Gli artificieri del governo sono al lavoro per sminare la nuova mina sul percorso del Conte II: il Mes, il meccanismo di stabilità europeo, sarà il piatto del giorno al tavolo del vertice di maggioranza che, con ogni probabilità, si terrà nella serata di domenica.
In quella sede si cercherà un punto di caduta tra chi ritiene che il testo della riforma europea non debba tornare in Parlamento e chi, invece, ritiene che un 'supplemento di indagine' sia necessario. Una richiesta esplicita di Luigi Di Maio, quest'ultima, e sul tema il Capo Politico del M5s sembra raccogliere molte delle preoccupazioni manifestate dal leader della Lega Matteo Salvini.
Andando con ordine: la riforma del Mes è stata esaminata dal parlamento lo scorso giugno e le Camere, in quella occasione, avevano approvato una risoluzione che prevedeva un nuovo voto in caso di modifiche al testo. Ora, alcune modifiche compaiono nella 'precautionary' - ovvero quella parte del Mes che riguarda le linee di accesso al credito per i singoli stati dell'Unione Europea - con una "ulteriore definizione di criteri quantitativi già esistenti e con l'eliminazione dell'obbligo del memorandum d'intesa, sostituito da una semplice lettera", come spiegato dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che, davanti alle commissioni del Senato, ha ironizzato: "Se tutto questo comporta un cambiamento che determina due categorie di paesi e che attenta alla stabilità finanziaria dell'Italia, io lo trovo comico".
La posizione della Lega
Per Matteo Salvini e la Lega, al contrario, ci si trova davanti a un affronto alla Costituzione tanto che il vice segretario della Lega, Lorenzo Fontana, torna a chiedere un intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E se fra Conte e Salvini si è già alle carte bollate, con la denuncia del primo nei confronti del secondo che lo ha accusato di attentare agli interessi italiani, una sponda al premier e al ministro dell'Economia arriva da Italia Viva: "Spero che il Movimento 5 Stelle non si faccia intimorire dalle urla di Salvini". A parlare è il vice presidente della Camera, Ettore Rosato, che stigmatizza le parole di Di Maio e chiede compattezza di fronte a un provvedimento "deciso assieme al governo".
Le maggioranze trasversali possibili
Lo spettro che si materializza, però, è la formazione di maggioranze trasversali tra le forze politiche che sostengono il governo sul Mes, ma anche sulla prescrizione. Sul primo punto, è Salvini a dire di "contare sulla coerenza dei 5 Stelle e di parte del Pd, Conte invece da tempo non difende più l'interesse nazionale italiano". Sulla prescrizione, invece, i timori sono che il Pd possa votare contro il testo della riforma.
Il vice segretario dem, Andrea Orlando, dice di non volere "passi indietro sulla prescrizione, ma passi avanti sul processo penale. Multe e minacce di disciplinare non funzionano. Al ministro continuiamo a chiedere soluzioni concrete". In altre parole, secondo Orlando l'abolizione della prescrizione per i condannati in primo grado non farebbe che aggravare lo stato dell'arretrato penale, quella lunga lista di processi che giace sulle scrivanie dei giudici di mezza Italia.
E nella giornata di sabato è intervenuto duramente anche l'esponente di Base Riformista, Franco Vazio: "L'abrogazione mascherata della prescrizione non può essere accettata". E se è vero che base Riformista nasce come area alternativa alle correnti di maggioranza guidate da Orlando e Franceschini, è pur vero che negli ultimi mesi, come spiegano fonti di primo piano del partito, ha mostrato un "altissimo grado di lealtà" nei confronti del segretario.
In altre parole, il no all'abolizione della prescrizione è ormai un linea largamente rappresentata nel partito. Un punto di caduta tra le due posizioni potrebbe essere rappresentato dalla contestuale riforma del processo penale che preveda il ricorso massiccio a "riti alternativi", come chiesto anche dall'Associazione nazionale magistrati. Su questo, un elemento di chiarezza potrebbe arrivare da lunedì quando Forza Italia presenterà a Montecitorio un testo per l'abrogazione della riforma Bonafede sulla prescrizione, una mossa - quella degli azzurri - che potrebbe portare a un chiarimento in maggioranza dove già circolano sospetti di assi trasversali fra dem e FI.
Le ultime sulla Fondazione Open
Oltre allo scontro sul Mes e a quello sulla prescrizione, tuttavia, il governo è scosso anche dal caso Open, la ex fondazione renziana finita sotto la lente della Guardia di Finanza. Il caso ha provocato una lunga fila di reazioni, soprattutto dal leader di Italia Viva Matteo Renzi che ha reso ancor più tesi i rapporti con gli alleati. Oggi l'ex premier ha puntato il dito contro un emendamento presentato da Liberi e Uguali accusando gli alleati di aver infilato "di nascosto".
"Domani sera alle 20.30 la commissione Finanze inizia a votare un emendamento particolare che hanno firmato Stumpo e Pastorino, due deputati di Leu. Stiamo parlando delle leggi sul finanziamento ai partiti. Nel silenzio di tutti, sulla legge che equipara fra loro Fondazioni e partiti, mentre prima non erano equiparati, Stumpo e Pastorino dicono in sostanza: 'Per piacere, possiamo applicarla dal prossimo anno ancora?' Forse perchè c'è- si chiede l'ex premier in sala- qualche Fondazione che ha qualche amico di Leu?".
Immediata la risposta dei due esponenti di Leu: "L'emendamento sullo slittamento dell'equiparazione delle fondazioni ai partiti nasce con uno scopo tecnico. La commissione preposta alle verifiche sarebbe infatti chiamata a controllare circa 6 mila organizzazioni e oltre 50 mila politici. Quindi nessuna strumentalizzazione, nè emendamenti scritti in silenzio, ma la necessità di far fronte a una richiesta dagli organi di controllo".
Prima ancora, tuttavia, il deputato di Italia Viva Mauro Del Barba ha attaccato duramente l'attuale maggioranza Pd colpevole, a suo dire, di parlare di "etica" quando, con Renzi segretario, boicottava anche le cene per il finanziamento dello stesso partito. Intanto, mentre la Commissione Bilancio del Senato continua l'esame in sede referente della manovra economica, l'Aula della Camera avvia da lunedì la discussione generale sul decreto fiscale.
Il via libera al provvedimento era atteso sabato ma la seduta è stata sospesa e l'esame riprenderà oggi alle 19. L'approdo in Aula del decreto collegato alla manovra è previsto per la tarda serata di lunedì 2 dicembre e il governo conta di porre la fiducia martedì mattina. La decisione di rinviare i lavori è stata presa, su pressione delle opposizioni, per consentire al governo di sciogliere i nodi ancora aperti. Si tratta ancora sulla norma per il carcere agli evasori.
La maggioranza resta divisa e l'intesa che sembrava raggiunta per una riduzione della stretta sui reati tributari - su cui però Italia Viva continua a chiedere la riduzione a quattro anni e non a quattro anni e mezzo della pena - non è stata ancora formalizzata. Per quanto riguarda la manovra, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, il nodo della revoca delle concessioni autostradali non sarebbe stato ancora affrontato mentre si starebbe lavorando alla riformulazione dell'articolo 91 sull'ammortamento dei beni gratuitamente devolvibili per i concessionari autostradali.