All'indomani dell'endorsement di Beppe Grillo e della condizione posta sul tavolo con il Pd da Luigi Di Maio, il Movimento 5 stelle sembra puntare tutto su Giuseppe Conte. "O lui o il voto", è il mantra che riunisce le diverse anime del M5s, anche quelle più refrattarie all'accordo per un eventuale governo con il Pd, attorno alla proposta fatta ieri sera da Luigi Di Maio a Nicola Zingaretti.
Proposta che al momento è stata respinta da parte di Zingaretti, il quale continua a chiedere "discontinuità" sia nei nomi che nei contenuti, in attesa della direzione del partito che dovrebbe tenersi martedì pomeriggio. Una posizione che al momento non avrebbe l'unanimità di tutto il partito, con l'ala renziana che non chiuderebbe all'ipotesi di un esecutivo con Conte premier a patto che vi sia discontinuità nei contenuti.
Ma l'ex premier - si insiste dal suo staff - si rimette alle decisioni del segretario dem. E fonti 'renziane' non escludono che, alla fine, ci possa essere un ripensamento e una caduta del veto. Il ragionamento su contenuti e persone che fa capo al gruppo di dem più vicini a Matteo Renzi, a sorpresa, però collima con quanto detto dallo stesso presidente del Consiglio dimissionario, interpellato dai cronisti sulle ipotesi di un suo nuovo incarico a margine del G7 di Biarritz, in Francia. "Non credo sia una questione di persone, ma di programmi", ha scandito Conte.
"Posso augurarmi per il bene del Paese - ha aggiunto - che i leader lavorino bene e lavorino insieme. Credo di poter indicare quali siano i temi di cui il Paese ha bisogno. Uomini e persone sono secondari". A chi gli chiedeva poi del 'forno' con la Lega, il premier dimissionario è stato tranchant. "La stagione politica con la Lega "è chiusa" e, per quanto mi riguarda, "non si potrà più riaprire", ha avvertito.
Il fronte 'leghista' nel M5s
Pronta la risposta leghista che lo ha accusato di essere "passato in una settimana al Pd". Intanto, nel Movimento si moltiplicano le voci scettiche nei confronti dell'alleanza con i dem, oltre ai commenti dei naviganti sul Blog delle Stelle o sui profili social M5s. Ai già dubbiosi Alessandro Di Battista, Gianluigi Paragone, Paola Taverna e Stefano Buffagni, oggi si è aggiunto anche Max Bugani. "Noi del voto non dobbiamo avere paura", scandisce il socio di Rousseau. "Qualcuno ripone le speranze di un nuovo governo con il Pd di oggi e come al solito il Pd è sempre pronto a deluderle tutte", avverte.
"Il Pd vuole fare un governo per via della paura e non con il coraggio. Lo vuole fare per paura che Salvini governi da solo, lo vuole fare per paura di andare tutti a casa, per paura di pentirsi di non averlo fatto. Nessuno di queste è per me una ragione in grado di garantire solidità a un eventuale governo M5s-Pd", aggiunge, ponendo i dem davanti all'aut aut 'O Conte premier o voto'.
Nel Movimento 5 stelle ci si attenderebbe che la prossima 'mossa' di alcuni dem, per frammentare i pentastellati, sia quella di rilanciare proponendo che Palazzo Chigi vada al presidente della Camera, Roberto Fico.
"Ma Conte è l'unico che possa superare il voto online su Rousseau", sostengono pragmaticamente fonti parlamentari del Movimento, tra le più scettiche all'accordo coi dem. "Il nostro gruppo parlamentare è al 70% a favore dell'alleanza con il Pd; di questo 70%, il 50% vuole realmente l'accordo, l'altro 50% la vede come l'unica alternativa al voto. E il nome di Conte compatta entrambe le anime". "è questo che diciamo al Pd: o vieni alle nostre condizioni o andiamo a votare. E nel caso di un voto anticipato, il premier dimissionario - è l'auspicio - potrebbe candidarsi contro Salvini". Intanto, continuano a suonare le 'sirenè leghiste. Da via Bellerio si fa trapelare che si sarebbero moltiplicati nelle ultime ore i contatti, a tutti i livelli, tra M5s e Lega.
I contatti tra Lega e M5s proseguono
Il segretario leghista non è rientrato a Milano questo weekend - fanno notare fonti vicine a Salvini -, si trova a Roma, così come domani resterà nella capitale. Come detto ieri nella diretta Facebook, Salvini - si sottolinea - è "assolutamente disponibile a sedersi a un tavolo" con i 5 stelle per "aggiornare squadra e programma". Tra i due vice premier non ci sono state telefonate ma messaggi, sms e whatsapp, viene riferito. "Non si puo' parlare di trattativa in corso ma di moltiplicarsi di contatti, a tutti i livelli", si insiste. "La sensazione è che i 5 stelle abbiano la base in rivolta, che mal digerisce l'alleanza con il Pd", si sostiene. Il vero ostacolo - viene riferito sempre da via Bellerio - non sarebbe politico.
Ma, si spiega, "c'è un problema di mancanza fiducia, da parte di Di Maio, nel rapporto personale con Salvini". Per quanto riguarda la mossa leghista di proposta della premiership a Di Maio, dalla Lega si precisa che non si puo' parlare di "offerta: perché non c'è stata alcuna offerta". "Si tratta comunque di una ipotesi che Salvini in questi giorni non ha mai smentito e che quindi presumibilmente dovrà stare sul tavolo nel momento in cui si dovrebbe riaprire la trattativa". Il tempo comunque è poco e, da qui a martedì, si attenderebbe un nuovo segnale da Salvini nella direzione di un pressing sui 5 stelle.