Sabato 23 gli strali contro la mossa di Salvini di virare su Bernini, la domenica successiva la tregua con Berlusconi che dice di fidarsi dell'alleato, accogliendolo di primo mattino e poi dopo la consacrazione alla presidenza del Senato di Elisabetta Casellati. In poche ore è cambiato di nuovo lo scenario. Grazie alla mediazione di Fratelli d'Italia e alla decisione del Cavaliere di cercare una via d'uscita.
Ma con i fedelissimi l'ex premier non ha nascosto i timori per quello che succederà ora. Oggi è stata decisiva la telefonata tra Salvini e Di Maio, ma la preoccupazione è sul patto con M5s. Nella nota diramata al termine del vertice si è messo nero su bianco che la partita sull'esecutivo non c'entra. Sarà Mattarella a 'dirigerla'. L'ex presidente del Consiglio, tuttavia, vorrebbe giocarla ed esserne coinvolto. Anche per salvaguardare le sue aziende e per impedire che il nuovo 'corso' M5s-Lega nasca contro di lui e non con lui.
Lo scontro interno dentro FI resta sullo sfondo. Alla Camera una buona parte del gruppo ha firmato un documento chiedendo il rinnovo dei vertici. Considerata anche "la delicata fase politica", recita il documento. "Voglio rassicurare i malpancisti, non ho intenzione di fare per 5 anni un mestiere così difficile", la risposta di Renato Brunetta.
Ma nel vertice di domenica mattina, 24 marzo, tra i leader del centrodestra, racconta chi ha partecipato, c'è stato un duro confronto. Romani e Brunetta non hanno condiviso la linea. Lo stesso Brunetta poi in un incontro con i deputati ha raccontato l'esito. È finito tutto, si va verso Lega-M5s. Chi era presente riferisce di uno sfogo terminato con l'evocazione di andare nel misto.
Carfagna e Gelmini sono intervenuti: non drammatizziamo, non è finita la storia di Forza Italia, tocca a noi rilanciarla. Segnali di una tensione interna che potrebbe sfociare nella riunione sulla nomina dei capigruppo che si terrà martedì. Gelmini e Bernini le alternative a Brunetta e Romani, con quest'ultimo per niente soddisfatto del modo in cui si è finiti a dare l'ok a Fico alla Camera e a Casellati al Senato.
Ma la preoccupazione nel partito azzurro non è solo legata alle conseguenze dell'abbraccio, per ora solo istituzionale, con i grillini. Il timore è che sia iniziata l'operazione del partito unico, che Salvini diventi il referente per trattare sui ministeri e sulle amministrative. Prima dell'arrivo di Meloni e Salvini il Cavaliere ha visto i fedelissimi. Si è discusso sul da farsi.
C'era chi era intenzionato a tenere la linea dura e di acconsentire che la Lega optasse per la Bongiorno, chi per convergere sulla Bernini e chi per rilanciare su un quarto nome. Poi nel vertice la scelta di dare l'ok alla Casellati. "Guardiamo agli interessi del Paese con serenità, abbiamo trovato una buona soluzione", ha affermato poi Berlusconi con i cronisti, incontrando successivamente la seconda carica dello Stato. Ma FI resta spiazzata, tra tensioni e malumori l'ex premier dovrà riportare il sereno anche nel partito, dopo la 'pacè siglata con Salvini.