Luigi Di Maio all'attacco. Il capo politico M5s cerca di riemergere dal vicolo cieco in cui di fatto si trova, contrattaccando Lega e Pd. Prima prende di mira Matteo Salvini che "ha cambiato idea per prendersi le poltrone". E quindi, sostiene, "non resta che tornare subito al voto. Noi non abbiamo alcun problema nel farlo perché ci sostengono i cittadini con le piccole donazioni. Altri invece - e qui l'affondo più duro - si oppongono perché, tra prestiti e fideiussioni, magari hanno qualche problemino con i soldi. Ma l'Italia non può rimanere bloccata per i guai finanziari di un partito".
Scintille con Salvini (che però non chiude)
Il capo politico M5s nel salotto di Porta a porta accusa Salvini di avere fatto il doppio gioco negli oltre 50 giorni di trattative: "In questi 50 giorni Renzi e Berlusconi si sono sempre sentiti ma la novità è che si sentivano anche Salvini e Renzi. Volevano fare un governo dell'ammucchiata Lega-FI-Pd e non mandare noi al governo. Se Salvini non vuole andare al voto è perché vuole fare un governo con Berlusconi e Renzi". E lo definisce "signore delle ruspe" che deve "decidere cosa fare da grande: con la Lega la misura è colma" sentenzia. Il numero uno di via Bellerio risponde intervenendo in collegamento telefonico con il TgLa7 ma mantiene la disponibilità al confronto: "Di Maio ha provato tutti i forni del Paese, li ha trovati chiusi. Non ho capito se quello di Renzi è aperto o chiuso". Il leader della Lega ribadisce anche che "nonostante gli insulti, sono pronto domani a mettermi a un tavolo con Di Maio", a parlare di temi, ma senza insulti e senza pretendere - rileva ancora - fratture nel centrodestra.
"Al voto subito". Ma nel M5s sono tutti d'accordo?
Di Maio attacca anche Matteo Renzi e il suo "atto di sabotaggio" e pur dicendo di rispettare la Direzione dem che si riunirà domani, certifica: "Per noi finisce qui". Quindi insiste sulla necessità di tornare al voto al più presto. Ma dentro il M5s non tutti sono d'accordo. Voto subito? Se si va adesso M5s ci va "con le ossa rotte", osserva qualcuno tra i 5 stelle, e quindi sicuramente pagherà lo scotto e perderà consenso perché comunque Di Maio ha perso la partita. Certo c'è chi lo difende "cosa poteva fare di più?" e chi tra i pentastellati se la prende con i media che sarebbero responsabili di attaccare il Movimento perché 'subordinati ai poteri forti'.
I malumori comunque non mancano. Di Maio, ammette qualche pentastellato, forse avrebbe potuto fare un passo di lato sulla premiership e consentire, in questo modo, la nascita di un governo M5s-Lega. O ancora, punta il dito qualcuno, avrebbe dovuto evitare quella reazione a caldo subito dopo l'intervista di Matteo Renzi in un post su Facebook con scritto, nero su bianco, che quelli del Pd "la pagheranno".
E Di Maio sarebbe di nuovo candidato premier?
Dopo due mesi di 'gestione lucida' della situazione post elettorale - cosa che gli viene riconosciuta da tanti tra i 5 stelle - questa viene considerata come una 'scivolata' con 'Renzi che l'ha provocato e lui che ci è caduto con tutte le scarpe'. Una scivolata che si poteva evitare, sussurra qualche grillino. Al momento non è prevista un'assemblea dei parlamentari ma forse, ragionano in ambienti M5s, potrebbe tenersi dopo la Direzione del Pd che si terrà domani, anche se per venerdì è attesa la decisione del capo dello Stato Sergio Mattarella.
Se le Camere venissero sciolte per tornare alle urne già a ottobre, i parlamentari 5 stelle verrebbero riconfermati? Secondo quanto viene riferito, Di Maio non avrebbe ancora detto ufficialmente che sarà così ma la maggior parte di loro crede che non ci saranno nuove parlamentarie e che i nomi saranno tutti riconfermati. Perché di fatto, ironizza un 5 stelle, si tratterebbe di un "secondo mandato in bianco", insomma un secondo mandato "non consumato", come nei matrimoni, e quindi non valido. Mentre sul destino di Di Maio come candidato premier in tanti pensano che si sia giocata la sua chance e che la prossima volta comunque non toccherebbe a lui.