Le forze moderate sono le vere sconfitte di queste elezioni. I centristi, l'ala azzurra della coalizione di centrodestra, il Pd. Mentre a vincere e catalizzare la maggioranza dei voti degli italiani sono le forze antisistema, definite dagli stessi moderati, durante tutta la campagna elettorale, forze "populiste ed estremiste".
Sulla carta, al momento e con le dovute cautele di dati ancora non definitivi, un eventuale esecutivo M5s e Lega, magari con l'aggiunta anche di FdI, sarebbe l'unico ad avere i numeri per poter governare. Le proiezioni parlano chiaro: alla Camera, ad esempio, la Lega è al 17,7%, M5s al 32,3%, FdI oltre il 4%. Staccati di parecchio il Pd, che distanzia il partito di Matteo Salvini di un solo punto e mezzo massimo due e rischia di diventare il terzo partito, dopo M5s e Carroccio. Dunque, il 50% sarebbe al momento appannaggio solo di una ipotetica alleanza Lega-M5s. In termini di seggi, stando alle prime stime, però, i numeri non basterebbero: ad esempio alla Camera i pentasellati si aggirano tra i 128 e i 138; la Lega ha una forbice di 64-74, FdI 15-21. Ma i dati non sono ancora definitivi e nella coalizione di centrodestra gli azzurri iniziano a temere che Salvini possa farci un pensierino a guardare a Di Maio.
Quella "generica frase" di Giorgetti
Certo, poi li voglio vedere "Matteo e Luigi a mettersi d'accordo su chi fa cosa, sono due prime donne", è il commento che gira tra alcuni forzisti. Ma certo, si osserva tra le file di FI, il sibilllino fedelissimo del segretario della Lega, Giancarlo Giorgetti, non ha mica escluso a priori e categoricamente possibili alleanze diverse. Non è sfuggita ai piani alti del partito di Silvio Berlusconi la "generica frase" pronunciata da Giorgetti ("parleremo prima con gli alleati") in merito al da farsi. Per il momento, però, resta la linea ufficiale: ovvero, di Salvini Forza Italia si fida. E per non alterare il nuovo equilibrio che si sta delineando all'interno del centrodestra, da Forza Italia ci si affretta a rassicurare l'alleato: "Se la Lega avrà più seggi Salvini sarà il candidato premier", spiega Renato Brunetta. Parole che, tuttavia, possono avere una seconda lettura. Ovvero, che gli azzurri sperano di riconquistare seggi uninominali durante la lunga nottata di spoglio, soprattutto alla Camera e al sud. Da qui il cambio - che non è un dettaglio - dall'iniziale "chi ha più voti esprime il candidato premier" all'attuale "chi ha più seggi".
L'attesa per il verdetto dei mercati
Nel governo, intanto, si teme già un contraccolpo dei mercati. La preoccupazione è che l'Italia possa finire nel mirino della speculazione dopo l'esito delle elezioni. "Con questi scenari si aprirà un problema con l'Europa", afferma per esempio un ministro. Dello stesso avviso Benedetto Della Vedova, di +Europa, che ancora non ha la certezza di avercela fatta: "L'asse Merkel-Macron isolera' l'Italia", spiega l'uscente sottosegretario agli Esteri.
Sia nel centrodestra che nel centrosinistra non si nasconde che il dato più evidente di questa tornata elettorale è la sconfitta dei moderati. "Totale", dice un big della coalizione di Berlusconi. Il partito azzurro punta sul dato complessivo dell'alleanza, "il centrodestra ha vinto", scandisce Brunetta. Il Cavaliere è convinto di poter esercitare ancora un ruolo centrale della coalizione anche con il sorpasso della Lega ai danni di FI. Ma l'allarme è comunque risuonato ad Arcore. La linea è quella di non convergere sui Cinque stelle, ma i moderati non escludono alcuno scenario e temono che Salvini possa alla fine virare in quella direzione. Anche nel Pd non si nasconde la sconfitta: "Hanno vinto i populisti", dicono sia Rosato che Marcucci tanto che Renzi, se dovesse essere confermata la percentuale sotto al 20%, sta pensando di fare un passo indietro.