Alla vigilia del nuovo giro di consultazioni al Quirinale, il governo "giallorosso" prende forma. Cruciale l'incontro serale a Palazzo Chigi tra la delegazione del Pd, composta dal segretario Nicola Zingaretti e dall'ex guardasigilli Andrea Orlando, e quella pentastellata, composta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal capo politico M5s, Luigi Di Maio. Seguiranno domani la direzione del Pd e l'assemblea dei gruppi parlamentari con Di Maio, che, nonostante i tempi strettissimi, potrebbe valutare di chiedere il parere agli attivisti su Rousseau.
Zingaretti avrebbe quindi ceduto sulla conferma del premier uscente, condizione senza la quale i Cinque stelle non avrebbero accettato di proseguire la trattativa. Un ruolo nel governo lo avrebbero quasi sicuramente lo stesso Di Maio - spiegano alcune fonti - Giulia Grillo, Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. La squadra dei dem dovrebbe invece essere composta da Andrea Orlando, Paola De Micheli, Tommaso Nannicini, Roberto Morassut, Ettore Rosato e uno tra Andrea Marcucci e Lorenzo Guerini. Il nome che gira per il ruolo di commissario Ue è quello dell'esponente dem Roberto Gualtieri. Zingaretti non dovrebbe entrare nell'esecutivo.
La Tav non ha diviso solo M5s e Lega, ma anche pentastellati e dem. Anche per questo motivo il Pd, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, vorrebbe un proprio esponente al dicastero delle Infrastrutture (il nome che gira è quello della vicesegretaria De Micheli che però potrebbe anche andare allo Sviluppo Economico) mentre il Movimento 5 stelle propone l'attuale capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli.
Sciolto il nodo sul premier - con Conte confermato a palazzo Chigi - rimangono diverse 'caselle' ancora da riempire. Tra queste il Mef: dovrebbe andare al Pd, ma non sarebbe stato ancora deciso se verrà fatto il nome di Pier Carlo Padoan o quello di Antonio Misiani. Qualche 'chances' anche per l'inquilino uscente Giovanni Tria. Vicepremier unico dovrebbe essere Orlando mentre Di Maio potrebbe mantenere il dicastero del Lavoro, a meno che non passi al Viminale, per il quale sarebbe in lizza anche Franco Gabrielli. Paolo Gentiloni favorito per gli Esteri. Non è escluso che nel governo entri anche un rappresentante di Liberi e Uguali, probabilmente l'ex presidente del Senato, Pietro Grasso, che diventerebbe ministro della Giustizia.
Il premier dimissionario, stando a fonti parlamentari, vorrebbe indicare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e avere voce in capitolo sul programma. Conte avrebbe dato rassicurazioni su alcuni decreti - in primis quello sulla sicurezza - che i dem vorrebbero rivedere e sulla possibilità di una convergenza sulla legge di bilancio.