Puntare a rafforzare ancora di più il consenso nelle regioni, continuando a girare per i territori e preparare le prossime amministrative o tentare la spallata al governo, sfruttando magari le fibrillazioni post-voto dei Cinque stelle? La Lega è ad un bivio. Tra la piazza e il palazzo. Tra la strategia - sottolinea un esponente di peso del partito - di preparare il futuro consolidando il gradimento a livello regionale e quella di preparare la battaglia per arrivare ad una mozione di sfiducia all'esecutivo. Perché un senatore della Lega spiega che una decina di pentastellati a palazzo Madama sarebbero pronti ad uscire e alcuni di loro ad entrare nel gruppo, se avessero delle garanzie di essere eletti.
Venerdì si terrà un Consiglio federale e verranno decise le prossime mosse. "Il Movimento 5 stelle si è autoannullato, ormai si va verso un nuovo bipolarismo", osserva per esempio Giancarlo Giorgetti. Matteo Salvini va avanti per la sua strada e, al di là di sporadici distinguo, nel partito di via Bellerio il coro è unanime: aver sfiorato la vittoria in Emilia è già un'impresa. Del resto il 'Capitano' non si pente delle mosse fatte anche per rispondere alla visibilità delle sardine. E neanche gli altri due leader del centrodestra, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, di fatto non gli rimproverano grandi colpe. Ma questo non vuol dire - spiegano fonti parlamentari di FI e di Fdi - che non abbia commesso errori. Il primo è quello di aver troppo personalizzato il confronto, l'altro è quello di giocare troppo in solitaria.
Malumori e sospetti
Da qui l'invito pubblico della presidente di FdI affinchè si faccia un maggiore gioco di squadra. Ovvero che Salvini non si limiti a fare il leader del partito di via Bellerio ma che pensi di più in termini di coalizione. Non limitandosi, per esempio, a portare avanti campagne elettorali solo con i simboli della Lega. Un 'big' lumbard in realtà ritiene che il voto disgiunto sia arrivato anche nel centrodestra, che una parte di Fdi in Emilia abbia poi fatto convergere i propri voti su Bonaccini. Ma al di là di dubbi e timori che restano sotto traccia, Forza Italia Lega e Fdi nei prossimi giorni già lavoreranno a comporre il quadro dei prossimi candidati.
Alla fine Caldoro dovrebbe essere il candidato di FI in Campania, Fitto e Acquaroli quelli di Fdi in Puglia e nelle Marche. Del resto Fratelli d'Italia, a fronte di una crescita che ha portato il partito intorno al 10% sia in Emilia che in Calabria, chiede una sorta di riequilibrio nel centrodestra, considerando che governa solo l'Abruzzo. Mentre FI ritiene che la Lega senza l'apporto azzurro non può vincere in alcun modo nel Meridione. Ma nel partito di Berlusconi non è tutto rosa e fiori: l'ala moderata tornerà in pressing affinché il Cavaliere abbandoni la linea sovranista perché - spiega un senatore - il rischio è che in alcune regioni FI non possa presentare neanche le liste. Il dato che rallegra i dirigenti azzurri è quello della Calabria (insieme alle liste civiche a supporto di Jole Santelli FI sfiora il 20%), a preoccupare è però quel 2,5% in Emilia.
"Il centrodestra - afferma Berlusconi - vince solo se c'è un centro moderato". Il timore in Fdi, però, è che i cosiddetti 'responsabili' azzurri possano soccorrere la maggioranza qualora dovessero registrarsi nuove fibrillazioni. Intanto sulle prossime candidature "abbiamo già fatto un accordo - avverte la Meloni-. Nell'ambito di queste trattative, Fdi ha Puglia e Marche e abbiamo fatto i nomi di Fitto e Acquaroli. Gli accordi non credo si debbano ridiscutere".