Mentre in Finlandia la sinistra prevale di un soffio e argina destre, sovranisti e populisti, in Italia si continua a fare i conti con le attese e, nel frattempo, i sondaggi. L’ultimo lo pubblica Il Messaggero (e in fotocopia anche Il Mattino), con l’ausilio di istituti di ricerca che si muovono tra Berlino, Parigi, Varsavia e Madrid sulle intenzioni di voto.
Un panel incrociato, che il quotidiano di via del Tritone a Roma sintetizza così sul Parlamento che sarà: “Lega primo partito. Ma l’asse sovranisti-Ppe senza maggioranza”.
In estrema sintesi, si assisterà ad un’”avanzata di liberali e nazionalisti” e ad una “frana dei socialisti”. Che su Il Mattino di Napoli diventa invece: “I sovranisti non sfondano. Lega prima, Pd davanti a M5S”, aggiungendo questa nota nel titolo di apertura della prima pagina.
Le maggioranze possibili
Così, “al momento i partiti vicini a Matteo Salvini e Marine Le Pen (gruppo Enf) sono accreditati di 67 seggi (meno del 10% del futuro parlamento). Quasi 30 di questi seggi dovrebbero arrivare dall’Italia con la Lega primo gruppo anche in Europa, grosso modo alla pari con i tedeschi della Merkel”.
Ma una eventuale maggioranza tra Popolari (Ppe) e sovranisti (gruppo Enf) sarebbe scongiurata. “Neanche sommando i conservatori dell’Ecr (gruppo nel quale confluiranno anche i deputati di Fratelli d’Italia) e gli eurodeputati vicini ai Cinque Stelle (gruppo Efdd) si riesce a formare una maggioranza di centro-destra che, al massimo, avrebbe 347 voti solo sommando ai 308 di popolari, conservatori e sovranisti, i 39 dei vari gruppetti dell’area 5Stelle” sottolinea il quotidiano, rifacendosi ai risultati del sondaggio.
Rilevando anche: “La divisione classica del palcoscenico politico tra destra e sinistra tramonta anche a livello continentale”, ciò che fa dire a Enzo Risso, direttore di Swg, la società di rilevazione di Trieste: “E questo è un dato eclatante, conferma che l’asse lungo il quale si forma il consenso oggi è quello fra società aperte o chiuse”.
Quindi quel che si prospetta a livello europeo è una maggioranza tripartita, tra Popolari, Socialisti e Liberali. “O anche quadripartita – annota il quotidiano – se anche i Verdi dovessero entrare a far parte della partita”, essendo particolarmente forti in Germania, Austria, Francia e Olanda. Mentre a livello nazionale i sondaggi continuano ad offrire un quadro variegato.
Anche la Repubblica si cimenta con un sondaggio sul “futuro dell’Unione” dove risulta che “I giovani credono ancora nell’Ue” e questo sentimento si trasforma in un “antidoto all’eurocinismo italiano”, è il tema affrontato dal sociologo e politologo Ilvio Diamanti, nella sua lettura della società.
Esordisce Diamanti: “Non tira una buona aria, in Europa. Verso l’Unione Europea. La Ue. Si respira, invece, un’aria tesa, che complica i rapporti fra i Paesi. Fra l’Italia e la Francia, per le vicende legate alle migrazioni. Al sostegno espresso dal M5s ai Gilet Gialli. Ma anche tra il Regno Unito e la UE. Per le difficoltà che frenano l’accordo sulla Brexit. Un tema che genera tensioni anche tra Francia e Germania”.
E allora cosa resta da fare a un mese e mezzo circa dal voto del 26 maggio? “Non ci resta che sperare nei giovani”, scrive Diamanti, “che rappresentano il futuro e sentono meno gli echi del passato”. Guardano avanti e non indietro.
Ed ecco alcuni dati esemplificativi: “Nel Paese della Brexit, l’Uk, nella popolazione compresa fra 15 e 24anni, il grado di fiducia verso l’Unione Europea raggiunge il 65%: quasi 30 punti in più rispetto alla media dei cittadini. Questo sentimento si riproduce, in misura intensa, anche fra i ‘giovani-adulti’, che hanno fra 25 e 34 anni (53%)”.
“Lo stesso avviene in Italia, dove il sostegno all’ideale europeo è condiviso da quasi metà dei più giovani, mentre fra gli adulti si dimezza. E tra i più anziani supera di poco il 30%.
La frattura generazionale appare ancora più forte ed evidente in Olanda. Mentre, al contrario, quasi non si coglie in Ungheria e in Germania. Per ragioni diverse. In Ungheria, perché la UE è considerata – ed effettivamente è – una garanzia contro la crisi. Economica, ma anche politica. Un sostegno democratico dove la democrazia appare a rischio”.
“In Germania, al contrario, perché è diffusa la percezione di essere ‘al centro’, politico ed economico, della Ue. Tuttavia, dovunque, dalla Germania all’Italia, passando per la GB, i giovani costituiscono i sostenitori più convinti dell’Europa Unita”. E malgrado il futuro che si prospetta loro davanti “appaia un orizzonte grigio”.
Per questo conviene “sperare” davvero nei giovani. I quali, peraltro, sembrano consapevoli di questa responsabilità. Di “custodi della speranza”. E, per questo, sono, sempre più, “in movimento”.
Com’è avvenuto un mese fa. Quando hanno riempito le piazze e le strade. In Italia e nel mondo. Contro il deterioramento climatico” sull’esempio di Greta Thunberg, giovanissima attivista svedese, che nei prossimi giorni sarà in Italia.
E proprio i “giovani” dimostrano un legame diverso, più “forte”, con la Ue.