Come va interpretato il primo discorso del neo presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte? Perché Sergio Mattarella gli ha affidato l’incarico nonostante la bufera mediatica sul suo curriculum? E cosa bisogna aspettarsi dal suo mandato? Se lo chiedono i giornali italiani e stranieri che provano a fare un’analisi su quello che fino a qualche giorno fa era un Carneade.
#Quirinale: le dichiarazioni alla stampa del Prof. Giuseppe #Conte al termine delle #consultazioni con il Presidente #Mattarella pic.twitter.com/szmaIcpI9p
— Quirinale (@Quirinale) 23 maggio 2018
La Repubblica
“Il nuovo inizio ha un volto sconosciuto che tutti abbiamo scrutato con curiosità per provare a capire che persona fosse. Perché mai avevamo avuto un premier di cui nessuno conosceva la voce e le idee”, scrive Mario Calabresi nel suo editoriale su Repubblica. “Ma il fatto che sia un Signor Nessuno è anche una scelta ben precisa, utile a sottolineare che a Palazzo Chigi non ci sarà più un membro dell’elite ma un cittadino qualunque. Non importa che il professore avvocato, uomo non del popolo ma dell’establishment universitario non abbia nessuna esperienza politica, non conosca il Parlamento o i dossier europei. Nel nuovo mondo tutto ciò è titolo di merito e lo rende più credibile.
Il Corriere della Sera
Per la prima volta nella storia della Repubblica, a Palazzo Chigi c’è al timone “un uomo con un profilo da marziano”, si legge sul Corriere della Sera. “Il passato e i particolari privati della vita di Conte sono protetti dalla sua lontananza politica e dal cordone dei colleghi giuristi che per rispetto istituzionale non parlano volentieri delle possibili malefatte del collega”.
Il Fatto Quotidiano
L’equilibrista. Lo definisce così Il Fatto Quotidiano riassumendo le intenzioni del neopremier espresse nel suo primo discorso: tenere insieme l’Ue, il Colle e i valori dei 5 Stelle e Lega. “Forse Giuseppe Conte sarà un premier pessimo, o forse buono, o eventualmente discreto. Lo giudicheremo giorno per giorno dagli atti. L’unica cosa che possiamo dire ora, salvo smentite, è che nulla di ciò che viene scritto su e contro di lui è un impedimento a o un ostacolo a fare il premier”, scrive nel suo editoriale Marco Travaglio che dopo aver osservato come le accuse di aver gonfiato il curriculum siano essenzialmente delle “fake news”, lo invita a “chiarire tutto alla stampa. Com’è doveroso per un presidente del Consiglio”.
Il Giornale
Per il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, “Questo finale di partita così assurdo da affidare il governo allo sconosciuto e inesperto Giuseppe Conte – taroccatore di curriculum e incerto pagatore di tasse – non lo si può spiegare solo con la legittima ambizione dei due giovani, Di Maio e Salvini, a occupare poltrone importanti. Ci deve essere dell’altro, un non detto che chissà quando lo scopriremo”: Per Sallusti resta “inspiegabile la decisione di Mattarella di negare al Centrodestra unito la possibilità di trovare in Parlamento i pochi numeri che gli mancavano a essere maggioranza. Se l’alternativa a questo era di finire nelle mani di Giuseppe Conte – cioè il nulla – tanto valeva provarci”.
Il Messaggero
Per Marco Gervasoni del Messaggero “Una soluzione diversa dall’incarico a Conte sarebbe stata giustamente percepita dagli italiani come un ripiegamento di fronte alle pressioni della Commissione europea, di altri governi o di poteri più o meno nascosti. Nonché un mancato rispetto della volontà popolare”. Nel profilo tracciato da Mario Ajello si legge che Conte , “un ufo atterrato al Colle in stile Dc”, è uno “capace a stare nei Palazzi. Felpato e scafato come un politico volenteroso o comunque come un avvocato abituato a trattare o comunque come un professionista meridionale concavo e convesso (altro che tecnico! Aktro che Monti!), Conte si mette subito a parlare la lingua mattarelliana”. Poi continua: “il primo esame lo ha superato, non ha fatto la figura del re travicello, ma la strada è ancora lunga”.
