Perché il tribunale dei ministri di Catania ha chiesto di processare Salvini per il caso della nave Diciotti? I magistrati si dicono convinti che "la scelta del ministro di non autorizzare lo sbarco di migranti fino al 25 agosto, non possa essere qualificato come 'atto politico' in senso stretto e in quanto tale sottratta al sindacato dell'autorità giudiziaria".
In sostanza, si legge nella richiesta di autorizzazione a procedere, l'idea portata avanti dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, che aveva chiesto l'archiviazione perché quello di Salvini va considerato come un atto politico e in quanto tale non sindacabile, non regge.
Piuttosto quello di Salvini "è stato un atto amministrativo che (...) ha determinato plurime violazioni di normative nazionali e internazionali che hanno comportato l'intrinseca illegittimità dell'atto amministrativo".
Perché prima era stata chiesta l'archiviazione
Nonostante la procura di Catania si fosse espressa per l'archiviazione, quindi, il collegio etneo ha avviato la procedura per richiedere l'autorizzazione a procedere per il titolare del Viminale per sequestro di persona e abuso di potere. La richiesta è già stata recapitata alla Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato, presieduta dal senatore Maurizio Gasparri.
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"Ci riprovano, torno ad essere indagato per sequestro di persona e di minori, con una pena prevista da 3 a 15 anni", ha commentato Salvini in diretta Facebook, "manco fossi uno spacciatore o uno stupratore. Ora la parola passa al Senato e ai senatori che dovranno dire si o no, libero o innocente, a processo o no. Ma lo dico fin da ora, io non cambio di un centimetro la mia posizione".
#Salvini: Ora tocca al Senato esprimersi sul sequestro di persona aggravato. Ma io continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli italiani. Io non mollo!#Diciotti https://t.co/7v5JMyQHEL
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 24 gennaio 2019
"I giudici facciano i giudici, i ministri fanno i ministri ed esercitano i loro poteri", ha insistito. Lo scontro si consuma mentre si apre un nuovo caso politico per la nave umanitaria Sea Watch 3 che, con i 47 migranti a bordo salvati sabato scorso, è all'ancora al largo di Siracusa in cerca di un riparo dal mare in tempesta.
Salvini l'ha definita "una provocazione" e ha ribadito che "nessuno sbarcherà in Italia": "Pronti a mandare medicine, viveri e ciò che dovesse servire ma i porti italiani sono e resteranno chiusi".
Cosa successe nell'agosto 2018
Il caso della Diciotti, invece, risale all'agosto scorso, quando la nave della Guardia costiera italiana con a bordo 177 migranti salvati nel Mediterraneo centrale era stata costretta a vagare per diversi giorni in attesa di un porto in cui sbarcare i migranti. Dopo ulteriori giorni di attesa nel porto di Catania, ai migranti fu concesso di scendere a terra ma la procura di Agrigento aprì un'inchiesta a carico del ministro dell'Interno.
Dopo che il tribunale dei ministri di Palermo si era spogliato del caso ritenendosi incompetente, il fascicolo era finito a Catania dove a novembre la procura aveva chiesto l'archiviazione delle accuse per Salvini, fino al colpo di scena della richiesta di autorizzazione a procedere del tribunale dei ministri.
Cosa sostengono i giudici
Del resto, a giudizio dei giudici, conferma del fatto che "non ci si trovi davanti a un atto politico, discende dalla circostanza che la decisione del ministro dell'Interno ha avuto una diretta e immediata refluenza sulla sfera giuridica soggettiva e individuale dei migranti, lesi nel diritto inviolabile della libertà personale".
Avvertono i giudici: "Va sgomberato il campo da un possibile equivoco e ribadito come questo tribunale intenda censurare non già un 'atto politico' dell'Esecutivo, bensì lo strumentale e illegittimo utilizzo di una potestà amministrativa di cui era titolare il Dipartimento delle libertà civili e per l'immigrazione che costituisce una articolazione del ministero dell'Interno, presieduto dal senatore Matteo Salvini, essendo stata l'intera vicenda caratterizzata da una presa di posizione di quest'ultimo che ha bloccato e influenzato l'iter della procedura amministrativa".
Altro discorso, invece, è quello che attiene la valutazione delle "ragioni politiche" che hanno "condizionato" il corretto iter amministrativo della procedura di rilascio del Pos, ma qui il sindacato di questo tribunale deve necessariamente fermarsi costituendo tale materia prerogativa esclusiva della Camera di appartenenza del ministro".