Il centrodestra espugna l'Umbria, una delle roccaforti rosse e distacca i giallorossi di oltre 20 punti. La Lega primo partito sfiora il 38%, FdI moltiplica i consensi attestandosi attorno al 10% e doppia Forza Italia, ferma al 5%. Il Pd perde voti ma tiene, con il 20%, mentre crolla il Movimento 5 stelle, che non supera l'8,5%.
Donatella Tesei (centrodestra) vince con il 57,55 per cento dei voti, staccando di oltre 20 punti il candidato dell'alleanza giallorossa Vincenzo Bianconi (57,49%).
E' la fotografia che esce dalle urne, prima competizione elettorale da quando è nato il governo giallorosso e, soprattutto, primo test dell'alleanza tra dem e pentastellati su cui il Movimento ha già messo una pietra tombale: "Un esperimento che non ha funzionato", è la sentenza senza appello fatta dai 5 stelle.
Anche dal Nazareno arriva una sorta di presa di distanza, anche se pià cauta: "Rifletteremo sulle scelte future". Il Pd non nasconde la sconfitta, anzi ammette che si tratta di una "sconfitta netta", afferma il segretario Nicola Zingaretti, sulla quale si dovrà "riflettere". Per il leader dem, hanno pesato le "polemiche sulla manovra".
Di tutt'altro tenore le reazioni e i commenti nel centrodestra. Matteo Salvini parla di "vittoria storica", un voto che dà "una lezione sonora" ai giallorossi, con gli "italiani che vogliono mandare a casa Conte". Esulta Giorgia Meloni, "una vittoria schiacciante", ora "il governo si deve dimettere".
Anche per Silvio Berlusconi si tratta di una "svolta storica". Il Cavaliere rilancia l'unità del centrodestra, "la nostra alleanza è il futuro dell'Italia e ha il diritto-dovere di governare il Paese".
Per i tre leader, la vittoria in Umbria è solo il primo passo. Ora il centrodestra punta sull'altra regione da sempre governata dalla sinistra, l'Emilia Romagna. "La sconfitta è netta e conferma una tendenza negativa del centrosinistra consolidata in questi anni in molti grandi Comuni umbri che non si è riusciti a ribaltare", è il commento a caldo da Zingaretti, secondo il quale non hanno pesato le scissioni, ovvero l'addio di Matteo Renzi e la nascita di Italia viva, bensì semmai alla sconfitta ha contribuito "il caos di polemiche che ha accompagnato la manovra".
Infine, il leader dem non si sottrae a una riflessione che il Pd dovrà fare, anche sulle "scelte future", ma non rinnega di averci voluto "mettere la faccia".
Più netta la linea dei 5 stelle: ciò che "ha fallito" e' l'alleanza con il Pd, derubricata a un "patto civico per l'Umbria", un semplice "laboratorio", un "esperimento che non ha funzionato". E nei 5 stelle si guarda già oltre, a un ritorno verso le origini: "Questa esperienza testimonia che potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli contrapposti".
Insomma, e' l'analisi a caldo, "stare al Governo con un'altra forza politica - che sia la Lega o che sia il Pd - sacrifica il consenso del Movimento. Ma noi non siamo nati per inseguire il consenso", quindi, garantiscono i pentastellati, "continuiamo a lavorare umilmente, rispettando gli impegni".