La questione del candidato premier del Pd alle prossime elezioni comincia a prendere corpo, e con essa una potenziale querelle interna sulle primarie. Diverse, infatti, sono le sfumature presenti all'interno del partito rispetto a chi dovrà essere il frontman dello schieramento di centrosinistra ma, a quanto pare, nette sono le differenze su come tale candidato andrà individuato.
Il segretario Nicola Zingaretti, appena eletto, aveva lasciato intendere di voler superare la parte dello statuto che prevede l'identità tra la figura del segretario e del candidato premier. Tra l'altro, stando a quanto filtra da fonti parlamentari della maggioranza del partito, il governatore del Lazio sarebbe orientato a non correre in prima persona per Palazzo Chigi, preferendo occuparsi del Nazareno.
Nelle ultime ore sono state sempre più insistenti le voci che vedono favorito per questo ruolo l'ex-premier e attuale presidente del partito Paolo Gentiloni. Un profilo, il suo, che viene ritenuto come il più efficace a raccogliere una coalizione che vada dai moderati-liberal fino ai transfughi di Leu e ad Articolo uno. Sullo sfondo, restano suggestioni come l'ex-ministro Carlo Calenda e il sindaco di Milano Beppe Sala, che avrebbero un appeal maggiore rispettivamente al centro e a sinistra. La posizione di Gentiloni, però, appare decisamente più salda.
Il nodo delle primarie
Ma è sulla questione delle primarie che oggi si sono verificate le prime schermaglie di quella che potrebbe essere una lunga serie di polemiche: il vicesegretario Andrea Orlando, ha espresso la linea della dirigenza Dem, spiegando che non c'è "una particolare esigenza di primarie, a pochi mesi da un congresso che ha mobilitato un milione e seicentomila persone".
Una linea immediatamente contestata dal senatore orfiniano Francesco Verducci, che ha messo in guardia il segretario, a nome delle minoranze interne: "Nicola Zingaretti - ha detto Verducci - ha vinto il congresso ed è il candidato di tutto il Pd alla guida del Governo. Se invece per sua scelta decidesse di non volersi candidare a questo ruolo per dedicarsi esclusivamente al Pd, allora penso che le primarie di coalizione siano assolutamente irrinunciabili e indispensabili. In un momento così drammatico - ha concluso - guai chiudersi nei caminetti".
La questione, però, secondo un esponente della maggioranza non zingarettiana, è alquanto sterile: "Bisogna capire a cosa sarà candidato questo profilo. Se facciamo un'operazione solitaria, la campagna elettorale sarà tra Salvini e Conte e noi ci batteremo contro M5s per sapere chi arriva secondo...".