In Finlandia, Slovenia e Croazia basta avere 18 anni per diventare presidenti della Repubblica. In Austria, Polonia, Romania, Ungheria, Irlanda e Cipro serve aver spento 35 candeline. Quaranta in Repubblica ceca, Germania, Bulgaria, Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania.
In tutta Europa solo in Italia per ambire al Colle occorre aver superato i cinquanta.
Tante volte nel corso delle scorse legislature c’è stato il tentativo di abbassare l’età per l'elezione del Capo dello Stato.
Ci ha provato il centrodestra con la riforma costituzionale votata a maggioranza e poi bocciata dal referendum popolare del 2006, ma anche in tempi recenti si è tentato di modificare la Costituzione: “Può essere eletto – recita l’articolo 84 - presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquant’anni d’età”.
Ora è la maggioranza giallo-verde a tentare di abbassare l'età minima per diventare presidente della Repubblica.
La proposta giallo-verde
Con una proposta di legge depositata dal Movimento 5 stelle e dalla Lega al Senato e assegnato alla Commissione Affari Costituzionali in sede referente il 19 marzo 2019. Primo firmatario il senatore Perilli, ma a sottoscriverla, tra gli altri, ci sono anche il capogruppo pentastellato Patuanelli e il veterano della Lega a palazzo Madama Calderoli.
Ritoccare la barriera dei 50 anni per lanciare un messaggio anche alle nuove generazioni.
L'Italia è l'unico paese al mondo nel quale solo chi ha compiuto 25 anni elegge metà del Parlamento (i membri del Senato).
In alcuni Paesi si vota già dall'età di 16 o 17 anni. Alla Camera dei deputati con il voto del 4 marzo 2018 l’età media si è abbassata, arrivando intorno ai 40 anni (di 5 anni rispetto alla passata legislatura), ai 50 al Senato.
A Palazzo Madama per essere eletto bisogna avere 40 anni.
“Siccome la Costituzione dice che in assenza del Capo dello Stato a fare le funzioni di presidente della Repubblica deve essere il presidente del Senato abbiamo pensato di abbassare l’età per la carica più alta”, spiega uno dei firmatari della proposta di legge.
De Nicola e Segni furono eletti presidenti della Repubblica a 70 anni; Einaudi, Scalfaro e Mattarella a 74, Gronchi e Ciampi a 78, Pertini ad 81.
Ma nella storia repubblicana il più anziano al momento dell'elezione è stato Napolitano (88 anni all’inizio del suo secondo mandato).
Il più giovane? Cossiga a 57 (poi Leone a 63 e Saragat a 66). M5s e Lega negano che ci sia un obiettivo politico, ovvero che ci sia già un candidato. “Nessuna dietrologia, non vogliamo favorire nessuno”, il ‘refrain’.
L’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rimarrà in carica fino al 2022. Evidente che abbassando l’asticella di dieci anni le maglie si allargherebbero ancora di più.
Tocca a una donna?
Una delle ipotesi caldeggiata da tempo dalle forze politiche è che possa essere il turno di una donna. I giallo-verdi potrebbero essere sostenuti nella loro battaglia da Fratelli d’Italia che già a maggio presentò una proposta simile.
L’intero gruppo al Senato nel rilanciare l’idea, già illustrata dalla Meloni ai tempi in cui fu ministro della Gioventù, ha messo nero su bianco che le difficoltà delle giovani generazioni sono causate anche da “meccanismi che indeboliscono la possibilità dei giovani di offrire un’adeguata rappresentanza istituzionale alle proprie aspettative e ai propri interessi”. E dunque largo ai giovani. Basti pensare all’esempio Usa: Obama aveva 47 anni quando è stato eletto Presidente degli Stati Uniti, Kennedy 43 anni, Clinton 46. Nessuno di loro in Italia avrebbe potuto diventare la prima carica dello Stato.
"Al primo comma dell'articolo 84 della Costituzione, le parole: 'cinquanta anni di età' sono sostituite dalle seguenti: 'quaranta anni di età'", si legge nella proposta di legge della maggioranza. "Si tratta - si sottolinea nella relazione - dell'adeguamento dell'età dell'elettorato passivo a quella già prevista dal testo del secondo comma dell'articolo 58 della Costituzione per l'elezione a componente del Senato della Repubblica.
Tra l'altro, se ipoteticamente il Presidente del Senato, a quarant'anni, può svolgere le funzioni suppletive del Presidente della Repubblica, non si comprende il perché quest'ultimo debba avere almeno cinquant'anni per lo svolgimento delle medesime".
"Siamo al cospetto, dunque, di una piccola riforma, che rende tuttavia chiaro quanto il rischio della 'gerontocratizzazione' delle istituzioni sia spesso figlio anche di limitazioni riconducibili alle esigenze di un'altra stagione politica, culturale e sociale del nostro Paese, oggi non più giustificabili, anzi, per un certo verso, ostative al rinnovamento generazionale, che è invece necessario per ridare vitalità alle istituzioni del nostro Paese", si aggiunge, "per questi motivi e, a maggior ragione, perché si tratta di una modifica puntuale che non sconvolge affatto l'impianto complessivo della Carta costituzionale, si auspica un esame tempestivo del presente disegno di legge costituzionale".