“Io da qui non mi muovo, resto incollato al mio scranno di Palazzo Madama, dovranno buttarmi fuori con la forza”. In una intervista al Corriere delle Sera, il senatore Gianluigi Paragone appena espulso dal Movimento ripete questa dichiarazione come un ritornello. Il suo obiettivo è costringere Luigi Di Maio a riammetterlo nel Movimento con tanto di scuse.
Nel frattempo va ripetendo: “Cari falsi probiviri, cari uomini del nulla, voi avete paura di me perché io ho quel coraggio che vo i non avete più. Contro la meschinità del vostro arbitrio mi appellerò” perché “io non sono il distruttore del Movimento”. E anzi, a dirla tutta, “vorrei fosse ancora l’ariete contro il sistema. Contesto solo l’eccessiva timidezza”. Ma Paragone non s’arrende all’idea di essere stato messo fuori e non considera finito il suo rapporto con i 5Stelle in quanto “il Nulla non è il Movimento, sono i probiviri e chi li sta telecomandando”.
Un’accusa diretta a Di Maio: “Vi sembra normale che io non sia mai stato sentito?” va ripetendo il senatore espulso. “La mia memoria difensiva – aggiunge – è stata liquidata in due frasi. Ma io farò appello. Non posso essere giudicato da Fabiana Dadone, perché essendo ministro è incompatibile e in conflitto di interessi”. E contro il leader politico e ministro degli Esteri, Paragone dice invece a la Repubblica che “con una mossa Di Maio ha dato il mio scalpo al gruppo parlamentare, che è insofferente perché ho un pessimo carattere, e a Conte, che non ha più un rompiscatole molesto”.
Su Conte il giudizio di Paragone è pessimo. E di fatto dice che non c’entra nulla con i 5Stelle: “Il Movimento lo ha sancito quando ha presentato una mozione contro il suo sì alla Tav – taglia corto Paragone –, abbiamo smentito Conte rivendicando il programma e la storia M5S, ma non siamo stati così forti da mettere formalmente in difficoltà il Conte 1”.
E a chi lo dà in avvicinamento a gradi falcate alle Lega da dove è di fatto partito, in qualità di direttore del quotidiano La Padania, Paragone mette le mani avanti e dice: “Non mi sognerei ma di dire che Draghi può fare il presidente della Repubblica, sono no Tav e contro le grandi opere inutili, per le nazionalizzazioni e contro le liberalizzazioni, per la reintroduzione dell’articolo 18, per distribuire gli utili di Eni ed Enel tagliando le bollette”. E alla fine aggiunge: “Non c’entro più nulla con la Lega” dichiara a la Repubblica.