Cosa sta succedendo nell’esercito italiano? Salvo rare eccezioni, il tema è su tutte le pagine dei quotidiani. “I generali contro la parata del 2 giugno. ‘L’esercito è maltrattato, non andiamo’” si legge su La Stampa. “Ammutinamento del 2 giugno. I generali contro la Trenta” titola Il Giornale. “Generali in rivolta contro la ministra grillina” fa eco Libero. “Il gran rifiuto dei quattro generali. ‘Disertiamo la parata del 2 giugno’” la Repubblica.
È una protesta che non ha precedenti, si legge sul Corriere. “Tre generali in pensione hanno annunciato che non assisteranno alla tradizionale parata militare di domani per le celebrazioni della Festa della Repubblica”. I protagonisti del clamoroso gesto sono Mario Arpino e Vincenzo Camporini, entrambi ex capi di Stato maggiore della Difesa, e Leonardo Tricarico, dell’Aeronautica. I quali contestano al governo una serie di mancanze, vere o presunte, nei confronti dei militari: dalle scelte organizzative alle “dichiarazioni di vuoto pacifismo” del premier, fino ai tagli alle pensioni.
Doveva essere la parata del Peace&Love e invece si sta rivelando una guerra. Ai tre generali menzionati dal quotidiano di via Solferino, il giornale di Largo Fochetti aggiunge anche il nome di Pasquale Preziosa. Contro il governo e il ministro Trenta scende in picchiata Vincenzo Camporini, ex pilota di caccia, perché – afferma – “l’ho sentito dire qualche giorno fa che rinuncia all’acquisto di 5 fucili per una borsa di studio. E i militari che rimarranno senz’arma?” si chiede? “Andranno nelle retrovie a parlare di pace”, ha risposto il presidente del Consiglio. Camporini definisce la risposta un esempio di “pacifismo d’accatto”. E questo è semplicemente “gravissimo, è ipocrita, non si trattano i militari come un orpello” si legge su la Repubblica.
A Il Giornale il generale Arpino dichiara “l’indecisione di questo governo su tantissimi temi è molto grave. Le questioni militari, penso ad esempio agli F-35, sono passate completamente in secondo piano”. “Non andrò ai Fori imperiali, sarebbe ipocrita stringere la mano a chi ha tagliato le pensioni e sottoposto chi le percepisce a una gogna mediatica incitando all’odio di classe” spiega, questa volta a La Stampa, ancora l’ex capo di Stato della Difesa Mario Arpino, al quale s’accoda l’ex ministro della Difesa del governo Berlusconi Ignazio La Russa, oggi di Fdi.
“Qui c’è il succo della contestazione al ‘populismo’ dei grillini applicato alle divise” tira le somma la Repubblica, che sottolinea che tutti i generali che hanno annunciato il boicottaggio della sfilata “vengono dall’Aeronautica”. “Ovvero il settore in cui si fanno più investimenti e nel quale sono coinvolte le aziende italiane (Leonardo in primis) che costruiscono armamenti. ‘La Difesa — spiega Camporini — è un settore paralizzato e nella totale confusione. Non se lo può permettere’”. Sul ministero è in corso dunque un’offensiva che proviene da più fonti. Matteo Salvini l’altro ieri ha puntato il dito contro la ministra Trenta per aver bloccato gli investimenti del settore. Altro capitolo dello scontro con il Movimento che già blocca grandi opere e dintorni.
E quest’ultima, circa le polemiche sulla Festa del 2 giugno, in un’intervista a Il Messaggero dice: “Guardo avanti. Sempre. Sarà la festa di tuti gli italiani: una giornata simbolo per ricordarci quanta strada ha fatto il nostro Paese fino a questo momento” e ad ognuno di noi “quanto sia importante svolgere ogni giorno il proprio dovere a tutela della democrazia”. Quanto alle offensive di Salvini e al suo essere in bilico, Trenta non si sente preoccupata: “Ogni tanto ci siamo confrontati vivacemente, tutto qua” risponde. “Salvini esprime le sue opinioni, io le mie, spesso sono vicine. Ma lo stile è diverso. Mi preoccupo del futuro del Paese, della poltrona me ne frega poco”.
Sul fatto di aver dedicato la Festa del 2 giugno al tema Peace&Love e dell’inclusione, la ministra della Difesa sostiene respinge l’accusa che la scelta abbia “a che fare con questioni politiche” perché “è la stessa Costituzione che richiama il concetto di inclusione”. Sulle opinioni dei generali ribelli che ribollono di risentimento dice di “non voler commentare opinioni personali. Quanto allo status dei militari come impiegati pubblici dice che “non lo sono mai stati e non lo saranno mai”. Infine, sulla sindacalizzazione delle Forze Armate dice che non c’è alcun percolo che possa minare la specificità dei militari, perché bisogna “capire che i tempi sono cambiati e che anche le Forze Armate devono adeguarsi al cambiamento”, ad esempio “con la sospensione della leva obbligatoria e la nascita della ‘professione’ di militare”. E sul diritto di sciopero? “Non sarà mai possibile” dice al quotidiano della Capitale.
Per i militari ribelli e per tutti gli altri, un avvertimento. Oltre la parata del 2 giugno.