Giuseppe Conte è rimasto a casa fino alle 17 per preparare l'incontro con il Capo dello Stato. La lettura dei giornali, riferisce chi gli ha parlato, non è stata facile. Ed è consapevole che arriveranno altri attacchi dopo quelli legati al suo curriculum. Ora il giurista dovrebbe prendersi fino a venerdì: un tempo disponibile per definire la lista dei ministri. "Quello che sta per nascere sarà il governo del cambiamento", ha spiegato accettando con riserva l'incarico per formare l'esecutivo.
Se salta Savona, Giorgetti è pronto
Al Quirinale, riferiscono autorevoli fonti parlamentari, potrebbe giurare venerdì sera o sabato, mentre la fiducia potrebbe esserci all'inizio della prossima settimana. Conte si appresta quindi ad essere il 65esimo presidente del Consiglio ma sulla squadra di governo è ancora 'totoministri'. La Lega insiste su Paolo Savona al dicastero di via XX settembre. "Se ci sono veti occorrerà spiegarli agli italiani", ha detto Salvini ai suoi. Anche fonti del partito di via Bellerio hanno ribadito di puntare sul nome dell'economista circolato in questi giorni: per noi è lui il candidato per il Tesoro, hanno chiarito. Giorgetti preferirebbe andare a ricoprire il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma, riferisce un big della Lega, qualora dovesse essere lui lo 'scoglio' per far partire il governo, non si tirerà indietro. E nel caso verrà invitato a fare un passo avanti. Ma solo se, sottolineano le stesse fonti, dovesse essere esplicitata la richiesta di cambiare cavallo in corsa.
Il 'piano B'
Il partito di via Bellerio e il Movimento 5 stelle insistono in ogni caso sulla necessità di una figura che non sia un 'europeista ortodosso': il messaggio è che con Bruxelles occorrerà discutere apertamente e non chinare la testa. Ma il problema è che se dovesse saltare Savona, come sembra probabile, si rischia di dover modificare tutto lo schema. A partire dalle caselle delle Politiche comunitarie (in pole position Moavero Milanesi) e gli Esteri (in pista Massolo). Il 'piano B' - con Giorgetti all'Economia - porterebbe Fontana, attuale vice presidente della Camera, ad essere sotto segretario alla presidenza del Consiglio, con delega sull'autonomia e i fondi Ue.
Salvini al Viminale e Di Maio al Mise: tutto confermato
La delega sui servizi sarà affidata a M5s. Al Viminale è previsto Salvini mentre Di Maio dovrebbe essere ministro dello Sviluppo ma è ancora da chiarire (la Lega farebbe resistenza) se ci sarà un accorpamento con il Lavoro. Un dicastero che comunque potrebbe essere destinato ad un esponente grillino. Nel nuovo schema alla Lega andrebbe anche la Sanità (potrebbe andare l'assessore alla Sanità della regione Veneta), oltre all'Agricoltura (ipotesi Candiani), al dicastero sulla disabilità (Bordonali) e al Turismo (Centinaio). Alla Difesa potrebbe esserci una figura terza. Nella delegazione dei pentastellati dovrebbe esserci Bonafede alla Giustizia mentre la casella riguardante le Infrastrutture è ancora da definire.
Il leader del Carroccio incontra Maroni
Stamane, dopo l'incontro con Luigi Di Maio, Salvini si è intrattenuto con il suo predecessore alla guida della Lega, l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni. L'incontro sarebbe stato chiesto da Salvini. I due avevano già avuto un faccia a faccia chiarificatore a Milano dopo il raffreddamento dei rapporti in seguito alla rinuncia di Maroni a correre per un secondo mandato a Palazzo Lombardia. Durante l'incontro Maroni, come ha confermato lo stesso Salvini, non sarebbe stato 'sondato' in merito alla sua disponibilità, che non ci sarebbe d'altronde, per un posto di governo. Ma Salvini potrebbe pensare all'esperienza dell'ex governatore cui lui stesso fa riferimento non per l'esecutivo ma per eventuali incarichi nelle aziende di Stato.
Il nodo della Farnesina
Oltre al nodo dell'Economia, c'è quello degli Esteri. Poltrona, quest'ultima, riservata al presidente di Ispi e Fincantieri, Giampiero Massolo, se dovesse 'resistere' lo schema che prevede Savona al Tesoro. Ma che sarebbe messo in discussione in caso di stravolgimento di questo impianto. Anche per la Difesa si parla di una figura 'terza' e il nome che circola è quello di Elisabetta Trenta, ex consigliere per i ministeri di Esteri e Difesa in Iraq e in Libano, presentata dai M5s come potenziale ministro durante la campagna elettorale.