La Stampa
È bastata una frase pronunciata dal neo premier per far “tornare di moda l’ambizioso Robespierre”, osserva Lucia Annunziata su La Stampa. “Mi propongo di essere l’avvocato difensore del popolo italiano, sono disponibile a farlo senza risparmiarmi”, ha detto Conte. “Da Avvocato incaricato Presidente del Consiglio ad Avvocato del Popolo, il clima cambia in un secondo. Giuseppe Conte dà voce alla aspirazione neomoderna della politica, ma la suggestione che lancia ha radici profonde”, spiega Annunziata. “Il distacco tra ‘governanti’ e ‘governati’ è tema antico. Da Sparta, a Roma, gli avvocati del popolo sono stati una forte istituzione, e i più famosi sono di sicuro i Tribuni plebis, il cui ruolo fu così vitale che Cicerone affermò che senza il Tribunato non vi sarebbe stata neppure la Repubblica e la democrazia. Da allora ad ogni svolta ambiziosa della storia, l’uomo che prende nelle sue mani i diritti dei cittadini fa la sua ricomparsa. Soprattutto negli Stati moderni: nella Rivoluzione francese, in età napoleonica e nella Repubblica romana risorgimentale. Compare in Locke, Rousseau ma anche in Lenin”.
Nel nominare questo titolo – continua Lucia Annunziata - “il colto avvocato Conte certamente sapeva quali echi avrebbe lasciato sotto le volte del Palazzo dei Papi sul Colle: è stato l’annuncio di un ribaltamento di ordini. Di cui il giuramento di fedeltà europeista non ha ammorbidito lo strappo”.
Ma, appunto, come si legano, se si legano, la fede nell’Europa delle nazioni, e quella di un esercizio diretto della voce del popolo? “Il premier, nel senso della Costituzione italiana, è figura tipica della modernità democratica che ha forma rappresentativa. Segna l’accordo e i programmi convergenti di uno o più partiti; è uomo di servizio che opera a quell’incrocio rappresentato dal bene particolare di un partito con il bene generale di tutti i cittadini. Un premier è per definizione negoziatore, equilibratore di interessi, esponente di un accordo che esiste nel tempo e nelle condizioni date; e che per questo è necessariamente deperibile, non rinnovabile”.
Le Monde
“Una settimana fa, era solo un illustre anonimo”, osserva Le Monde. “Nemmeno la prodigiosa immaginazione degli sceneggiatori dell'età d'oro di Cinecittà avrebbe potuto prevedere che questo giurista di 53 anni discreto ed elegante sarebbe diventato il nuovo uomo forte della scena politica italiana. Ma Giuseppe Conte è stato nominato mercoledì 23 maggio, presidente del Consiglio italiano, dopo una soap opera politica durata oltre due mesi”. Il quotidiano francese continua poi: “Mai eletto, lui è uno di quei tecnocrati, tanto criticato dai due partiti politici populisti”. Poi, Le Monde mette in guardia sul timore dei giornali italiani: “la nascita di un "fantoccio" mosso dietro le quinte dai due leader populisti, Pulcinella e Scaramuccia”.
The New York Times
Dopo 80 giorni di colloqui – scrive il New York Times – “il presidente Sergio Mattarella ha affidato il mandato di formare il governo a Giuseppe Conte, un avvocato poco conosciuto con nessuna esperienza di governo”. "In Italia i populisti hanno fatto un grande passo verso il potere", “hanno ottenuto semaforo verde per un governo”, osserva il quotidiano che si chiede se non si trasformerà in "una minaccia per l'Europa".
The Guardian
“L’uomo nominato come future premier italiano è rispettato nell’ambiente legale e in quello accademico ma è lontanissimo dall’ingarbugliato mondo politico”, scrive il Guardian. Ma la domanda dominante – continua il quotidiano britannico – “è in che modo Conte riuscirà a tenere uniti i programmi di M5S e Lega e gli impegni con l’Europa”.