Il caso Fioramonti continua ad agitare le acque pentastellate. Il primo vero passaggio di questa vicenda avviene il 15 dicembre quando Fioramonti incontra il presidente del Consiglio Conte. Il nodo è la legge di bilancio: il professore con cattedra a Pretoria, secondo quanto ricostruito, lamenta al di là dei pochi fondi messi a disposizione per il Miur di non essere stato neanche interpellato sulla manovra. E di aver ricevuto uno schema già confezionato, con le varie voci in capitolo da non modificare.
Io - il senso del ragionamento fatto al premier da Fioramonti - faccio un passo indietro, ti conviene cercare un nuovo ministro. Con me lasceranno anche altri esponenti M5s. Il presidente del Consiglio spiega al suo interlocutore di non gradire la nascita di un gruppo costituito nel suo nome, ma in ogni caso l'importante - questa la tesi illustrata - che non venga meno l'appoggio all'esecutivo.
Altra data importante: è il 22 dicembre quando Beppe Grillo chiama Fioramonti. Prova a scherzare con lui: siamo entrambi "elevati", hai aperto una discussione importante sui soldi destinati alla scuola ma evita di lasciare, l'invito del fondatore. Segue un'ulteriore interlocuzione con Conte, con il tentativo di evitare lo strappo in tempi brevi. Ma ormai il dado è tratto e nel momento in cui l'Aula della Camera approva la legge di bilancio arriva sul tavolo del premier la lettera di dimissioni del ministro. Con conseguente post per spiegare le decisioni. Ieri la chiusura del cerchio: Fioramonti lascia il gruppo e sulle chat del Movimento 5 stelle si scatenano tutti. "Deve restituire i soldi e lasciare lo scranno", il 'refrain' dei messaggi, "ha tradito".
Fioramonti sente l'attuale capogruppo M5s alla Camera, Crippa, ma non Di Maio. Martedì dai vertici M5s il messaggio 'finale': deve rassegnare le dimissioni da parlamentare, "le deputate e i deputati del Movimento - si legge in una nota del direttivo - sono ancor più determinati di prima nel lavorare con forza, sacrificio e pazienza per il bene comune, non per sé stessi". Ma questa storia riserba altre puntate: dopo Fioramonti - partito per una breve vacanza (ai fedelissimi ha dato appuntamento per la ripresa dei lavori parlamentari) - saranno altri a lasciare il gruppo. La questione dei rimborsi è solo uno dei motivi della 'querelle'. E intanto pure al Senato monta la protesta.
La nascita di 'Eco', che guarda a sinistra
Si dovrebbe chiamare 'Eco' (le iniziali della parola ecologia, ma anche di economia) la nuova creatura che farà riferimento proprio all'ex ministro dell'Istruzione. Lo sguardo è rivolto all'Europa: nei giorni scorsi Fioramonti ha avuto un colloquio con il leader dei Verdi europei. Ed è rivolto anche a sinistra, perché secondo quanto riferiscono fonti ben informate Fioramonti nei giorni scorsi ha avuto colloqui anche con diversi esponenti del mondo del centrosinistra.
Alcuni pure del Pd (secondo le stesse fonti con il vice segretario Orlando, il ministro Boccia e il capogruppo Delrio), altri di Leu, come la Muroni. Gli esponenti dem sarebbero stati semplicemente informati dell'operazione (non ci sarebbe stata invece alcuna interlocuzione tra Fioramonti e i ministri M5s) che potrebbe andar bene in prospettiva anche al Pd. L'obiettivo sarebbe infatti quello di spostare gli equilibri del M5s verso sinistra, spingendolo ad abbandonare i temi di 'destra'.
E magari far sì che quando si andrà a votare una parte dei consensi dal Movimento possano spostarsi appunto verso il centrosinistra. Tuttavia l'imperativo è quello di evitare fibrillazioni in questa legislatura, far sì che si faccia di tutto affinché non ci sia il voto anticipato. Si tratta di una operazione che dovrebbe partire già nei prossimi giorni, con la consegna ad inizio anno di una decina di lettera di deputati pronti ad andare nel Gruppo misto. Tra questi i pentastellati Rospi e Angiola che già ieri si sono schierati con Fioramonti.
Altri pentastellati potrebbero arrivare nei giorni successivi, possibile anche dopo le elezioni in Emilia e Calabria. Nel frattempo Fioramonti dovrebbe lanciare 'Eco' con una serie di iniziative e di convegni, magari anche grazie all'endorsment di una parte del mondo accademico e di altri parlamentari che guardano con interesse alla nascita di una 'cosa Verde'. C'è un dialogo in corso con Fassina, mentre Civati, Montanari, Ragosta il 12 gennaio a Roma lanceranno il partito Ecologista (Montanari e Civati potrebbero essere i portavoce) mettendo insieme tutti quelli che non si riconoscono nella federazione dei Verdi. 'Eco' viaggerà lungo una corsia autonoma, ma non è detto che poi alla fine le varie esperienze possano convogliare in un unico soggetto e far parte di una lista del premier (oggi è arrivato l'ok di Bettini), qualora se ne presentasse l'occasione. Intanto mentre alla Camera i circa dieci deputati in uscita sceglieranno la strada del Misto, al Senato questo 2020 potrebbe aprirsi con altre spine per il Movimento 5 stelle.
La battaglia però in questo caso è tutta interna: un gruppo di senatori sta preparando un documento, una sorta di mozione per chiedere il cambiamento dello Statuto. E far sì che le decisioni politiche vengano prese all'interno dell'assemblea. Un tentativo del genere era stato portato avanti qualche settimana fa, ma la discussione verrà riaperta a palazzo Madama alla ripresa dei lavori parlamentari. Una discussione che comprende pure il tema delle rendicontazione. "Quote accantonate in attesa di chiarimenti", ha chiarito oggi la deputata Aprile riferendosi alla restituzione mensile delle somme destinate al Movimento. Sono in tanti a non effettuare più il versamento mensile e all'inizio dell'anno prossimo il direttivo pentastellato potrebbe decidere per la mano dura. Nel mirino di molti esponenti M5s c'è pure Casaleggio. "La piattaforma - il ragionamento di diversi pentastellati - deve rispondere al Movimento non alla Casaleggio Associati. E per i versamenti deve esserci la massima trasparenza".