Ieri è stata un'ottima giornata per Luigi Di Maio, che ha raggiunto quello che è forse il risultato più importante da quando è alla guida dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico. La vertenza Whirlpool si è infatti chiusa in modo decisamente positivo: al termine di un difficile confronto con governo e sindacati, l'azienda non solo non effettuerà nessun esubero ma riporterà in Italia parte della produzione delocalizzata in Polonia. A guastare la festa ci si è messo però un social media manager del ministero dello Sviluppo Economico che ha condiviso il post di un profilo parodistico del vicepremier, denominato Luigi di Malo, dove, oltre che per la felice chiusura della trattativa, si esulta per il condono fiscale e per il condono delle case abusive a Ischia, negli ultimi giorni oggetto di un duro confronto anche all'interno della maggioranza.
La parola di oggi è #RILOCALIZZIAMO
— Lulgi Di Malo (@lulgidimalo) 26 ottobre 2018
Riportiamo il lavoro in Italia #Whirlpool
Riportiamo i soldi in Italia #condonofiscale
Riportiamo le case #condonoIschia pic.twitter.com/zkkGQmPjvr
Il retweet è stato rimosso un'ora dopo la condivisione. Ora durante la quale il suddetto social media manager di turno avrà presumibilmente subito una dura lavata di capo.
Nel frattempo, più di un utente della rete sociale aveva fatto notare la gaffe.
E, per girare il dito nella piaga, ci si mettono pure altri troll, come il finto Rocco Casalino.
Il problema dei profili fake che vengono confusi con quelli reali, del quale abbiamo parlato da poco, riguarda quindi anche gli uffici di comunicazione dei partiti. Il profilo Facebook "Luigi Di Majo", costretto dal social network ad aggiungere "Non ufficiale" nel nome della pagina, era però una parodia dichiarata. Qua invece l'intento non è solo la satira ma anche il trolling: giocare sull'ambiguità e sperare che qualcuno ci caschi (la foto del profilo, ad esempio, è la stessa degli account ufficiali di Di Maio). Ciò non toglie però che il curatore dei profili sociali di un ministero dovrebbe accorgersi di hashtag incongrui come #condonofiscale e #condonoischia, soprattutto sapendo quanti siano i profili parodia in agguato.
Anche Morisi vittima dei troll
Lo scivolone fa il paio con quello nel quale è incorso ieri Luca Morisi.
Il social media manager di Matteo Salvini aveva condiviso il post di Facebook di tale Armando Schiaffini, il quale, riferendosi alla morte della sedicenne di Cisterna di Latina Desirée Mariottini dopo uno stupro di gruppo commesso da alcuni immigrati irregolari, aveva scritto che i colpevoli "dopo aver visto la violenza razzista di questo governo, hanno espresso tutta la Loro depressione abbandonandosi a questi orribili fatti".
Anche Schiaffini è un troll, che incarna i luoghi comuni su una certa sinistra radicale "no border" e immigrazionista e li prende in giro, probabilmente, "da destra". Da una parte Morisi ha l'attenuante che, in questo caso, era molto più facile cadere nel tranello, dal momento che, sui social network, la realtà è spesso più incredibile dei troll. Dall'altra gli si può rimproverare che, anche a prenderlo sul serio, Schiaffini sarebbe comunque un tizio qualunque, non l'esponente di un partito o di un'associazione, e quindi non si vedrebbe il senso di imbastire una polemica di carattere politico.