Dopo oltre due ore di colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Giuseppe Conte si rivolge al Paese da premier incaricato. Quattro minuti di discorso d'accettazione. Poche parole prima di entrare in un taxi, che lo condurrà dai presidenti di Camera e Senato per le prime consultazioni. Parole che appaiono scelte con cura e che contengono messaggi chiari, e risposte nemmeno troppo implicite alle polemiche dei giorni scorsi. Vediamo come interpretarle.
"Il presidente della Repubblica mi ha conferito l'incarico di formare un governo, se riuscirò a portare a compimento l'incarico, esporrò alle Camere il programma basato sulle intese intercorse tra le forze politiche della maggioranza".
Il programma di governo è quindi, come inevitabile, quello concordato da Lega e M5s, le due forze che hanno sostenuto il conferimento dell'incarico a Conte.
"Il contratto su cui si fonda l'esecutivo, a cui ho dato un contributo, rappresenta in pieno le aspettative di cambiamento dei cittadini, lo porrò a fondamento dell'azione di governo". Questo, ha sottolineato Conte, "nel pieno rispetto delle prerogative che la Costituzione attribuisce al presidente del Consiglio e nel rispetto e delle altre previsioni e regole costituzionali. Il mio intento è dar vita a un governo dalla parte dei cittadini, che tuteli i loro interessi".
Conte non era tra gli sherpa che hanno partecipato ai colloqui del Pirellone durante i quali è stato steso il contratto di governo. Ma ci tiene a sottolineare che non era del tutto all'oscuro dei suoi contenuti. L'intento, insomma, è allontanare l'immagine di mero esecutore dei voleri di Di Maio e Salvini. Molto importante, infatti, il passaggio nel quale il professore si richiama al "pieno rispetto delle prerogative che la Costituzione attribuisce al presidente del Consiglio". A partire dalla stesura della lista dei ministri.
"Con il presidente della Repubblica abbiamo parlato della fase delicata che stiamo vivendo. E delle sfide che ci attendono e di cui sono consapevole. Così come sono consapevole della necessità di confermare la collocazione europea e internazionale dell'Italia".
Come sappiamo, la principale preoccupazione di Mattarella era quella di un governo anti-establishment che portasse l'Italia fuori non solo dall'orbita della Ue ma anche di quella della Nato. Di Maio, che con il capo dello Stato ha costruito un rapporto piuttosto stretto, ha mostrato sempre toni rassicuranti su questo punto. Ma le aspre polemiche (che hanno coinvolto soprattutto Salvini, il "poliziotto cattivo" del duo) con i funzionari Ue e la reazione convulsa dei mercati hanno reso gli ultimi giorni assai agitati, suscitando forte preoccupazione nel Colle.
"Fuori da qui c'e' un Paese che giustamente attende la nascita di un esecutivo e attende delle risposte. Il governo dovrà cimentarsi da subito sui negoziati in corso sul bilancio europeo, sulla riforma del diritto d'asilo e sul completamento dell'unione bancaria. Il mio intendimento è impegnare a fondo l'esecutivo su questo terreno operando le alleanze opportune e facendo sì che la direzione di marcia rispetti l'interesse nazionale".
Conte elenca i dossier europei che lo vedranno impegnato da subito. Scontato il richiamo all'interesse nazionale, stella polare di quello che sarà il "governo del cambiamento", parola chiave che non ha mancato di citare, così come altre formule care ai due partiti che lo appoggiano (quel "cittadini" con la sfumatura vagamente giacobina che ci mettono i pentastellati). Molto interessante il richiamo alle "alleanze". Ci si riferisce ad altre forze politiche europee da coinvolgere per portare a termine le battaglie che il governo giallo-verde intende ingaggiare in Europa? Sembrerebbe di sì. E allora quali saranno?
"Sono un professore e sono un avvocato. Nel corso della mia vita ho perorato le cause di tante persone, ora mi accingo a difendere gli interessi di tutti gli italiani, dialogando con le istituzioni europee e internazionali. Mi propongo di essere l'avvocato difensore del popolo italiano senza risparmiarmi e con il massimo impegno e la massima responsabilità. Mi accingo a difendere gli interessi di tutti gli italiani, dialogando con le istituzioni europee e internazionali".
La formula dell'"avvocato difensore del popolo italiano" è un po' la frase a effetto che domani troverete su tutte le prime pagine. Ma perché premettere anche di essere un professore? Parrebbe quasi un mettere le mani in avanti: 'non sono un re travicello ma non sono manco un politico, e lo so per primo', si potrebbe leggere tra le righe. Il richiamo al dialogo è invece un'altra rassicurazione nei confronti degli interlocutori istituzionali. Si va in Europa per cambiare le cose, insomma, ma con le buone.