Il tentativo di Salvini è convincere Berlusconi a formare un governo dei 'vincitori'. Ovvero centrodestra e Movimento 5 stelle. Ma senza il Pd, che ha perso alle urne. Ancora niente nomi su chi possa guidare un eventuale esecutivo e anche i contatti tra Salvini e Di Maio si sono fermati al momento sulle presidenze delle Camere. Ma il dialogo è avviato.
L'obiettivo è arrivare ad una ampia convergenza su una piattaforma programmatica basata innanzitutto sull'economia, sul rilancio della crescita. Senza inciuci, alla luce del sole. Chiudendo la porta ad eventuali governi del presidente o ad altre formule. "Berlusconi fa parte della squadra quindi non c'è scelta. Io parlo a nome del centrodestra non solo della Lega". Continua a chiudere ai 5 Stelle? "Non mi sembra. Stiamo ragionando sui programmi", ha spiegato il leader del Carroccio che ieri ha visto l'ex premier a palazzo Grazioli.
Una visita privata, "abbiamo parlato d'altro", ha specificato Salvini, ma è stata anche l'occasione per un chiarimento sulle posizioni divergenti espresse dai due i queste ore. L'ex premier vuole un esecutivo che possa durare, e anche Salvini non pone limiti temporali.
"Ma no ad un governo a tutti i costi, e se non ci sono le condizioni", continua a ripetere, rilanciando il 'piano B', ovvero la possibilità di "aggiungere un premio di maggioranza per la coalizione vincente" e andare al voto. Il 'pressing' sul Cavaliere affinché apra ai grillini ("ho aperto per chiudere la porta, meglio un sostegno dem", ha sottolineato all'assemblea dei gruppi azzurri) si scontra però innanzitutto con una larga parte di FI che considera sbagliato percorrere una strada simile.
Ieri a pranzo Berlusconi ha visto Gianni Letta. A frenare non è però solo l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio ma anche l'ala moderata che fa capo a Tajani. L'ex premier ieri ha chiuso ma è in corso un confronto interno, senza garanzie sarà un no secco, spiegano fonti parlamentari azzurre. Un esecutivo dei 'vincitori' "sarebbe la strada naturale", spiegano nel Carroccio, "ma è tutto prematuro". Il nodo delle presidenze delle Camere sarà il primo banco di prova.
La Lega non ha formalizzato alcuna richiesta, a dispetto dei pentastellati che invocano la guida di Montecitorio. "Incontro interlocutorio", hanno spiegato dal Pd frenando le dichiarazioni di aperture colte dal Movimento 5 stelle. I dem valuteranno i nomi: se sarà in campo il leghista Giorgetti ci potrebbero essere un sì, ma anche figure come Carelli non verrebbero tagliate fuori. Ma la partita è anche nel centrodestra: Forza Italia rivendica la presidenza del Senato, Romani resta in pista, con un confronto aperto a tutti i partiti.
Lo scranno di palazzo Madama a FI potrebbe anche essere la chiave per avere il sì ad un esecutivo centrodestra-M5s. Punterebbe a sterilizzare l'aumento dell'Iva e a predisporre una legge di stabilità per il rilancio del Paese ma difficilmente potrebbe esserci un accordo su alcuni punti, come la flat tax o il reddito di cittadinanza. I passaggi per approdare ad una direzione del genere sono molteplici ed impervi, ma il tentativo di Salvini è in atto. Tra aperture e chiusure. "Noi siamo per un governo di centrodestra", dice Meloni ma in Fratelli d'Italia si sottolinea che un esecutivo solo Lega-M5s sarebbe un suicidio, non così se il discorso venisse allargato anche agli alleati.