ai Casamonica. "Non spetta a me scegliere, chi di competenza valuterà. Molti di questi servizi sono chiaramente giustificati, ma qualcuno di questi può essere rivisto".
L'Italia è il Paese occidentale con più giornalisti sotto scorta perché ha le organizzazioni criminali più potenti del mondo, ma Matteo Salvini, ministro degli Interni, invece di contrastare le mafie, minaccia di ridurre al silenzio chi le racconta. #MinistrodellaMalavita pic.twitter.com/LRaHobx8c6
— Roberto Saviano (@robertosaviano) 21 giugno 2018
“Buffone", ha replicato Roberto Saviano, in un video su Twitter. "E secondo te, Salvini - afferma lo scrittore -, io sono felice di vivere così da undici anni? Più di undici anni... Ho la scorta da quando ho 26 anni, ma pensi di minacciarmi, di intimidirmi. In questi anni sono stato sotto una pressione enorme, la pressione del clan dei Casalesi, la pressione dei narcos messicani. Ho più paura a vivere così che a morire così. E quindi, credi che io possa avere paura di te?”.
In difesa di Saviano è intervenuto anche il presidente della Camera, Roberto Fico: “L’Italia è il Paese che ha nel suo ventre tre fra le più grandi organizzazioni criminali internazionali: mafia, camorra, ‘ndrangheta. Tutti i cittadini, gli imprenditori e gli intellettuali che hanno avuto il coraggio di opporsi alla criminalità organizzata devono essere protetti dallo Stato – ha scritto su Facebook – Spero che al più presto questo male possa essere definitivamente sradicato, diventando così solo un brutto ricordo. In questo modo nessuno dovrà più essere scortato perché finalmente libero.”